Glassarmonica, che suono fa la pazzia?

Nel corso della storia l’uomo ha inventato più di 500 strumenti musicali, alcuni vengono utilizzati tutt’ora e li abbiamo ben presenti nel nostro immaginario quotidiano, di altri non conosciamo neppure l’esistenza. Oggi vi accompagniamo a scoprirne uno che è ormai sempre più raro: la glassarmonica, strumento attorno cui ruotano sinistre leggende.

Posta nella categoria degli idiofoni a frizione secondo la classificazione Hornbostel-Sachs, la moderna glassarmonica, o armonica a bicchieri, è stata progettata nel 1761 da Benjamin Franklin. Lo strumento è composto da 37 calotte di vetro montate orizzontalmente attorno ad un’asta girevole. Con l’aiuto di un pedale, l’asta viene fatta ruotare ad una velocità costante e, attraverso il contatto delle mani dell’esecutore con il vetro, le calotte emettono un suono la cui tonalità dipende dalle dimensioni: quelle più grandi emettono delle tonalità più basse, quelle più piccole tonalità più acute. Il suono che ne deriva è simile a quello ottenuto passando il dito lungo il bordo di un bicchiere, un suono penetrante e in qualche modo spettrale. E’ proprio questo colore sinistro ed etereo che ha dato il la alle diverse credenze che vedevano lo strumento collegato alla follia.

La glassarmonica infatti non solo era ritenuta dannosa per gli esecutori, ma anche per gli ascoltatori, a causa del suono troppo penetrante che avrebbe provocato profondi turbamenti a livello psichico.

Secondo il musicologo tedesco Friedrich Rochlitz, l’armonica

“Stimola eccessivamente i nervi, immergendo l’esecutore in una depressione persistente e ponendolo infine di un morale tetro e malinconico, incline all’auto-annientamento. Chi soffre di un qualsiasi disturbo nervoso non dovrebbe suonarla, come chi non è ancora malato e chi è soggetto a umori malinconici”

Teorie più moderne hanno provato a far risalire la causa dei disturbi al piombo contenuto nel vetro, tuttavia nessuna prova scientifica ha mai confermato l’ipotesi.

Utilizzi in musica

Uno dei più ricercati richiami alla teoria della follia è senza dubbio contenuto nell’opera Lucia di Lammermoor, di Gaetano Donizetti. Il compositore utilizza lo strumento per accompagnare la celebre scena della pazzia in cui Lucia, la protagonista, impazzisce dopo essere stata costretta dal fratello Enrico a sposare Arturo al posto dell’amato Edgardo, di famiglia rivale. Si tratta di una delle scene più struggenti dell’opera: Lucia, dopo aver accoltellato Arturo, in preda ai deliri immagina le nozze con Edgardo, accompagnando i vocalizzi del soprano con la glassarmonica, scelta appositamente dal compositore per il suo presunto impatto sulla psiche umana e per il suono estraniante che sembra provenire da un altro mondo.

A causa della difficoltà nel trovare musicisti in grado di eseguire la partitura, Donizetti fu costretto a sostituire lo strumento originale con il flauto. Solo nel 1941 si re-instaurò la partitura originale.

Un’armonia celeste, di’, non l’ascolti?
Ah! L’inno suona di nozze!
Il rito per noi si appresta! Oh, me felice!
Oh gioia che si sente, e non si dice!

Oggi sono rimasti pochi musicisti a dedicarsi a questo strumento, anche se in tempi più recenti non sono mancate le sperimentazioni. La più importante è probabilmente quella dei Pink Floyd, che hanno utilizzato la glassarmonica come base in Shine on you crazy diamond (Parts 1-5).

 


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