LA SPAZZATURA CHE ALIMENTA IL DESIGN

Il crescente impegno a salvaguardare il nostro pianeta dall’eccessivo inquinamento di rifiuti ha diffuso negli anni la condotta di risparmio attorno alla quantità di spazzatura, il tutto all’insegna di un sistema maggiormente eco-sostenibile e di una qualità di vita più “verde” sulla nostra casa-Terra.

E se invece fossero proprio i rifiuti che produciamo a rappresentare il punto di partenza per progetti architettonici e urbanistici che rendano i nostri ambienti più “eco”?

Dalle complesse ricerche riportate in “Geographies of Trash” (volume  pubblicato dall’editore internazionale Actar), osserviamo una completa delineazione dei flussi di immondizia a partire dagli Stati Uniti fino ad oltre oceano e da questi comprendiamo facilmente come la spazzatura oggi sia una merce fondamentale all’interno del mercato tra paesi e quindi un valido materiale su cui investire intelligentemente in vario modo.

“Design Earth” dimostra che tutto ciò è possibile attraverso produzioni architettoniche di importanza geografica: sono Rania Ghosn, professoressa del MIT, e El Hadi Jazairy, insegnante presso la University of Michigan, ad aver creato questa realtà  dall’idea di fare “geografia”, dal greco “scrivere la terra”, e dunque contribuire a crearla ed evolverla rendendola bella e pulita.

Il loro progetto fino ad ora più ambizioso, e al tempo stesso straordinariamente rivoluzionario, è chiamato “Neck of the Moon” e vanta un primo premio (conferito dalla Fondazione parigina Jacques Rougerie) come  miglior proposta architettonica che sposi le importanti cause di eco-sostenibilità.

Si tratta, infatti, di un ascensore spaziale in cima al monte Cotopaxi (Equador) in grado di raccogliere detriti in orbita per formare un nuovo satellite artificiale ed evitare che lo spazio sia oltremodo occupato da flussi di detriti vaganti.

Altre visioni architettoniche danno vita a discariche e inceneritori in gigantesche dimensioni, presenti all’interno dei centri più comunemente abitati, e tutti possiedono l’ambizione primaria di essere utili e soprattutto di avanzato design.

Un interessante progetto in cantiere è ad esempio “Cap”, una vera e propria “discarica a cielo aperto”, ma di gradevole impatto, dove i rifiuti andranno man mano a riempire uno spazio a piramide; oppure “Collect” si porrà l’obiettivo di diventare la prima innovativa “agorà suburbana per il riciclaggio”.

Dunque, la scienza e il design si incontrano per dare vita a nuovi spazi e opere urbanistiche che pongono al loro centro l’attenzione per il pianeta in un’ottica differente da come siamo tutti abituati: ovvero, ottimizzando la grande quantità di spazzatura che ci circonda e che tuttavia costituisce una risorsa economicamente importante ed influente.

È l’inizio di un pensiero rivoluzionario che progressivamente apporterà evoluzioni sempre più raffinate nella ricerca di strumenti di design.

 

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