L’ARTE NEI TAROCCHI

L’origine dei tarocchi va ricercata, nel XIV secolo, presso le grandi corti dell’Italia settentrionale dove erano usate prevalentemente come carte da gioco. La loro creazione era dovuta ai grandi miniaturisti ed incisori dell’epoca.

Tarocchi di Jacopo da Sagramoro

A contendersi il primato furono la corte della famiglia d’Este a Ferrara e la famiglia Visconti-Sforza a Milano. A dipingere quattordici figure su carta di cotone per Bianca Maria d’Este fu, nella prima metà del 1400, Jacopo da Sagramoro, primo nome riconducibile ai tarocchi e considerabile, quindi, primo pittore di carte: a lui vanno attribuiti i Trionfi, o Arcani maggiori. Sagramoro per la corte d’Este si dedicò anche alla raffigurazione di stemmi araldici della famiglia ferrarese, ma il suo nome è tutt’ora legato maggiormente alla creazione dei tarocchi.

Tarocchi Visconti di Modrone

Contemporaneo di Jacopo fu il pittore e miniatore lombardo Michelino da Besozzo che, sull’idea di Filippo Maria Visconti, realizzò il cosiddetto mazzo di tarocchi Visconti di Modrone, da cui discendono la variante marsigliese e quella moderna. Si tratta di vere e proprie opere d’arte: dipinte a mano, i Trionfi sono ritratti su lamine d’oro e le carte numerali su lamine d’argento, corredati con stemmi araldici.

Tarocchi Brera-Brambilla

Sempre per i signori milanesi lavorò Bonifacio Bembo, anche lui pittore e miniatore lombardo che, intorno alla metà del 1400, sotto Francesco Sforza, si occupò, nella sua bottega di Cremona, della pittura del mazzo Brera-Brambilla, in cui riversò le conoscenze simboliste apprese dalla filosofia neoplatonica. Questi ultimi tarocchi, insieme a quelli di Marsiglia, hanno ispirato la scrittura de Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino.

Carte del Mantegna

Nel XV secolo, alla funzione ludica dei tarocchi, si affianca quella educativa grazie al mazzo di carte del Mantegna. Curiosamente queste ultime si distinguono per il fatto di non essere tarocchi e per non essere state realizzate dal grande pittore italiano. Studiosi sostengono che le immagini, risalenti ad un’epoca precedente, fossero state descritte nel Traité de Blason. Delle edizioni successive si occupò un bravo incisore, ma certamente non il Mantegna che in Italia aveva già raggiunto la fama. Le illustrazioni hanno un forte carattere morale e religioso, e ritraggono la società del tempo. A questo aspetto paideutico si affiancava un’usanza delle corti: come ci racconta lo storico dell’arte Leopoldo Cicognara, durante le riunioni di corte ci si dilettava nell’estrarre le carte inventando poesie e motti alle stesse riferiti. I mazzi utilizzati erano proprio quello del Mantegna e i tarocchi Sola-Busca, di cui non si conosce per certo né l’ideatore né l’incisore, e che col tempo furono rimaneggiati. Si tratta di acqueforti, tecnica che consiste nell’incisione attraverso una punta d’acciaio su una lastra precedentemente lavorata.

Tarocchi disegnati da Salvador Dalì

In epoca più moderna l’interesse per la creazione dei tarocchi è andata affievolendosi, e l’unico artista in Europa la cui figura è legata alla realizzazione di tarocchi è Salvador Dalì: intorno al 1972 il produttore Albert Broccoli gli commissionò la creazione del mazzo di tarocchi che sarebbe stato parte integrante del film Agente 007 – Vivi e lascia morire. Quando però la collaborazione tra Dalì e Broccoli non andò a buon fine, il surrealista spagnolo continuò il progetto per suo interesse personale. Il risultato è una vera e propria opera d’arte surrealista che riproduce ogni Arcano.

Fumetto X

Infine negli anni ’80 l’arte dei tarocchi ha affascinato alcuni illustratori giapponesi. È il caso di ricordare le Mangaka CLAMP che con il manga X, opera ricca di simbologia, allegavano ad ogni numero una carta raffigurante un personaggio della storia e il cui mazzo formava quello degli Arcani maggiori oltre a Hirohiko Araki i cui personaggi, per tratti e caratteristiche, richiamano per intero il fascino degli Arcani.


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