IL ‘MURO DELLE BAMBOLE’ DI JO SQUILLO: DENUNCIA PUBBLICA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

In via Edmondo De Amicis 2 a Milano c’è un’installazione che occupa una parete dell’edificio affacciato direttamente sul marciapiede. Centinaia di persone ci passano di fronte ogni giorno, alcune chiedendosi cosa siano tutti quegli oggetti appesi là sopra, altri domandandosi per quale motivo qualcuno abbia appeso delle bambole all’aperto, nel bel mezzo della città.

Wall of Dolls – Il muro delle Bambole

Tutti notano questo muro ricoperto di bambole, ma forse non tutti sanno esattamente di cosa si tratta.
Wall of Dolls – Il muro delle Bambole è un’installazione artistica ideata da Jo Squillo, cantautrice e conduttrice televisiva italiana, creata nel giugno 2013.

Jo Squillo

Jo Squillo (1962), nata Giovanna Coletti, fa parte del mondo dello spettacolo fin da giovanissima, e da subito ha fatto sentire la sua voce –tramite la musica prima, e la televisione poi- su temi riguardanti i diritti civili, soprattutto i diritti delle donne.

Squillo esordisce come musicista da giovanissima, nel 1980, nella girl-band Kandeggina Gang, che adotta testi e atteggiamenti fortemente anti-maschilisti.
Ben presto si stacca dalla band per intraprendere il suo percorso solista. Negli anni Ottanta sviluppa fortemente la propria carriera musicale e il suo sound presenta forti influenze ska, punk e new wave, rifacendosi alla musica internazionale piuttosto che al panorama italiano. Gli anni Novanta vedono il suo debutto come conduttrice televisiva in varie trasmissioni italiane.
L’attività musicale non si ferma, ma anzi continua sull’onda della popolarità datale dalla televisione, e continua ancora oggi.

Jo Squillo si è sempre fatta sentire senza timore per quanto riguarda i temi della sfera femminile tramite canzoni, performances, docufilm o, appunto, installazioni artistiche.

Il Muro delle bambole di Milano è un’opera pubblica di denuncia al femminicidio, e ad ogni tipo di violenza perpetrata contro le donne.

Il Muro di via De Amicis si presenta ricoperto per metri e metri di decine di bambole di ogni forma e dimensione, da quelle piccole a quelle più grandi, visibili anche da lontano. Oltre a questi oggetti, che danno il nome all’opera, ci sono lavori di altro genere, che trattano più o meno direttamente il tema: pannelli con frasi riportate dalle vittime, frasi che hanno urlato o sussurrato, ma che non sono state ascoltate; ci sono oggetti rappresentanti la sfera femminile in generale, oggetti che vengono visivamente attribuiti alle donne, ma anche bandiere arcobaleno, e cartelli che invitano a portare la propria bambola, a dare il proprio contributo.

Alcuni lavori sul Muro

Ci sono inoltre dei pannelli che recano le foto e i nomi delle vittime: donne uccise, maltrattate, picchiate, sfigurate, bruciate vive dal proprio partner, dalla persona che più di ogni altra avrebbe dovuto proteggerle.

Il Muro si rivolge a queste donne, alle vittime che non sono riuscite a parlare ma che hanno comunque il diritto di essere ricordate, soprattutto alle donne che sono oggi vittime di un qualunque tipo di violenza, sia essa fisica o psicologica, da parte di uomini a loro vicini. A queste donne va l’appello della Squillo, che ogni anno si ritrova con decine di altre volontarie, curiose o personaggi dello spettacolo di fronte al Muro, per aggiungere altre bambole, perché il femminicidio non si ferma. È proprio per questo che è un dovere mostrare al nostro Paese che non ci si dimentica di quest’installazione, né delle vittime che esso rappresenta.

Il suo significato è a dir poco fondamentale in un Paese in cui ogni tre giorni una donna viene uccisa o maltrattata dal proprio partner.
Nel 2016 sono state uccise 108 donne in ambito familiare. Il Wall of Dolls rimarrà in piedi fin quando il femminicidio esisterà, e anzi lo supererà, rimanendo visibile a tutti come un memento delle atrocità che gli uomini hanno perpetrato su delle innocenti.

Il muro delle Bambole, in via De Amicis

Gli oggetti appesi al muro sono stati rubati o danneggiati troppo spesso, segno che oggi più che mai c’è bisogno di opere come questa, che si pongono l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico.

A proposito di questi atti irrispettosi di vandalismo, un piccolo cartello anonimo, bianco con una scritta nera, è uno dei più profondi presenti sul Muro. Come un grido nel buio, reca la domanda:

“Quelli che danneggiano queste bambole sono gli stessi che maltrattano le donne?”


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