Può un vibratore violare la propria privacy? Sì, se è smart

Belli e interessanti i sex toys smart di cui abbiamo precedentemente parlato (per luiper lei). Da un lato la possibilità di provare cose nuove e imparare a scoprire meglio il proprio corpo, i propri gusti e la propria sessualità. Dall’altro la catalogazione di una serie di dati utili a monitorare la propria salute e a carpire subito eventuali segni di disturbi che altrimenti resterebbero nascosti fino all’esplosione di sintomi anche gravi. Ed infine il database generale, con statistiche elaborate col consenso degli utenti e in maniera completamente anonima. E se l’azienda produttrice si dimentica di chiedere il permesso?

In questa situazione si è ritrovata la Standard Innovation, azienda canadese che ha lanciato il brand We-Vibe, interamente dedicato al piacere di coppia. Infatti il loro We-Vibe 4 Plus è stato messo in commercio con alcuni difetti. Sulla carta sarebbe un ottimo vibratore smart, accompagnato dalla sua apposita app per smartphone e da un telecomando per poterlo gestire da remoto. Ma questa volta non tutto è andato per il verso giusto.

L’applicazione che rende smart questo vibratore, infatti, non è stata collaudata al meglio prima di venire lanciata sul mercato. Essa presenta una serie di vulnerabilità che mettono in pericolo la sicurezza e la privacy degli utilizzatori. Tanto che chiunque si trovi all’interno del raggio d’azione del Bluetooth è in grado di prendere il controllo del vibratore. Inoltre, Standard Innovation ha anche creato un database ad insaputa dei suoi clienti, inserendovi tutti i dati trasmessi dall’apparecchio, come temperatura ed intensità, monitorando in pratica la loro vita sessuale.

Il problema principale è che il semplice consumatore non è in grado di individuare queste problematiche nel prodotto, a causa di un’ovvia mancanza di conoscenze tecnico-informatiche. Di conseguenza l’unico modo per accorgersi di questo pericolo per la propria privacy è subire una violazione. O essere fortunati e accodarsi a chi ha denunciato l’azienda dopo che vari hacker hanno rilevato ed esposto il problema alla Def Con Hacking Conference dello scorso anno.

Standard Innovation è stata portata a processo da numerosi clienti/vittime e il risarcimento totale che deve pagare ammonta a 4 milioni di dollari canadesi. Ovviamente chi ha usato il vibratore associandolo all’app, riceverà la somma maggiore, 10.000C$ (6.600€ circa), mentre a chi ha soltanto acquistato il prodotto spetteranno soltanto 199C$. Per l’azienda non si tratta soltanto di un danno economico, ma soprattutto di un grave danno di immagine, perché, nonostante le continue rassicurazioni di un miglioramento nella protezione della privacy dei clienti, ormai la fiducia in Standard Innovation per tanti è crollata. E forse anche negli smart toys in generale. Perché un problema di sicurezza dei dati come questo fa sì che l’azienda non tuteli al meglio la privacy dei propri clienti, creando in loro un senso di disagio ed inadeguatezza dove proprio non dovrebbe essercene, cioè a letto. Come fosse un “grande fratello” erotico di cui tu sei il protagonista a tua insaputa. Ovvio che dopo questa esperienza, i clienti violati non si sentiranno liberi come prima nella propria intimità.


FONTI

Alternet

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