MUSICA E NAZIONI: L’INNO TEDESCO

Così come l’Italia, anche la Germania giunge all’unità molto tardi, nel 1871. La storia dell’inno tedesco si intreccia con quella dell’inno austriaco, visti i numerosissimi rapporti tra i due Paesi. Bisogna aggiungere che anche la Seconda guerra mondiale ha caricato il testo dell’inno di significati secondi, tanto da essere stato ridotto alla terza strofa nel dopoguerra.

La musica dell’inno è stata scritta dal famosissimo compositore austriaco Franz Joseph Haydn nel 1797. Il nome della melodia è Poco adagio. Cantabile ed è il secondo movimento del Kaiserquartett. I versi sono in origine quelli del poeta Haschka, celebrativi dell’Imperatore austriaco Francesco II. La finalità era quella di diventare inno dell’allora Sacro Romano Impero, tant’è che rimase inno dell’Impero austriaco – poi austro-ungarico – fino alla sua dissoluzione nel 1918. La Germania non esisteva, era soltanto un’appendice dell’Austria.

Più complessa la questione del testo. Se il testo di Haschka non poteva certo riferirsi alla grandezza tedesca e alla sua liberazione, era chiara la necessità di un testo nuovo. L’autore è August Heinrich Hoffmann von Fallersleben, docente e scrittore tedesco. La divisione è in tre strofe e l’andamento è patriottico e romantico: siamo nell’anno 1841 e la Germania sta attraversando un periodo simile a quello italiano. Oppressa dal giogo austriaco, cerca una sua unità e libertà, innanzitutto con i moti del 1848, solo sette anni dopo la composizione di Das Lied der Deutschen.

Nella prima strofa traspare il vanto della Germania su tutti gli altri popoli. L’intento originale era risorgimentale, non violento: la volontà era l’unificazione dei popoli di lingua tedesca. Tuttavia questa strofa, unica utilizzata durante il terzo Reich, stava a significare in quel momento storico l’intento di prevaricazione tedesco. I primi due versi recitano

Germania, Germania, al di sopra di tutto
al di sopra di tutto nel mond
o

L’inno venne esteso all’Austria nel 1938 con l’Anschluss. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, gli Alleati proibirono alla Germania occupata di utilizzarlo. Nel 1952 si decise di riprendere la musica, ma di utilizzare solamente la terza strofa.

La seconda strofa vede l’esaltazione delle bellezze tedesche, tra cui le donne e il vino. Di aspirazione romantica, quasi patetica, questa strofa è forse la meno nota in virtù della storia dell’inno. Tuttavia, contribuì all’epoca a renderlo popolare. Ecco uno spezzone

Che ci ispirino a nobili azioni
lungo tutta la nostra vita
Donne tedesche, fedeltà tedesca,
vino tedesco e canto tedesco

Più rilevante la terza strofa, con l’appello all’unità, giustizia e libertà tedesca. La chiave di lettura è quella della solidarietà tra i tedeschi. Questo è il motivo per cui è stata scelta prima nel 1952 per la Germania occidentale, poi nel 1990 per la Germania unificata. I primi quattro versi dichiarano

Unità, giustizia e libertà
per la patria tedesca!
Aspiriamo orsù a questo,
fraternamente col cuore e con la mano!

Bisogna ricordare che questo non è stato l’unico inno tedesco. L’inno della Confederazione germanica era una versione tedesca di God save the Queen con un testo diverso. La poesia utilizzata è di Harries. Tale inno venne ripreso anche dall’Impero tedesco, col nome Heil dir im Siegerkranz (Ave a te nella corona della vittoria).

Tuttavia, durante il periodo bellicoso della guerra franco-prussiana, prende piede un altro inno, Die Wacht am Rhein (La Guardia al Reno). L’inno riprende piede anche durante la Grande Guerra. Il riferimento al Reno è dovuto al timore che la Francia attraversasse tale fiume come fece durante le guerre napoleoniche.

Sono molte le difficoltà che la Germania ha dovuto affrontare prima di giungere all’unità e al riconoscimento dei suoi confini. Anche la Germania unificata, centro della storia europea nel XX secolo, ha subito degli sconvolgimenti interni. Tutti questi cambiamenti si riflettono inevitabilmente nella scelta dell’inno nazionale, che varia al variare del contesto storico, politico e sociale del Paese.


Fonti:


 

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