Desiderio e appagamento, la saggezza indiana del Kāmasūtra

Il termine Kāmasūtra evoca necessariamente alla mente una serie di immagini. Di quanto esso sia stereotipato ne abbiamo già parlato e, riassumendo, si può dire che la visione comune di libro proibito e manuale del sesso sia errata. Infatti, il kāma è solamente uno dei tre valori fondanti la vita umana, quello legato al desiderio, che si esplica anche nell’ambito amoroso. Sūtra sono invece gli aforismi, raccolti in questo testo che segue la tradizione letteraria indiana, rispondendo all’esigenza di codificazione di tutto il pensiero brahmanico. Quindi una sorta di “dottrina dell’appagamento”, ecco come si può definire il contenuto del Kāmasūtra.

L’autore, Vātsyāyana, rimanda ad una saggezza più antica, al sapere di antichi maestri che egli raccoglie, inserendo anche sue particolari visioni, spesso anche più progressiste. Egli insiste sulla necessità di conoscere la scienza erotica, sia da parte dell’uomo, che ne è principale destinatario, sia da parte della donna, che deve essere preparata alla vita matrimoniale o, se prostituta, deve semplicemente riuscire a guadagnare. La trattazione non trova come fine ultimo il concepimento, tanto che nel testo non si parla mai di figli: il kāma riguarda il rapporto amoroso sì nella sua sessualità, ma inserito in un contesto sociale, in cui sono presenti alcune norme di cui sia l’uomo sia la donna devono essere consapevoli.

Non c’è, però, una gran considerazione dei sentimenti e dei legami affettivi tra gli amanti, poiché Vātsyāyana si concentra sull’attrazione sessuale, sostenendo con forza l’idea che il kāma sia una cosa naturale, anche per le donne. Infatti esse hanno in questo testo una considerazione maggiore rispetto a gran parte della letteratura indiana e vi figurano in alcune sezioni come primarie destinatarie, anche perché vengono qui descritte una serie di arti accessorie, tra cui quelle domestiche, fondamentali per le ragazze. Alla donna viene riconosciuto un forte potere seduttivo e il suo orgasmo viene ritenuto simile a quello maschile, per cui anch’essa ha diritto al piacere. Tuttavia ciò non porta a un’uguaglianza di genere: uomo e donna, nel Kāmasūtra, sono diversi sia dal punto di vista anatomico, sia da quello psicologico, perché alla donna spetta sempre la parte passiva, soprattutto in relazione all’iniziativa.

Kamasutra vatsyayana

Alquanto progressista, se non rivoluzionaria è la posizione che prende Vātsyāyana durante l’esposizione delle diverse forme di matrimonio. Esse sono le nozze “del dio Brahmā”, “degli dèi”, “dei Veggenti”, “del Signore delle Creature”, che in sostanza prevedono un contratto matrimoniale in cui il padre dona la figlia allo sposo; le nozze “degli anti-dèi”, in cui la donna viene comprata; le nozze “dei musici celesti”, ovvero la consumazione consensuale tra amanti; le nozze “dei demoni”, cioè il rapimento della ragazza; ed infine le nozze “degli spettri”, lo stupro. L’autore esalta il matrimonio dei “musici celesti”, perché la decisione consensuale e autonoma di consumare da parte dei due amanti segue le esigenze del kāma reca massima felicità con poco impegno e nessuna richiesta formale. È quindi degna di massima lode.

L’autore del Kāmasūtra aspira ad al elevatissimo obiettivo: riuscire a scrivere un trattato esaustivo, interamente completo sull’argomento, con un primario fine educativo. Egli è meticoloso nella sua esposizione, talmente tanto in alcuni punti da annoiare il lettore, o meglio, il discepolo: classifica comportamenti ed indoli, analizza la psiche femminile e quella maschile, si prodiga in consigli sulle innumerevole arti che sia l’uomo sia la donna devono conoscere, ovviamente diverse tra i due generi, per affascinare, conquistare, compiacere l’amante. Ma egli stesso è cosciente di una cosa: quando si parla di kāma, di desiderio, e soprattutto quando questo è presente tra gli amanti, la fantasia prende il sopravvento e ammette:

“L’ambito dei trattati arriva

finché gli uomini sono poco eccitati:

ma messa in moto la ruota del piacere

non esiste più libro, né ordine fisso.”

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FONTI

AA.VV, Passioni d’Oriente. Eros ed emozioni in India e Tibet (a cura di G. Boccali e R. Torella), Einaudi Editore, 2007, Torino

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