DOSSIER Caro signor O’Leary: condizioni migliori per i dipendenti!

Ryanair è una delle compagnie aeree più famose e importanti di tutta Europa, conosciuta sia per i prezzi abbordabili, sia per l’affidabilità del il volo reso confortevole per i passeggeri, anche se, purtroppo, non è la più indicata per offrire le condizioni migliori per i dipendenti (si è già parlato dei problemi relativi a questa compagnia qui).

Non tutti, infatti, sanno cosa sta dietro a prezzi low cost e voli frequenti per più destinazioni: un varco si è aperto sulla verità che sta dietro a questa compagnia che ha spalancato le porte ai voli economici e, ultimamente, si sta riflettendo sullo scandalo di sfruttamento che la compagnia cela da anni.

Prima di puntare l’attenzione sullo scandalo, sarà necessario fornire qualche informazione su questo colosso: cos’è Ryanair e come è nata?
Ryanair nasce nel 1985 a Waterford, in Irlanda con sede all’aeroporto di Londra-Stansted, per mano dell’uomo d’affari Tony Ryan . Agli inizi l’attività si occupava di coprire la tratta Waterford-London Gatwick, in seguito le rotte si espansero sempre di più e comprendono attualmente 31 stati europei, Marocco e Israele. Ciò che diede così tanta fama alla compagnia fu che i voli vennero affidati ad aeroporti più piccoli che desideravano aumentare il numero di imbarchi ospitando compagnie low-cost.
Nel 1991 dopo una perdita dei bilanci, l’incarico di restaurare la società venne affidato a Michael O’Leary (attuale amministratore delegato) che, grazie a lui, ottenne una crescita esponenziale di fama. Il suo motto e modello economico è “low cost/no frills” (costi bassi, senza fronzoli) che, fino a pochi anni fa, veniva considerata una tattica vincente: lo scopo della compagnia è offrire ai passeggeri prezzi bassi, semplicità e comfort.
Attualmente registrano un fatturato di 6,648.5 milioni di dollari ancora in crescita e comprendono un equipaggio formato da 10,926 tra piloti, co-piloti e assistenti di bordo. E sono proprio questi ultimi sono le vittime dello scandalo!

Ryanair

Recentemente infatti sono emerse notizie riguardo lo sfruttamento dei dipendenti della compagnia irlandese: affermano fonti interne che il low cost non riguarda solo i voli ma attacca anche gli stessi piloti e assistenti di volo. Ciò è emerso dopo che vennero annullati più di duemila voli che riporta a cause profonde come le condizioni di lavoro e le garanzie, normalmente espresse dal contratto e in questo caso violate, come le ferie e la malattia pagate.
Inoltre tra le condizioni imbarazzanti in cui lavorano i dipendenti, emergono voci che affermano che per circa tre mesi il personale di bordo fosse rimasto senza stipendio e senza la possibilità di cercarsi un altro lavoro. In più l’uniforme, i corsi di sicurezza e quelli di formazioni non sono finanziati dalla compagnia ma dagli steward e dalle hostess stesse e sono pagati a ore di volo e non a ore di lavoro; in pratica sono stipendiati per solo quattro giorni su sette. Il fatto scandaloso è che i portavoce di Ryanair spesso smentiscono le dichiarazioni così forte degli ex-dipendenti, come nel caso di Sophie Growcoot che venne accusata dalla compagnia di false accuse per aver denunciato lo sfruttamento ad una testata giornalistica.

Il secondo punto che genera lamentele tra i lavoratori è riguardo l’aspetto e l’abbigliamento richiesto: le donne devono indossare una gonna che lascia scoperte le gambe fino a poco sopra il ginocchio, mentre gli uomini sono obbligati ad indossare la cravatta. Chi si presenta con tatuaggi e piercing viene scartato senza riguardi dal colloquio.
Il personale di bordo riceve anche dei “punti” bonus che dovrebbero pesare sulla busta paga, in realtà pesano sui profitti dell’azienda, e si possono accumulare anche per la vendita di prodotti a bordo. Nel caso un dipendente fosse tra i peggiori venditori del mese è sollecitato, o meglio obbligato, a partecipare ad un training per migliorare le tecniche di vendita. L’obiettivo della compagnia quindi sembrerebbe “vendere, vendere, vendere”.
La vendita di prodotti a bordo è talmente importante che hanno assunto una figura per controllare gli obiettivi di vendita: il mistery passenger.
Questo ispettore viene spacciato per controllore della qualità e di tutela dei passeggeri anche se, come si è visto, ha compiti totalmente diversi.
Ciò crea un alto livello di stress durante il volo che mette a rischio delle condizioni di benessere dei lavoratori: gli assistenti di volo passano la durata del viaggio sapendo che seduto sui sedili ci potrebbe essere una persona che li sta valutando per delle mansioni che il loro lavoro non prevede direttamente.

Ora sorge una curiosità dopo aver scoperto tutte queste limitazioni e sfruttamenti: come vengono assunti i dipendenti Ryanair?
I candidati per essere assunti dalla compagnia dovranno sostenere una prova scritta per verificare il proprio inglese e una prova orale. Oltre al bell’aspetto e all’inglese fluente si richiede anche flessibilità e possibilità di spostarsi e cambiare sede più volte e in tutta Europa.
Una volta superato questo colloquio si è assunti a tempo determinato per tre anni tramite un contratto molto vincolante, con un guadagno di circa 17 euro all’ora per ogni ora di volo.
Nel caso degli assunti dopo il 2012 che costretti a pagare l’Inps (ente previdenziale del sistema pensionistico italiano) a causa dell’entrata in vigore di una normativa sociale, lo stipendio è inferiore del 12%.
Gli assunti più anziani con un contratto a tempo indeterminato hanno una retribuzione fissa e una parte che può variare in base alle ore a bordo.
L’azienda sostiene invece che la retribuzione sia più alta (circa 1.200 a 1.800 euro) con l’aggiunta di bonus extra da 300 a 500 euro dopo 12 mesi dall’assunzione. Le opinioni divergono su questo punto.
I dipendenti però tengono ad affermare che la lamentela non parte dalla retribuzione ritenuta bassa, ma dalle condizioni ingiuste e poco dignitose a cui vengono sottoposti firmando il contratto proposto dall’amministratore delegato Michael O’Leary.

Allora perché i lavoratori non aderiscono ad un sindacato?
Per quanto riguarda i contatti sindacali i dipendenti italiani hanno provato a mettersi in contatto con l’amministrazione centrale della compagnia, senza risultato. Ryanair risponde dicendo che per la costituzione irlandese i dipendenti possono iscriversi a sindacati e negoziare i propri stipendi e le condizioni con la compagnia stessa. Come se questa libertà non fosse garantita ma da conquistare ogni giorno.

Come si è visto il signor O’Leary è molto duro riguardo il lavoro dei suoi dipendenti, come si comporterà con i passeggeri?
E’ noto da dichiarazioni che l’amministratore delegato di Ryanair non è proprio il capo che tutti sognano: ha affermato che per mantenere i dipendenti motivati e felici basta la paura, poiché i dipendenti non sono considerati come una risorsa, bensì come una spesa.
Una delle proposte che portò al collegio amministrativo fu quella di tagliare i costi per il secondo pilota mantenendone uno solo assistito da un computer. Ovviamente la proposta fu respinta.
Tornando ai clienti egli sostenne una campagna molto severa: coloro che dimenticano di stampare la carta d’imbarco dovranno pagare un sovrapprezzo di 60 euro. Inoltre si parlava di far pagare ai passeggeri sovrappeso un biglietto più caro poiché ritenuti causa di disagio per gli altri passeggeri.
Riguardo il business di bevande e cibo, nel caso ci sia un crollo di vendite, i piloti sono autorizzati a creare finte turbolenze perché O’Leary sostiene aumentino la vendita e quindi i profitti.

Oltre ad una buona dose di buon senso, caro signor O’Leary, i dipendenti meritano e devono avere delle condizioni migliori per lavorare. Lavorare non significa subire sfruttamenti e pressioni che possono danneggiare il rendimento del personale di servizio, in special modo dove il lavoro è già stressante come in questo caso. Per un colosso come Ryanair sembra quasi una follia tutto ciò, eppure ogni giorno arrivano segnalazioni da ex-dipendenti che combattono contro un incubo: lo sfruttamento. E in alcuni casi vengono addirittura zittiti o non ascoltati dalla compagnia stessa.

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