William Kentridge e la perfetta fusione tra manualità e tecnologia nei film d’animazione

William Kentridge, scultore, scenografo e regista teatrale, in questo articolo preso in analisi per il suo lavoro nel campo dei film di animazione.

Nato nel 1955 a Johannesburg da famiglia ebraica, i suoi primi approcci al mondo artistico derivano dagli studi conseguiti tra il 1976 e il 1978 alla Johannesburg Art Foundation, dove in seguito divenne insegnante di incisione. Successivamente proseguì i suoi studi frequentando corsi di mimo e teatro a Parigi e nel 1988 fu socio fondatore della Free Filmmakers Cooperative di Johannesburg.

Il suo modo di agire in campo artistico deriva prima di tutto dall’educazione subita in famiglia; i suoi genitori, entrambi avvocati, prestavano grande attenzione alla difesa delle vittime dell’apartheid, e lui stesso ebbe modo di scontrarsi con la difficile realtà politico-sociale del suo paese.

Kentridge ha modo di trattare tematiche riguardanti la segregazione razziale, abusi nell’ambito lavorativo, barriere razziali e aspirazioni libertarie dei neri nelle sue opere, cogliendo ispirazione da Honoré Daumier, Francisco Goya, William Hogarth, l’espressionismo tedesco e da opere cinematografiche come i lavori di S.M. Ejzenštejn.

Kentridge realizza quindi filmati di animazione in cui mette in movimento dei disegni, da lui precedentemente eseguiti a pastello o a carboncino, li modifica con l’aggiunta di tratti per rendere l’effetto di uno scenario in via di cambiamento, che poi verrà messo in movimento dal montaggio video.

L’artista William Kentridge al lavoro su un disegno a carboncino mentre opera aggiungendo e togliendo tratti nell’immagine.

Nel 1989, a seguito della volontà di toccare l’argomento dei crimini compiuti dall’aristocrazia bianca sudafricana, crea il suo primo video d’animazione intitolato Johannesburg 2nd Greatest City After Pariseseguito con le modalità prima citate ed attuando le modifiche al disegno sempre sulla stessa immagine, così che su un unico supporto si crei una stratificazione del processo creativo. Questo è parte di una serie intitolata Drawings for Projection ambientata a sud di Johannesburg, in territori devastati dove emergono miniere abbandonate che infondono all’ambiente un’atmosfera di perdita e nostalgia.

Kentridge, per realizzare questo progetto, lavora di pari passo in campo manuale e tecnologico, agendo sull’immagine in un continuo togliere e aggiungere del tratto del disegno, senza tuttavia stravolgere l’immagine originaria, che verrà al meglio valorizzata al momento del processo filmico di montaggio.

In particolar modo Johannesburg 2nd Greatest City After Paris è il primo lavoro di questa serie e il protagonista è Soho Eckstein, ricco costruttore edile di Johannesburg, che viene dall’artista raffigurato frontalmente con addosso un vestito gessato, seduto alla sua scrivania mentre mangia, beve e posa lo sguardo assente sul panorama desolato che lo circonda. Il suo alter-ego Felix Teitelbaum viene invece rappresentato visto di schiena completamente nudo e, anche lui, osserva il triste l’ambiente. Il titolo è ironico: il deserto che viene descritto da Kentridge è presente sia a livello ambientale nel suolo circostante, ma è anche rappresentativo della situazione sentimentale tra Soho Eckstein e la moglie, ed è in entrambi i casi il risultato causato dalla crescita del potere di Soho stesso, associabile crudelmente sia al colonialismo che al capitalismo.

Disegno raffigurante Felix Teitelbaum nel film d’animazione Johannesburg 2nd Greatest City After Paris, carboncino su carta, 1989

L’idea della messa in atto di questo progetto è nata proprio negli anni in cui la pressione internazionale sul Sud Africa al fine di abolire l’apartheid era all’apice della sua intensità. La volontà di Kentridge è quella di sfruttare questo mezzo artistico tecnologico, di grande efficacia, come promemoria del fatto che le società occidentali erano anch’esse al tempo costituite sugli stessi inumani principi.

William Kentridge, Disegno per Triumphs & Laments, 2014, carboncino, 63×49,5×4 cm

Ma il lavoro di William Kentridge ha anche avuto diretti rapporti con l’Italia in anni recenti. Il 21 aprile 2016, in occasione del Natale di Roma, è stato inaugurato un grande fregio realizzato dall’artista dal titolo Triumphs and Laments e situato ancora oggi in Piazza Tevere lungo la banchina del fiume da Ponte Sisto a Ponte Mazzini, arrivando a raggiungere quindi la lunghezza di ben 550 metri per 10 di altezza.

Il progetto, promosso da Tevereterno (Onlus con l’obbiettivo di migliorare l’utilizzo del fiume e delle sue sponde per la città), è in realtà in cantiere da molto tempo; realizzato volutamente con una tecnica parecchio fragile ed effimera, questo fregio illustra, con 80 immagini in processione, la storia di Roma nel suo complesso: fasti, miserie, glorie e sconfitte, come ben dichiara il titolo dell’opera.

William Kentridge, “Triumphs and Laments: A Project for the City of Rome” , Piazza Tevere, Rome, Italy.

L’artista ha modo di rivisitare simboli, archetipi, avvenimenti, al fine di narrare quella che è la sua visione della storia della capitale. Troviamo quindi, ad esempio, il busto di Cicerone, Santa Teresa in estasi del Bernini e il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro raffigurati l’uno accanto all’altro, uniti dall’emotività comune colta da Kentridge.

A livello esecutivo, l’artista ha agito rimuovendo la pellicola biologica che ricopre la pietra, così da poter eseguire il disegno; tale pellicola andrà lentamente a riformarsi, nel corso del tempo, cancellando ogni segno dell’opera. L’artista sceglie quindi di lavorare con elementi naturali che non possono essere governati dall’uomo e che riprenderanno successivamente il sopravvento sul suo operato artistico. Il suo progetto risulta dunque essere una metafora sul ciclo della vita, sull’agire del tempo e sulla nostra impermanenza.

L’artista davanti al fregio, Roma.

In conclusione William Kentridge riesce nelle sue opere ad unire l’elemento artistico di tipo manuale alla parte tecnologica del film, in un perfetto connubio ben misurato che porta alla creazione di qualcosa di nuovo e di grande impatto. La sua sensibilità politico-sociale emerge con grande raffinatezza e cura nei suoi lavori, gli permette di ottenere risultati in campo artistico non solo a livello estetico, ma anche e sopratutto in campo storico e di attualità.



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