Dargen D’amico al BASE di Milano con il Variazioni tour

di Fabio Sorrenti e Maria Chiara Fonda

Ieri sera siamo stati al concerto di Dargen D’amico al BASE di Milano. Jacopo D’amico (1980) è forse uno degli artisti più fuggevoli del panorama italiano. Formatosi all’interno di Sacre Scuole, storica crew di fine millennio che vantava al suo interno nomi quali Guè Pequeno e Jake La Furia, negli anni ha collaborato con le personalità più disparate, dai maggiori esponenti del genere rap in Italia, a cantanti pop del calibro di Max Pezzali o con cantautori quali Enrico Ruggeri.

Variazioni, l’album portato in tour quest’anno, è il suo settimo disco da solista e si caratterizza per il tentativo, il primo nel rap del nostro paese, di conciliare per un intero progetto la musica classica e quella di strada. Da un lato Isabella Turso, pianista trentina dall’instancabile curiosità, e dall’altro il nostro “Dargenio”, dalla scrittura complessa, a tratti esistenziale, ma ironica, anch’egli sempre propenso al cambiamento e alla sperimentazione.

La cover di

Dal primo impatto con l’allestimento del palcoscenico, ci accorgiamo subito della straordinarietà della serata a cui stiamo per assistere: un pianoforte a coda sulla destra, con sopra una bottiglia di vino, e una chitarra a cura di Diego Maggi al lato opposto. Non certo il tradizionale stage che ci si aspetterebbe per un live hip hop.

Attorno a noi, un pubblico piuttosto omogeneo di circa 300 persone. Per lo più ragazzi intorno ai 30 anni, che hanno sfidato il gelo di fine novembre pur di presenziare all’ultima data milanese di un tour che volge ormai al termine. Data che coincide, peraltro, con il compleanno di Dargen, accolto sul palco alle 22 da un caloroso coro di auguri.

La scaletta ha previsto due momenti ben distinti: nel primo sono state proposte le tracce dell’ultimo album. Qui l’atmosfera invitava più all’ascolto che non all’accompagnamento canoro, al punto che forse sarebbe stato consono scegliere una location più intima, come un teatro. A tal proposito, D’Amico ha più volte alluso all’inadeguatezza della venue: una stanza in cemento armato che impediva di apprezzare a fondo la ricercatezza e la maestria di Isabella Turso al pianoforte.

Dargen D’Amico e Isabella Turso

Spartiacque del concerto e, a nostro giudizio, anche il momento più alto a livello stilistico, l’esecuzione a cappella di Io Quello Che Credo. Qui il rap torna al centro della scena, in un crescendo di intensità che accompagna da un lato flow e contenuti dell’artista e dall’altro l’entusiasmo del pubblico, in visibilio al termine della performance.

Nella seconda ora, Dargen è andato maggiormente incontro alle aspettative del pubblico, proponendo alcuni cavalli di battaglia come Amo Milano, Modigliani e Odio Volare, tratti da CD’ (2011) e D’Io (2015), per mezzo delle più tradizionali basi registrate. A questo punto l’entusiasmo dei presenti, che accompagnavano i brani in un unico coro, è diventato tangibile, tanto da richiamare l’artista sul palco ben tre volte dopo l’ufficiale conclusione dello spettacolo.

JD (il verro nome di Dargen è Jacopo D’Amico ndA) rappa da ormai vent’anni e nel corso di questo periodo ha più volte dimostrato il proprio valore, ottenendo il rispetto di tutti i colleghi. Ci sono stati più momenti negli ultimi anni in cui si è avuta la netta sensazione che l’ex “Corvo d’argento”, nome d’arte usato in passato, avrebbe fatto quello step necessario per ottenere maggiori consensi e maggiore visibilità.

Questo ultimo lavoro, al contrario, non andando per nulla incontro alle logiche di mercato, dimostra come l’artista non abbia alcun interesse nel raggiungere determinati traguardi: sebbene il suo talento nella scrittura abbia pochi eguali e nonostante il momento di grande espansione che il rap sta vivendo oggi in Italia, Dargen si trova completamente a suo agio in un ambiente così personale e di nicchia come quello dell’altra sera. A noi in fondo va benissimo così se il risultato artistico della sua indipendenza continua a confermarne il genio. Del resto, come lui stesso afferma:

“Faccio musica marginale perché sono nato emarginato! Sono troppo cerebrale per uscirne arricchito e celebrato”

 

Scaletta

Senza che nulla cambi
Ma è un sogno – variazione sul tema “arrivi e stai scomodo e te ne vai”
Qualsiasi movimento faccia – variazioni sul tema “l’amore è quell’intertempo”
La mia testa prima di me – variazioni sul tema “prima fila Mississippi”
L’altra – variazioni sul tema “zucchero luminoso”
Dello stesso colore
Le squadre
La mia donna dice
Cambiare me
Le file per fare l’amore – variazione sul tema “prendi per mano”
Io quello che credo
é già
Il ritorno delle stelle
Omaggio di Isabella Turso a Luis Bacalov, il grande maestro da poco deceduto
L’aggettivo adatto – variazione sul tema “tra la noia e il walzer”
Ama Noi
La mia generazione
L’universo non muore mai
Ma dove vai (Veronica)
La cassa spinge come tuo marito
Amo Milano
Odio Volare
Modigliani
Malpensandoti

 


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