Playlist Lo Sbuffo: Dieci connazionali di cui andare fieri

In Italia sono sempre esistite quelle artiste che chiamiamo popstar, poche capaci di competere a livello di vendite e live show con i più numerosi uomini. Soprattutto nell’ultimo decennio però, ritengo che il ricambio generazionale sia stato più lento e meno convincente.

Le nuove proposte, con le dovute eccezioni, scimmiottano chi le ha precedute e abbassano il livello qualitativo di una tradizione che non avrebbe nulla da invidiare a quella di qualsiasi altro paese.

Lungi dal voler stabilire una classifica o una gerarchia, mi fa piacere ricordare dieci voci femminili che hanno fatto o stanno facendo la storia della musica italiana. Lo farò per mezzo del loro brano a me più caro (tenendo conto non solo dei miei gusti attuali), inserito nella seguente playlist in ordine cronologico di pubblicazione. Si va dagli anni 60 ad oggi, timbri vocali e personalità diverse, ma la stessa capacità di lasciare un segno indelebile ed inimitabile. L’unica nota dolente, di cui avevo già il sentore ma che scrivendo questo articolo mi è ancora più chiara, è la costante tendenza nel corso degli anni alla composizione dei testi da parte di autori maschili.

Mi sei scoppiato dentro al cuore – Mina (Busto Arsizio 1940 – )

Soprannominata “la tigre di Cremona”, Mina ha una voce inconfondibile, dotata di una potenza che non può lasciare indifferenti ed è stata il metro di paragone per chiunque sia venuta dopo. Fu fondamentale non solo per la musica, ma anche per la crescita del mondo della televisione e della pubblicità. Il suo repertorio è talmente vasto ed impeccabile che la singola scelta è risultata alquanto difficile. Questa è infine ricaduta sul suo 79° singolo, scritto dalla regista Lina Wertmüller, risalente al 1966: un climax che emoziona anche grazie al riuscitissimo accompagnamento musicale.

L’appuntamento – Ornella Vanoni (Milano 1934 – )

L’eleganza della Vanoni fu ambita in tutto il mondo e celebri sono le sue collaborazioni con alcuni dei più grandi maestri sudamericani del ventesimo secolo. Di lei colpisce l’apparente disinteresse, la quasi frivolezza nell’attitudine, che celano invece una straordinaria capacità di controllo del proprio mezzo vocale. L’appuntamento, composto da Roberto Carlos ed Erasmo Carlos e tradotto dal genovese Bruno Lauzi, ne è uno splendido esempio: uscì nel 1970 ed è una delle sue più famose interpretazioni, diventata un classico conosciuto anche dai più giovani.

Sei bellissima – Loredana Bertè (Bagnara Calabra 1950 – )

“La regina del rock” si abbatté come un uragano sulla pudica Italia di metà anni 70. In poco tempo fece crollare tutti i pregiudizi che la circondavano, al punto da essere richiestissima anche negli Stati Uniti. Questo brano del 1975, scritto da Claudio Daiano, dimostra a mio parere come si sia di fronte a uno dei più grandi what if nella storia della musica italiana: un’enorme fragilità e la disgrazia accaduta alla sorella non le permisero purtroppo di continuare a esprimersi sugli stessi livelli per il resto della carriera.

Pensiero Stupendo – Patty Pravo (Venezia 1948 – )

Stile unico, personalità distintiva e una bellezza che le avrebbe permesso di intraprendere la carriera di modella. Non a caso, nel 1978 pubblica Miss Italia che contiene questa pietra miliare, scritta da Ivano Fossati e Oscar Prudente, inizialmente destinata alla Bertè, la quale però rifiutò. L’artista veneta non si fece sfuggire l’occasione e ancora oggi non potremmo immaginare nessun’altra donna accompagnata da questo testo peccaminoso. Patty Pravo, subito dopo Mina, è anche la donna italiana ad aver venduto di più nella storia della discografia.

Quello che le donne non dicono – Fiorella Mannoia (Roma 1954 – )

La Mannoia è un retaggio di famiglia, impossibile non inserirla anche solo per una semplice questione di quieto vivere, qualora papà leggesse. Motivo forse più valido è la straordinaria vivacità con la quale da ormai cinquant’anni è presente sulla scena musicale; inoltre stimo le sue iniziative sociali extra-professionali, non richieste (infatti in questa playlist non son tutte degli stinchi di santo…), ma assai apprezzate. Nel 1988 lei, Francesco De Gregori, Ron e Pino Daniele unirono le forze per quello che è un vero e proprio inno generazionale femminile, moderno anche oggi, ma soprattutto purtroppo ancora necessario, visti i continui casi di misoginia a cui assistiamo.

Almeno tu nell’universo – Mia Martini (Bagnara Calabra 1947 – Cardana al Campo 1995)

Sorella maggiore della Bertè, “Mimì” è probabilmente una delle pagine più scure della musica italiana. Per quanto possa risultare difficile da credersi, dopo un brillante decennio d’esordio nei ’70, fu a lungo ostracizzata dagli addetti ai lavori in quanto si credeva portasse sfortuna. Questo brano, risalente a Sanremo 1989 (dove si classificò incredibilmente solo ottava) e scritto da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio, per me significa moltissimo al di là del valore oggettivo. Da un lato uno dei testi più importanti e intensi del repertorio musicale italiano, dall’altro la sua performance strugge per quel sentimento di sofferenza misto all’orgoglio di rivincita.

Il mio sbaglio più grande – Laura Pausini (Faenza 1974 – )

Non sono un grande amante della Pausini, né credo sia del tutto giustificato l’entusiasmo globale che la accompagna da ormai più di vent’anni (vive a Miami ed è una semi divinità in sud America). Ciò detto, anch’io fin dalla fanciullezza non ho saputo resistere ad alcune delle sue più famose hit, in particolare dei primi anni del nuovo millennio. Scritto da Laura Pausini, Cheope e Giuseppe Dati Il Mio Sbaglio Più Grande è un positivo esempio del compromesso che dovrebbe caratterizzare ciascun pezzo pop, teso tra la volontà di ingraziarsi i favori del pubblico e la qualità, intrinseca in ogni forma d’arte che si rispetti.

Sei nell’anima – Gianna Nannini (Siena 1954 – )

Per la mia generazione questo brano è sinonimo di Top of the Pops, dove a lungo rimase al numero 1. Più profondamente, segnò il ritorno al successo dopo sedici anni della Gianna nazionale e l’album in cui è inserito, Grazie (la Nannini è cantautrice), fu il più venduto alla fine del 2006. Nella mia breve esperienza credo di avere avuto pochissime altre volte la sensazione, dopo soli pochi ascolti, di essere di fronte a un brano senza tempo, che sarebbe rimasto nella memoria. Così è stato.

Di sole e di azzurro – Giorgia (Roma 1971 – )

Voce pazzesca (di lei sir Elton John dirà “una delle più belle voci al mondo”), testi un po’ meno. Così riassumerei con irrispettosa fretta il mio pensiero sulla cantante romana. Fa sicuramente eccezione questa canzone (come molte altre precedenti il best of del 2002) scritta da Zucchero, tramite la quale partecipò a Sanremo nel 2001, classificandosi seconda. Chi fu capace di “batterla”? Una giovanissima friulana, di cui sarebbe divenuta proprio in quell’occasione strettissima amica, e con la quale concludo questa personalissima carrellata (quando si dice dulcis in fundo…).

Eppure sentire (un senso di te) – Elisa (Trieste 1977 – )

Premettendo la mia più totale devozione ultradecennale nei suoi confronti, credo che l’Italia dovrebbe ogni giorno svegliarsi e ringraziare di aver ottenuto Trieste nel 1954, altrimenti ora non potremmo far vanto di Elisa Toffoli. Al di là delle battute, Elisa segna un “prima e un dopo” come poche altre donne nella musica italiana. Sebbene sia ancora nella prima metà di carriera, ha già saputo tagliare traguardi importanti (tra tutti citerei la collaborazione col maestro Ennio Morricone nella colonna sonora del film di Quentin Tarantino Django), grazie anche alla sensibilissima Caterina Caselli, che ha creduto in lei poco più che maggiorenne. Capace di cantare indistintamente in inglese in italiano, umile (il che l’ha fatta collaborare con soggetti quali Emma, non benissimo) e irresistibilmente simpatica, sono convinto che il meglio debba ancora venire, ma nel frattempo invito all’ascolto di questo brano del 2007 che mi fa piangere ogni santissima volta.

Buon ascolto!

 


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