Insetti: una risorsa ecosostebile per la cucina europea


La questione alimentare è un argomento che ormai da tempo preoccupa le organizzazioni internazionali. Il fabbisogno alimentare è in aumento e le risorse del pianeta stanno lentamente esaurendosi. I consumi annui della popolazione mondiale raggiungono il limite tollerabile dal pianeta ben prima del termine previsto.

In parole povere consumiamo più di quel che il pianeta produce e impediamo dunque il corretto ciclo di sviluppo e ricrescita delle risorse, animali o vegetali che siano.

Schulterproductions – Getty Images

Lo sfruttamento intensivo e selettivo operato dall’uomo sta conducendo lentamente l’umanità verso la frattura dell’equilibrio ambientale, per questo motivo sempre più spesso si sente parlare della necessità di modificare le diete locali, con l’introduzione di alimenti nuovi, maggiormente ecosostenibili.
È il cosiddetto novel food. Il regolamento europeo 2283/2015 sui nuovi alimenti (il novel food appunto) ha aperto, a partire dal 2018, al commercio di insetti commestibili in Italia.

Come già affrontato in un precedente articolo, in Italia una legge ne vietava la somministrazione o commercializzazione. Tale legge derivava in verità da una lacuna nelle norme europee legate all’alimentazione. Non veniva infatti fatto alcun riferimento alle norme sanitarie e di approvazione relative agli insetti, ragione per cui gli Stati europei hanno gestito ciascuno a proprio modo tale mancanza: il Belgio, per esempio, ha scelto di creare da sé delle regole e già da tempo è ivi consentita la somministrazione di diverse specie.

Secondo un’indagine promossa dal Centro per lo sviluppo sostenibile della Società Umanitaria, gli italiani si sarebbero dichiarati disposti ad adottare questo novel food (28%) o comunque alla sua introduzione nella dieta italiana (47%), mentre altri (5%) si sarebbero dichiarati disposti a mangiare insetti solo se non visibili. Perché questo è effettivamente il maggior freno alla loro diffusione: il vero e proprio ribrezzo che suscitano in molte persone.
Ma niente paura. E’ possibile infatti ricavare diversi tipi di farine, come la farina di grillo, che costituirebbero una importante fonte di proteine e sostanze nutritive. (qui)

Piatto a base di grilli

I motivi per cui optare per l’introduzione di tali animali, al di là dell’importante apporto di nutrienti, sono diversi.
Uno dei più rilevanti è l’impatto ambientale che avrebbe il loro allevamento: l’allevamento di animali da carne genera circa il 18 per cento della produzione di gas serra nel mondo, quello degli insetti dunque costituirebbe una forma di allevamento ecosostenibile, che contribuirebbe all’abbattimento, almeno in parte, di tali emissioni.
Ma non solo. L’alimentazione degli insetti non impatterebbe in alcun modo sulla catena alimentare umana, permettendo dunque di destinare le colture agricole a più persone, invece che di dedicarne una parte considerevole al fabbisogno animale.

Spiedini di scorpione

E’ opinione comune che l’entomofagia sia una pratica quasi primitiva e limitata a quei Paesi nei quali la mancanza di risorse alternative e la povertà costringono le persone a ricorrere a soluzioni estreme. Al contrario invece, in molti Paesi la cucina locale prevede l’utilizzo di numerosi di questi animali proprio per il loro sapore. Ovviamente, così come per tutti gli altri animali, solo alcuni di questi possono essere ritenuti commestibili e solo alcuni hanno un sapore gradevole al palato: pare che tra questi vi siano, per esempio, formiche e cimici, dal sapore dolce, o alcune larve di falena, dal sapore leggermente piccante.

Piatto a base di locuste

Sarà certamente difficile per un occidentale accettare di addentare una succosa zampa di tarantola (Venezuela o Cambogia), un delizioso dolcetto a base di scorpione (Thailandia) o una succulenta cavalletta fritta (brelibatezza dei mercati di Bangkok) eppure non ci soffermiamo mai a pensare che anche le nostre abitudini alimentari, di cui andiamo tanto fieri, possono apparire bizzarre agli stranieri.

Basti pensare al Hakarl islandese, carne di squalo fermentata e fatta essiccare per 4/5 mesi, o allo Haggis scozzese, un insaccato composto da frattaglie di pecora, rognone e spezie conservato all’interno dello stomaco della suddetta pecora, o ancora, proprio in Italia, al Sanguinaccio, con sangue di maiale, o il Casu Marzu, celeberrimo formaggio sardo con i vermi.

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Casu Marzu

La speranza è che l’introduzione di tali pietanze possa avvenire, anche se lentamente. Non si deve pensare che queste nuove possibilità debbano sostituire le nostre tradizioni, bensì accrescerle, operando magari un recupero di quelle vecchie abitudini, anche italiane, che vedevano i ricettari locali citare ricette contenenti insetti locali, andate perdute nel corso degli anni.

 


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