L’ORIGINE DEL MONDO’ DI GUSTAVE COURBET: LETTURA D’OPERA

Oggi è raro che l’arte faccia scandalo. Fino a due secoli fa non era così, anzi di scandali dati soprattutto da pitture giudicate indecenti e non adatte agli occhi del grande pubblico ne sono pieni i libri di storia dell’arte. Oggi si è abituati a tutto, all’erotismo spinto, alla violenza becera, al non-senso di cui l’arte contemporanea è satura e quasi nulla risulta abbastanza sconvolgente da essere censurato.
Nel XIX secolo non era ancora così, e uno degli scandali del periodo, avvenuto poco dopo quelli più famosi scatenati dall’Olympia (1863) e dalla Colazione sull’erba (1862-63) di Édouard Manet, è quello causato da una piccola tela di 46×55 cm. Il titolo dell’opera in questione, L’origine del mondo, potrebbe far pensare ad un paesaggio arcaico, all’universo in movimento, o le mani di Dio al lavoro, a seconda dell’orientamento evoluzionista o creazionista dello spettatore.
La piccola tela di Gustave Courbet (1819-1877) rappresenta invece qualcosa di molto più ovvio ma non per questo scontato.

Gustave Courbet, L’origine del mondo, 1866

L’origine del mondo (L’origine du monde) è un piccolo olio su tela realizzato nel 1866, oggi conservato al Musée d’Orsay di Parigi, rappresentante una visione molto ravvicinata del dettaglio di un nudo femminile.
L’inquadratura fotografica adottata dall’autore esclude dalla cornice la parte superiore ed inferiore del corpo della modella, nascondendone il viso, –dunque l’identità,- le braccia e quasi tutta la lunghezza delle gambe.

Gli organi genitali della modella non sono minimamente censurati, si stagliano anzi in primo piano e sono il vero soggetto della tela. L’unica censura presente è data dagli stessi folti peli pubici della modella, che nascondono parte della pelle delicata. Per il resto, la posa della donna non nasconde nulla, e il pittore non vuole nascondere nulla: Courbet ritrae la vulva della modella in modo estremamente dettagliato e realistico, senza vergogna, trattandolo come un qualsiasi altro soggetto.

Nel XIX secolo il nudo in arte non era scandaloso di per sé. I nudi accademici anzi, riempivano i musei e gli atelier degli artisti. Un nudo era ben accetto, addirittura richiesto, se l’opera trattava un soggetto mitologico o seguiva un’impostazione classica. Si riteneva infatti che la nudità innalzasse la forza fisica e di conseguenza quella spirituale di tali soggetti mitici.
Quando l’alone mitologico viene a mancare però, scatta lo scandalo: le donne scoperte sono additate come prostitute e l’autore dell’opera come un pittore scellerato che non sa fare il proprio lavoro.
Fin quando è Venere –come ne La nascita di Venere di Alexander Cabanel del 1863,- ad essere rappresentata senza veli, non sorgono problemi e le opere sono accettate e osannate dagli accademici, ma quando è una donna qualunque, senza identità in quanto poco rilevante, ad essere rappresentata scoperta, si alzano le critiche e le opere vengono sbattute fuori dal Salon.

Alexander Cabanel, Nascita di Venere, 1863

L’origine del mondo di Courbet –e quasi tutta la sua produzione pittorica,- fa parte di questa seconda categoria.
Il dipinto risponde all’idea di pittura realista individuata dal suo autore: il soggetto è reale, non viene minimamente idealizzato nelle forme o nella posa; non c’è alcun significato nascosto nell’opera, ma soltanto l’intenzione di rappresentare la realtà così com’è, con i suoi particolari e le sue forme. Ecco allora che la posa della donna è leggermente scomposta, naturale e intima. Non è una posa dettata dalle indicazioni del pittore, l’impressione è semmai quella di una donna colta in un momento privato, forse mentre sonnecchia placidamente tra le lenzuola.
Il pittore realista, secondo Courbet, è colui che con occhio fedele restituisce l’immagine della realtà senza tentare di renderla più accettabile.

Le opere del pittore francese seguono proprio questa strada.
La tela Ragazze in riva alla Senna (estate), del 1857, può essere riconosciuta come una delle opere che anticipa L’origine del mondo, e allo stesso tempo porta in scena la poetica dell’artista.
Rappresenta due giovani donne sdraiate sotto un albero e fece scalpore in quanto le due protagoniste sono ragazze comuni. Inoltre, le due non hanno delle pose molto composte, sono semmai abbandonate sul prato. Agli occhi di un frequentatore del Salon, queste due giovani sono due prostitute che aspettano i clienti: non si curano delle proprie gonne che si sono alzate e lasciano intravedere le caviglie, né tantomeno delle proprie pose poco ragguardevoli.

Gustave Courbet, Ragazze in riva alla Senna (estate), 1857

Da questa tela all’Origine del mondo, per Courbet il passo è stato relativamente breve. Il pittore aveva capito che il pubblico si stava a poco a poco abituando ad immagini diverse, più forti, più vere. Lui era il primo realista, ma non era più l’unico. Inoltre, di soggetti e tecniche di pittura innovativi giudicati scandalosi se n’erano visti in quegli anni, come si è già accennato con le vicende di Manet.

L’origine del mondo viene esposta nel Padiglione del Realismo, costituito nel 1855 dallo stesso Courbet, con l’intenzione di contrapporlo al Salon e alla sua pittura accademica.
Nel catalogo del Padiglione, che comprendeva 40 tele, Courbet si riferisce a sé stesso dicendo:

“La qualifica di realista gli è stata imposta, come agli uomini del 1830 era stata imposta la qualifica di romantici.”

L’opera è costruita sulla diagonale che dall’angolo inferiore sinistro finisce nell’angolo opposto superiore. Lo sguardo dello spettatore si posa quindi per prima cosa sulla vulva della donna, spostandosi poi sulla sua pancia, sull’ombelico, salendo fino al seno semi-coperto da un lenzuolo candido.

La tela è stata probabilmente commissionata da Khalil-Bey (1831-1879), un diplomatico turco-egiziano, per la sua galleria privata di dipinti erotici con soggetti femminili. Secondo le fonti, l’opera era tenuta in una stanza privata dietro un pesante drappo verde, nascosta da occhi indiscreti. Solo gli uomini vi erano ammessi, la tela era tenuta come un feticcio.
Il committente potrebbe aver tratto l’idea del telo verde, dal telo dipinto nella Madonna Sistina di Raffaello, che rivela un’altra origine del mondo, divina anziché profana.


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