IL TEMA DEL DOPPIO IN DEAD RINGERS E BLACK SWAN

 

È enorme il numero di artisti, filosofi e pesatori di ogni epoca e meridiano che ha dedicato il proprio lavoro al tema del doppio, sviscerato e declinato in ogni dicotomia possibile. Tra tante pellicole che potevano essere scelte, ho deciso in questa sede di commentare il famoso Black Swan (Il cigno nero) di Darren Aronofsky, e il forse ancor più noto Dead Ringers del regista David Cronenberg. Datati rispettivamente 2010 e 1988 queste due opere hanno ricevuto, oltre ad un grandissimo apprezzamento di pubblico e di critica, fiumi di inchiostro indirizzati a sondarne la complessità.

Dead Ringers vede un Jeremy Irons in splendida forma intento a recitare la parte di due gemelli ginecologi di fama internazionale. I fratelli Mantle, perfettamente identici nell’aspetto, si scoprono essere completamente diversi caratterialmente: da una parte troviamo Elliot, freddo nelle relazioni sentimentali, sempre controllato, eppure capace di risultare affascinante ed estroverso in giusta misura; dall’altra abbiamo invece Beverly, più intelligente e acuto del fratello sui libri, eppure infinitamente impacciato di fronte alle donne e incapace di dominare i propri sentimenti. Nonostante le diversità, i gemelli Mantle condividono ogni singolo atomo della loro vita: stesso lavoro, stesso ufficio, stesso appartamento, perfino le stesse donne; il loro rapporto è così simbiotico da risultare malato, una vicinanza e una concordia stimolate dal legame di sangue e suggellate nella diversità.

La splendida Natalie Portman è invece il fulcro indiscusso di Black Swan; l’attrice si cala nei panni di Nina Sayers, una ballerina di talento a cui viene assegnato il ruolo da protagonista ne “Il lago dei cigni”. Galvanizzata per aver ottenuto la parte desiderata da un’intera vita, la fragile e quasi infantile Nina rimane però bloccata in una spirale di angoscia e disperazione sempre più profonda, generata dall’incostanza emotiva del direttore artistico e dai tentativi di una sua compagna di ballo di usurparle la posizione da protagonista. Tuttavia, ciò che più la destabilizza è proprio il dover sobbarcarsi l’onere e onore del proprio ruolo, per cui le viene chiesto di interpretare tanto la parte di Odette (il cigno bianco) quanto la parte di Odile (il cigno nero, appunto).

Si parlava del tema del doppio, dunque, ed entrambe queste pellicole prendono suddetto problema elevandolo a proprio punto cardine. In modo simile, eppure molto diverso (proprio come i gemelli Mantle), Cronenberg e Aronofsky affrontano la duplicità della personalità umana.

Il primo, immergendo la narrazione in una salsa thriller, evidenzia fin dalle prime scene la scissione dei tratti peculiari dell’uomo: la decisione, la forza e il controllo sono in contrasto con l’insicurezza, la tenerezza e la passionalità. Il bianco e il nero (senza che al colore nero venga addossata una sfera semantica negativa) vivono separatamente in Elliot e in Beverly, vicini sì, ma in due corpi distinti. Le vicende successive del film, tuttavia, innescano il ricongiungimento di tali forze in un unico essere: i gemelli avvertono reciprocamente il proprio dolore così come il proprio successo, i destini dei due uomini sono inevitabilmente intrecciati, la fine di uno sarà (perché così deve essere) la fine dell’altro. Il duplice si fonde per diventare uno, e ciò che la vita ha portato su strade differenti, almeno sotto un aspetto caratteriale, la vita stessa riunirà infine, insieme. Forse i gemelli Mantle non sono mai esistiti, forse Jeremy Irons ha sempre recitato lo stesso personaggio, mostrandoci solo i due lati di una stessa medaglia: le interpretazioni sono molteplici, e il gusto della congettura è preferibile lasciarla allo spettatore.

Il secondo, invece, opera una scelta diametralmente opposta, nascondendo il lato nero dietro ad una candida quanto innocente Natalie Portman. Nina soffoca dentro di sé tutti quei sentimenti che percepisce come nuovi o pericolosi, oppure inadatti (ma inadatti per cosa, in fondo?) o provocanti, costringendosi a rimanere una bambina senza possibilità di crescita. Il duplice non si divide più per albergare in due individui distinti, bensì trova spazio dentro ad una sola, singola, fragile donna incapace di governare le proprie pulsioni emotive. Se in Dead Ringers trovavamo il doppio che si riduceva al singolo, in Black Swan la protagonista perde progressivamente i contatti con la propria personalità, vedendola evolvere e trasfigurarsi in qualcosa di spaventevole e a lei sconosciuto: ciò che prima era unito in un singolo individuo si ribella, si dimena, si contorce, fino a scollarsi violentemente creando di fatto una doppia Nina.


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