Franco Battiato, la musica al servizio della poesia.

Musica e poesia, si sa, intrattengono da sempre rapporti ben precisi. Non è un segreto che la musica si basi sull’associazione più o meno melodica di parole, secondo un procedimento tipico della poesia, cioè quello di ottenere un effetto gradevole (o anche no, a seconda delle esigenze). È comunque bene specificarlo perché, soprattutto nei tempi moderni, spesso gli autori di canzoni non si confrontano più di tanto con la parola di per sé, privilegiando semmai l’adattamento della parola al motivo musicale, di modo da ottenere la tanto agognata “orecchiabilità”. Per questo motivo focalizzeremo la nostra attenzione su un autore la cui fama è ben nota, e con essa lo è la disinvoltura con cui maneggia poesia e motivi musicali, senza privilegiare né l’una né gli altri: Franco Battiato.

Se partiamo dal presupposto che la canzone è letteratura, e dunque oggetto a cui è possibile applicare l’analisi letteraria, non tarderemo a scoprire che i testi di Battiato si prestano perfettamente al nostro caso. Intanto è d’obbligo rammentare che l’esperienza dell’autore è segnata profondamente dalla collaborazione di Manlio Sgalambro, poeta e filosofo che contribuirà in modo significativo alla costruzione del rigoroso impianto filologico che fa da perno alle opere di Battiato.
Dunque i loro testi richiedono uno sforzo interpretativo, questo è certo, anche perché trattano temi importanti, spesso distanti dal più comune motivo amoroso: vita, morte, decadenza, morale, storia. Tuttavia, si guardano bene dal rischio di sfociare nel disordine o nell’ambiguità, consapevoli che la musica si lega innanzitutto a un primo impatto emozionale, istintivo e immediato che essa deve suscitare.  E se spesso l’ombra della tragicità contemporanea incombe sul testo come una minaccia, Battiato non manca mai l’appuntamento con l’altra faccia della medaglia, ovvero la bellezza, la luce, la potenzialità di vita che si annida nella realtà che ci circonda.

Ma come si rapporta Battiato alla poesia dal punto di vista strettamente tecnico, ovvero metrico? Per riallacciarci a ciò che dicevamo all’inizio, Battiato non è un cultore della rima (predilige semmai l’assonanza), non esiste per lui l’idea di forzatura della parola a fini prettamente estetici. Pertanto, la metrica sarà presente laddove ha un senso e uno scopo, ma Battiato prende le distanze da qualsiasi pretesa di armonizzazione. Il che, lo ricordiamo, non implica una cura del testo meno rigorosa.

È doveroso riportare almeno un esempio. Non ci è possibile in questo contesto addentrarci nel mondo letterario che si apre dietro una vastissima parte della produzione di Battiato, perciò ci limiteremo a riportare un esempio universale, nonché considerato dai più come la più grande canzone d’amore contemporanea: “La cura”. Il massimo esempio di come, in questo autore, anche la tematica amorosa non si ripiega sui motivi tradizionali dell’amore erotico-passionale, ma veicola un intero mosaico di significati più ampi e profondi, sublimando sé stessa a livelli molto più alti.


 


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