Musica e natale, un business dal successo inarrestabile

All I want for Christmas is you, Last Christmas, White Christmas. E ancora: Mistletoe, Santa tell me, Happy Xmas (War is over). Se non avete mai sentito nemmeno uno di questi titoli vuol dire che difficilmente, in periodo natalizio, siete stati vicini a città – grandi o piccole che siano – o paesi di sorta. Sì, perché da circa metà novembre fino a dopo l’epifania, gli altoparlanti di tutti gli angoli del globo si riempiono di campanelline e cembali quasi fino alla nausea. Avete capito: sto proprio parlando della musica natalizia.

A cimentarsi in questo genere, infatti, sono stati in molti – forse troppi? -, in qualsiasi epoca: si va da Elvis Presley nel 1957 alla celeberrima Santa Claus is coming to town fatta da innumerevoli artisti (tra cui Frank Sinatra, i Four Seasons, i Beach Boys, i Jackson 5… e la lista potrebbe continuare), o al duetto tra David Bowie e Bing Crosby su The little drummer boy/Peace on earth”, incisa e rilasciata nell’82. Da cover di pezzi “standard” natalizi a inediti, brani che poi sono diventati dei classici o che hanno incontrato un’inaspettata fama. Da anni, insomma, il Natale è accompagnato dalla sua personalissima musica – ma da quanto, più precisamente?

Per la sua ovvia caratterizzazione religiosa, il Natale è sempre stato un periodo dell’anno accompagnato da musica o canti. Per non tornare troppo indietro con gli anni, persino dal medioevo abbiamo testimonianze di inni – talvolta accompagnati da danze circolari – dai testi prettamente liturgici, dedicati alla nascita di Cristo, come il video qui sopra. Ma se si tratta di una tradizione prevalentemente a uso cristiano cattolico, come ha fatto a raggiungere un così ampio raggio? La risposta non è così ovvia.

Si potrebbe dire che l’idea di Natale nell’Occidente si sia stabilita più come status quo che come effettiva festività religiosa. D’altronde, esistono sì tuttora canzoni con connotazioni “sacre”, ma ad essere presi come punto di riferimento per questo immaginario culturale sono stati elementi che hanno a che fare più con la stagione che con il cristianesimo. Ed ecco che entrano in gioco la neve, gli auguri e i buoni propositi, i personaggi provenienti da racconti folkloristici come Babbo Natale e le sue renne, ma soprattutto la tradizione di riunirsi e stare insieme – e l’amore. Se c’è infatti un tema su cui la musica riesce a monetizzare meglio è proprio il sentimento più raccontato della storia.

Per farvi capire la portata di questo fenomeno, basterebbe dirvi che sul podio delle canzoni con più copie fisiche vendute della storia, il primo e il terzo posto sono occupati rispettivamente da White Christmas e Silent Night. E perché non parlare di All I want for christmas is you, che ogni anno dal 1994 (anno del suo rilascio) rientra in classifica nella stagione natalizia, con un totale di vendite globali di 16 milioni di copie? O di Christmas di Michael Bublé, il cui successo inarrestabile ha quasi oscurato la carriera di cui uno dei più apprezzati cantanti jazz e swing degli ultimi anni?

Il fenomeno, peraltro, non sembra fermarsi – neanche tra le nuove generazioni di cantanti e autori. Ariana Grande, quasi ogni anno dall’inizio della sua carriera, rilascia una o più canzoni a tema invernale/natalizio, perché a quanto pare a esso molto legata. Gwen Stefani e Sia hanno lanciato quest’anno il loro album natalizio, You make it feel like Christmas e Everyday is Christmas, la prima di cover e la seconda di tutti inediti – che, a detta di chi scrive, diverranno facilmente i tormentoni di questa stagione -. Persino Tarja Turunen, storica soprano vocalist dei Nightwish, ha rilasciato quest’anno il suo secondo album natalizio, From spirits and ghosts (Score for a dark Christmas). E non mancano gli esempi in Italia, dal Christmas Song Book di Mina al mega cofanetto Laura Xmas Deluxe della Pausini, per finire con Big Christmas, album di Sergio Sylvestre, vincitore di Amici 2017 con un solo album all’attivo oltre questo. Sembra così che l’album sotto l’albero sia un passaggio obbligato per chiunque, dai grandi ai nuovi arrivati, probabilmente per il grande effetto di presa che esso ha sul pubblico.

 


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