Tartan: molto più di una semplice fantasia

Il Tartan – o stile scozzese, come lo chiamiamo in Italia – rappresenta una delle fantasie più diffuse e apprezzate. L’uomo la usa soprattutto nelle camicie (che, pur non essendo mai passate di moda, negli ultimi anni hanno avuto un grande successo) ma ultimamente anche nei pantaloni, che possiamo trovare in diversi colori e trame e che conferiscono anche una novità elegante nel panorama purtroppo monotono degli abiti formali maschili. Ma anche le donne apprezzano molto questo stile, indossandolo anch’esse nelle camicie, nelle gonne o in alcuni casi anche in particolari calze.

Si tratta di un particolare tessuto “ruvido” intrecciato da una serie di strisce orizzontali e verticali, chiamate Sett, che possono essere bianche o colorate e che sovrastano su uno sfondo anch’esso colorato, tipicamente rosso, verde o blu. Nel passato veniva usato per fare il Kilt, la tipica “gonna” scozzese tanto esaltata durante il Romanticismo e, quindi, anche ai giorni nostri. E’ una fantasia così amata che in Scozia, da sempre ma erroneamente (come vedremo) considerata la sua patria, hanno deciso di dedicargli una mostraBonnie Prince Charlie & The Jacobites, visitabile al National Museum of Scotland fino al 12 novembre e dove è possibile ripercorrerne visivamente la storia. Il Tartan, contrariamente a quanto si crede, non è un tessuto originario scozzese: vi arriverà “solo” nel III secolo d.C. Sono state infatti ritrovate parti di lana intrecciata in un’area intorno a Salisburgo, in Austria, risalenti addirittura all’VIII secolo a.C. e, cosa ancora più incredibile, nella Cina di qualche millennio fa.
Ma allora per quale motivo a questo tessuto viene data la nazionalità scozzese?

Bisogna risalire al 1745, quando Bonnie Prince Charlie decise, per conto degli Stuart – la stessa famiglia di Maria Stuart, cui lui apparteneva – di muovere contro la monarchia britannica indossando proprio un cappotto di Tartan, emblema della Scozia. Si sa che questa regione povera oggi nell’estremo Nord del Regno Unito fu barbaramente conquistata dagli inglesi che ancora oggi celebrano il giorno della conquista organizzando parate e screditando i cittadini scozzesi. E si sa anche che in passato questa popolazione non veniva affatto ben trattata dalla corona di Londra, motivo per cui le rivolte erano frequenti e sanguinose. Il principe Charles Edward Stuart (Roma, 1720 – Roma 1788), questo il suo vero nome, era il nipote di James II Stuart (James VII come monarca inglese), l’ultimo Re Cattolico della corona britannica che nel 1688, durante la Gloriosa Rivoluzione, fu sconfitto ed esiliato in Francia dal protestante e celeberrimo Guglielmo d’Orange.

Bonnie Prince Charlie

Quando nel 45 invase la Scozia, marciando e conquistando Edimburgo, Bonnie Prince Charlie non aveva di fatto mai visto la sua terra d’origine (o meglio, quella d’origine dei suoi genitori visto che lui era romano) ma era mosso da uno spirito nazionalistico e dalla voglia di vendicare la sua famiglia che anticipa le rivoluzioni indipendentiste di tutto l’Ottocento. La rivoluzione giacobita per sua sfortuna fallì, e Carlo fu costretto a lasciare di nuovo in Regno andando in Francia ma, soprattutto quando i sovrani britannici vietarono di indossare e cucire il Tartan, questo tessuto iniziò ad essere simbolo di ribellione e rivoluzione.

Nel corso dell’Ottocento, infatti, con il Romanticismo e la nascita dei Nazionalismi moderni fino a quel momento sconosciuti, si iniziarono a creare opere dove il Kilt e il Tartan erano assolute protagoniste. Gli scozzesi medievali venivano rappresentati con le celebri gonne come li conosciamo oggi (anche se è una rappresentazione esagerata e falsa per molti aspetti) nei quadri e nei libri e ciò sancì la definitiva metamorfosi del Tartan come emblema della rivoluzione e della cultura scozzese. Anche oggi, se ci pensiamo, il Tartan viene usato come simbolo ribelle, specie dal “movimento” Hipster , i cui esponenti tipicamente indossano camicie tartan rosse o blu, barba lunga e occhiali (finti qualora l’individui non ne avesse bisogno.

History is written by the victors

Spiega Forsyth, curatore della mostra. E non c’è nulla di più vero. E’ vero anche, però, che non è chi vince che necessita di un simbolo di riconoscimento, di una propria identità diversa da quella imposta dal conquistatore o dalla maggioranza opprimente. Sono gli oppressi che creano leggende, simboli, storie e costumi per rivendicare la propria identità, per far vedere e capire al mondo che sì, esistono anche loro. E il Tartan è il segno – di successo – che gli Scozzesi hanno una loro cultura, storia e identità. E che hanno lottato contro un oppressore che ha cercato in tutti i modi di cancellarle.

 

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