Le auto elettriche rappresentano una salvezza per il futuro?

Auto elettriche: se vi è sempre capitato di guardare con occhi traboccanti di meraviglia a uno di questi miracoli della meccanica, probabilmente non vi siete mai fermati abbastanza a soppesarne le contraddizioni. Se invece snobbare l’elettrico è diventata per voi un’abitudine come quella di prendere il caffè al mattino, probabilmente non siete a conoscenza dei suoi vantaggi. In entrambi i casi, non fatevene una colpa. L’incompletezza di informazione che avvolge i motori più chiacchierati del momento è una costante che sembra nasconderli dietro a una pesante coltre di fumo nero, quella che non vedremo mai fuoriuscire da un’auto elettrica.

Rispetto per l’ambiente?

Il primo aspetto da menzionare è proprio l’essenza green dell’elettrico, dal momento che le emissioni di sostanze nocive sono pari a zero, come anche l’impatto ambientale dannoso. Le auto elettriche – dette “a zero emissioni” – non bruciano alcun tipo di carburante durante l’attività. A livello macroscopico, diciamo quindi addio ai fumi di scarico che avvolgono le nostre strade e al rombo del motore alla Fast and Furious. Tecnicamente parlando, le emissioni di CO2, il principale gas colpevole dei cambiamenti ambientali, sono abbattute, come anche quelle di altri inquinanti atmosferici che mettono a repentaglio la salute della popolazione e quella del pianeta. Non è solo esteticamente bello vedere le nostre città sgombre dai fumi della marmitta, ma si tratta anche di un enorme vantaggio sia per la Terra sia per i suoi abitanti.

L’assenza di tubo di scarico sembrerebbe essere la svolta del futuro, ciò che ci permetterà di porre fine a un elenco interminabile di problemi ambientali e di iniziare a scrivere la pagina della sostenibilità, ma qualche precisazione è doverosa. Per produrre l’enorme quantità di energia necessaria ad alimentare i veicoli elettrici – quando si saranno diffusi – non basterà di certo l’energia rinnovabile, ma bisognerà invece ricorrere a fonti molto meno verdi, come il carbone, l’olio combustibile, se non addirittura il nucleare. In aggiunta, lo smaltimento delle batterie delle macchine elettriche resta un problema irrisolto. In assenza di un’efficace rete di raccolta e smaltimento degli accumulatori esausti, questi causerebbero danni ambientali per nulla indifferenti.

Motore silenzioso?

Rispettare l’ambiente significa anche ridurre l’inquinamento acustico. Le auto elettriche riescono egregiamente in questa missione, forse fin troppo bene. Specialmente nei centri abitati, quindi a bassa velocità, il rumore generato da un’auto può essere un importante fattore di sicurezza. È proprio grazie al tipico rombo di motore che pedoni e ciclisti sono in grado di prevedere il sopraggiungere di un veicolo. I motori delle auto elettriche sono però molto silenziosi, tanto da rappresentare un potenziale pericolo per gli utenti della strada. Da obiettivo da perseguire, la loro silenziosità si trasforma in un’insidia. È infatti vero che si deve cercare di abbattere la rumorosità ambientale, ma è altrettanto vero che l’arrivo delle vetture deve essere percepibile dall’orecchio umano.

Il problema è facilmente ovviato con l’installazione di dispositivi che rendano l’auto più rumorosa. Esistono, ad esempio, degli altoparlanti che riproducono fedelmente il suono del tradizionale motore a scoppio o dei cicalini. Alcuni di questi dispositivi si attivano solo quando l’auto procede lentamente, indicativamente ad una velocità compresa tra 0 e 20 km/h. Superata questa soglia, l’attrito della carrozzeria con l’aria e lo sfregamento degli pneumatici sull’asfalto risultano essere sufficienti per avvisare del proprio arrivo. La questione della silenziosità ha smosso persino il Parlamento Europeo che ha imposto ai produttori automobilistici l’installazione di un generatore di rumore sui veicoli elettrici entro l’1 luglio 2019. Allo stesso tempo, entro il 2026 il volume massimo di rumore delle auto di questo tipo dovrà scendere dagli attuali 74 decibel a 68.

Acquisti incentivati?

Se il rispetto per l’ambiente è una battaglia in cui i Paesi di (quasi) tutto il mondo sono schierati in prima linea e veicoli elettrici davvero se ne preoccupano, bisognerebbe incentivarne l’acquisto. In questa direzione si muovono le fin troppo numerose campagne di comunicazione. Paradossale è quindi che le agevolazioni fiscali per l’acquisto di una macchina tanto osannata scarseggino. Ad eccezione dei Paesi del Nord Europa, da noi gli unici sgravi fiscali prevedono un misero sconto del 15% sull’ammontare dell’acquisto (ridotto nel corso degli anni, prima del 2015 era del 20%).

L’acquisto è inoltre disincentivato dal numero limitato di aree di ricarica. Se per fare il pieno di energia è necessario percorrere chilometri e chilometri come per trovare un’oasi nel deserto, il potenziale acquirente pondera bene l’acquisto dell’elettrico, sommando i lunghi tempi di ricarica e la scarsa autonomia dei veicoli. C’è da dire che il numero delle colonnine di ricarica sta aumentando di giorno in giorno. Basti pensare che dal 2018 i punti di rifornimento green saranno obbligatori nei condomini di nuova costruzione e che Enel sta investendo moltissimo. Entro la fine del prossimo anno l’azienda prevede di installare ben 180 colonnine sulle principali arterie del nostro Paese. Nell’arco di tre anni, con un investimento pari a 300 milioni di euro, Enel vuole realizzare l’obiettivo di coprire l’intero territorio nazionale con 12.000 punti di ricarica. Si spera che ben presto le scarse possibilità di ricarica saranno solo una scusa.

Prezzi alti?

Era impossibile non menzionare il versante economico. Se credete che il prezzo di una macchina elettrica sia proibitivo, dovete tenere presente che il futuro si preannuncia roseo. Secondo Bloomberg (agenzia di stampa newyorkese) l’anno di svolta sarà il 2022, quando il prezzo delle auto elettriche sarà equivalente a quello delle auto a combustione interna. In realtà, già la classifica delle auto elettriche più acquistate in Italia nel 2016 dimostra che i prezzi non sono esagerati.

In cima al podio delle più amate dagli italiani lo scorso anno figurava la Nissan Leaf, la prima berlina a emissioni zero della casa giapponese. Il prezzo base di aggira intorno ai 29.000 € e il suo successo ha spinto verso la creazione di un nuovo modello migliorato in termini di autonomia che entrerà in commercio in Europa alla fine dell’anno.

Al secondo posto troviamo la Tesla Model S, una berlina di lusso prodotta dal colosso delle auto elettriche. Il prezzo è decisamente più elevato, dagli 84.000 € in su. L’azienda statunitense, solitamente lontana dall’essere economica, ha lanciato la Model 3, un’auto elettrica più piccola, semplice e dal prezzo accessibile che parte da circa 30.000 €.

Al terzo posto la Renault Zoe, prodotta da una delle case attualmente più impegnate sul fronte dell’elettrico. Il suo prezzo va dai 22.000 €.

Dopo la spesa iniziale, contenuta o meno che sia, la manutenzione del motore è nulla, il pieno si rivela particolarmente economico e non c’è bollo da pagare (l’imposta di proprietà non è prevista per i primi 5 anni successi all’immatricolazione, ma in alcune regioni italiane non deve essere pagata neanche negli anni successivi). Gli ulteriori vantaggi per chi possiede un’auto elettrica sono connessi all’esenzione dal pagamento dell’area C. A discrezione del comune, le auto elettriche possono poi essere parcheggiate nelle strisce blu gratuitamente.

Chiarezza?

Elettriche sono le automobili alimentate ad elettricità, niente di più chiaro. Attenzione però: grande confusione può essere fatta tra veicoli elettrici ed elettrificati. Questi ultimi sono gli ibridi, dotati cioè della combinazione di un motore termico e di uno elettrico.

Tecnologia del presente o del futuro?

Una scoperta sensazionale deve entrare subito in azione. Non è il caso delle auto elettriche, che ad oggi non hanno ancora avuto larga diffusione né la conosceranno in un futuro prossimo. In Italia se ne vendono circa un migliaio all’anno e i primi passi verso l’abbandono del motore termico (quello tradizionale) si avvertiranno solo a partire dal 2040. Francia e Gran Bretagna hanno segnato sul calendario l’addio solo per quell’anno. Come per tutte le innovazioni, quanto atteso è un inizio in sordina e una graduale diffusione. Nel frattempo le vendite dell’elettrico stanno aumentando, ma stiamo parlando di una situazione di calma piatta. Le vendite sono sì aumentate del 49% rispetto al 2016, ma detengono una quota di mercato irrisoria dello 0,1%.

Alternativa al motore elettrico?

Non è ancora stata protagonista di un boom di diffusione che si prospettano già alternative al motore elettrico. La novità si chiama motore a idrogeno e la Toyota Mirai è la prima auto di serie ad ospitarlo. Ciò che caratterizzerà i prossimi anni sarà il dibattito che ruoterà anche intorno a questo nuovo tipo di motore, che fa pensare a un potente mezzo di distruzione di massa o a una centrale nucleare più che a un veicolo per tutti i giorni.

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