BIKESHARING A MILANO: QUANDO TROPPA LIBERTÀ NON PAGA

L’arrivo a Milano di nuove biciclette free floating – che possono, cioè, essere parcheggiate ovunque – è stato accolto con entusiasmo, data la possibilità di noleggiare a basso costo i mezzi senza l’obbligo di doverli lasciare in punti di sosta appositi. Un’ondata di entusiasmo per il nuovo tipo di bikesharing era sicuramente prevista, dati gli indiscussi vantaggi del nuovo servizio: da qui l’ampio impiego dei mezzi, impossibili da non notare in giro per Milano nei loro sgargianti colori arancio e giallo. Ciò che, invece, non era stato previsto è il fatto che le biciclette sarebbe divenute oggetto di così numerosi atti di vandalismo.

Il free floating è una delle caratteristiche principali e più apprezzate di queste nuove biciclette, che hanno invaso il capoluogo lombardo sotto una duplice egida, quella arancio di Mobike e quella gialla di Ofo. Tale caratteristica, però, ne sta anche causando il danneggiamento: se da un lato, infatti, non mancano mai sellini staccati e cavalletti rotti, dall’altro è il parcheggio il problema più significativo. Le biciclette, che dovrebbero essere posteggiate dove non intralciano e dove possono essere di nuovo noleggiate con facilità, vengono spesso abbandonate in cortili privati, in aree al di fuori delle tangenziali o, in modo ancor più originale, sugli alberi e nei Navigli.

 

 

È stato proprio l’abbandono dei mezzi sul fondo dei Navigli a richiedere l’intervento dei Canottieri San Cristoforo, che hanno letteralmente ripescato le biciclette colate a picco. Delle due compagnie di bikesharing in condivisione free floating quella maggiormente colpita è Mobike, le cui biciclette sono le più numerose ad affollare il fondo dei Navigli. Simone Lunghi, uno degli istruttori, inizialmente ha ripescato le biciclette a nuoto, si è poi armato di canoa – lunghezza extra di 12 metri – e gancio. Così spiega al Corriere della Sera:

 

«Mi hanno segnalato il problema all’altezza dell’ultimo ponte pedonale verso Corsico. Ho deciso di intervenire subito. Il degrado va fermato prima che prenda piede. E poi ci tengo a far capire che le acque del Naviglio sono pulite, abbiamo fatto anche un video con la action cam durante l’intervento».

 

Per ovviare al problema del parcheggio selvaggio l’assessore Granelli ha, infatti, spiegato a Repubblica la sua proposta: «Con tutti gli operatori del bike sharing lavoreremo a un manuale di istruzioni per l’uso della bicicletta di proprietà o in condivisione […] uniti per promuovere buone pratiche sull’uso delle strade della nostra città». Nondimeno, le due aziende stanno tentando di fronteggiare tali problematiche: Mobike sta valutando l’opzione di multare coloro che abbandonano i mezzi al di fuori della città, mentre Ofo ha inserito fra i requisiti per il noleggio la richiesta del numero di una carta di credito.

L’arrivo del bikesharing in condivisione free floating, comunque, coincide con un progetto più ampio di trasformare il capoluogo lombardo nella capitale dello sharing su due ruote e, per realizzarlo, servono chiaramente degli strumenti per rendere la città capace di gestire il nuovo traffico di biciclette. L’assessore Granelli spiega a Repubblica:

 

«Sono in corso i lavori per tre nuove piste ciclabili, quelle di Repubblica, Amendola-Conciliazione e piazzale Abbiategrasso. Abbiamo anche finanziato 9 progetti di nuove piste per circa 30 milioni di euro che ora sono in fase di progettazione esecutiva e gara. Tra queste quella di corso Sempione. Arriveremo così in cinque anni a trecento chilometri di percorsi ciclabili in città. E poi abbiamo in progetto sei velostazioni in corrispondenza dei capolinea delle metropolitane, per parcheggiare in sicurezza».

 

Milano riuscirà a realizzare tale progetto? E riuscirà, soprattutto, a pretendere quel senso civico che dovrebbe essere indispensabile ed immancabile in contesti pubblici? Speriamo che il free floatingto float in inglese significa “galleggiare” – non venga più preso, da alcuni, alla lettera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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