La caduta di un mito: il fallimento della storica Borsalino

Quando si pensa ad un copricapo firmato Borsalino si pensa ad un accessorio intramontabile che si può trovare negli armadi dei nostri nonni come in quello dei nostri genitori. Ma potranno i nostri figli godere a loro volta di questo mito? La risposta purtroppo è no: dopo la seconda respinta del tribunale di Alessandria alla richiesta di concordato, il 18 dicembre 2017 è stato annunciato, dalla storica azienda Borsalino, a poco tempo dai suoi 160 anni, il fallimento.

L’azienda alessandrina è famosa in tutto il mondo da più di un secolo per essere riuscita ad imprimere nelle generazioni passate (e anche quelle future) i suoi cappelli in feltro a tesa larga, diventati un capo di culto e un must-have nell’abbigliamento di donne e uomini.

L’azienda nacque grazie ai fratelli Giuseppe e Lazzaro Borsalino, artigiani di Pecetto di Valenza, che aprirono la loro prima bottega nel 1857 ad Alessandria; questa si specializzava nella produzione di cappelli in feltro. Il laboratorio crebbe fino a diventare industria: produceva 2.500 cappelli al giorno e il Grand Prix, un importante attestato di qualità vinto all’Esposition Universelle di Parigi del 1900, diffuse la fama del marchio in tutto il mondo.

Alla morte di Giuseppe Borsalino ci fu una disputa tra suo figlio Teresio, erede designato, e suo cugino, Giovanni Battista Borsalino. Quest’ultimo inaugurò una nuova fabbrica di cappelli utilizzando il nome di famiglia: nacquero quindi Borsalino Antica Casa e Borsalino Fu Lazzaro, ma alla fine ebbe la meglio Teresio e l’azienda tornò ad essere una sola.

J.P. Belmondo, Alain Delon

Borsalino era una vera risorsa per il territorio piemontese in quanto la produzione di cappelli si aggirava intorno ai due milioni all’anno e, inoltre, venivano riempiti moltissimi posti di lavoro in un periodo in cui il lavoro scarseggiava. Si videro poi proliferare allevamenti domestici di conigli per far fronte alle necessità dell’azienda del pelo di questi animali, fondamentale per la creazione del feltro dei cappelli.

Conquistato il mercato italiano, Borsalino riuscì a trovare posto anche nei mercati internazionali, specialmente in quello britannico, per il quale produceva le bombette tradizionali, e in quello americano, dove i cappelli vennero adottati dallo star-system hollywoodiano.

Il fedora (così venne chiamato il cappello in feltro a falda larga) acquisì moltissima fama grazie alla sua presenza su numerosi set cinematografici americani: in Casablanca vediamo, nella famosissima scena finale, Humphrey Bogart e la bellissima Ingrid Bergman con indosso un cappello Borsalino.

Il nome dell’azienda è anche il titolo di due film con Jean Paul Belmondo e Alain Delon (il quale riuscì a convincere la ditta promettendo la presenza del logo nella locandina del film): Borsalino (1970) e Borsalino & co (1974).

Ma la sua presenza cinematografica è inarrestabile e travolgente: il cappello vola da un film all’altro come se fosse lui il protagonista, diventa una guest star, tutti i registi e gli attori lo vogliono. È così che lo ritroviamo anche indossato da Marcello Mastroianni in 8½, da Jean-Paul Belmondo in Fino all’ultimo respiro, da Toni Servillo ne La Grande Bellezza e da moltissimi altri attori, fuori e dentro i set cinematografici.

La sua fortuna nel mondo del cinema e della tv è dovuta anche al fatto che i registi ritenevano che il fedora facilitasse il camuffamento del viso delle controfigure proprio grazie alla sua caratteristica falda larga. Fu infatti l’elemento caratteristico di Indiana Jones: l’allora giovanissimo Harrison Ford, nel film, non era mai raffigurato senza il suo cappello da cowboy.

Dagli anni novanta iniziò l’espansione: nel 1997 nasce la Borsalino Sud con l’acquisizione dello storico cappellificio Sabino D’Oria di Lecce, specializzato nella lavorazione di cappelli in tessuto e pelle, nel 1998 viene costituita la Borsalino America Inc. per far fronte all’incombente richiesta del mercato americano e caraibico, e nel 2007 nasce la Borsalino Japan,  per accontentare il mercato asiatico.

Cosa sia successo dopo, tra crisi finanziarie, finanziamenti sbagliati e debiti, noi non lo sappiamo. Ciò di cui siamo certi è che Borsalino racchiude, nei suoi 160 anni di attività, storia, usi e costumi della società, eleganza e raffinatezza, ma soprattutto la maestria artigianale dei cappellai tradizionali.

È un vero peccato vedere svanire nel nulla un lavoro che ha segnato la storia del costume internazionale.

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