Giuseppe Iannaccone e l’Italia tra le due guerre: collezionare col cuore

Giuseppe Iannaccone, nato ad Avellino il 25 novembre 1955, è un importante avvocato e dal 1982 è a capo del suo studio legale. Oggi però si vuole approfondire la sua prestigiosa figura in quanto collezionista d’arte; in particolar modo la sua modalità di ricerca e collezione delle opere che lo distingue da molti altri appassionati nello stesso campo.

La sua collezione attuale si distingue in due ramificazioni, Italia tra le due guerre arte contemporanea: approfondiamo qui la prima.

Questa ricerca e raccolta delle opere inizia nei primi anni Novanta e abbraccia l’arco temporale dal 1920 al 1945, un periodo tutto sommato breve ma di grande interesse e fascino per Iannaccone. Infatti, in questa raccolta, emergono lavori di artisti con visione individuali e collettive in contrapposizione alle ideologie artistiche del tempo di ritorno all’ordine e di espressione della classicità monumentale novecentista.

E’ l’espressione individuale l’elemento comune a tutti i lavori presenti, e la raccolta riesce ad essere esplicativa dell’animo umano di coloro che vivono un’Italia in un’epoca di pieno fermento, dove la voglia di ricostruire il Paese è molta, ma si scontra con la sofferenza subita per le violenze del regime.

Prima di delineare nel dettaglio le opere e gli artisti che costituiscono la collezione, è interessante soffermarsi sulle modalità collezionistiche e di ricerca di Giuseppe Iannaccone che sono alla base del suo successo personale e della sua raccolta.

Iannaccone non ha vissuto l’Italia tra le due guerre, ma nonostante ciò si sente molto vicino emotivamente agli artisti che sono presenti in questa sua collezione; ha avuto modo di conoscere personalmente solo Aligi Sassu e Ernesto Treccani. Per lui è essenziale che i pezzi artistici di cui si vuole circondare siano di suo interesse personale, sia dal punto di vista tecnico-artistico sia, soprattutto, emotivo. Questo è ciò che in sostanza lo distingue da molti altri collezionisti: il collezionare per sé, per soddisfare il proprio gusto personale a prescindere dal valore economico dell’artista o dell’opera specifica. Mentre la maggior parte di coloro che si dilettano in questa raccolta forsennata di opere d’arte hanno sempre in mente i valori del mercato in vista probabilmente di future vendite, Giuseppe Iannaccone segue molto il gusto proprio e le sensazioni che le opere gli trasmettono, tralasciando il valore delle stesse. Ciò è dato dal fatto che la sua raccolta non è pensata per smuovere il mercato artistico con continue vendite e nuovi acquisti: nessuna infatti delle opere che entra a far parte della sua collezione viene venduta, proprio perché il valore che lui attribuisce a queste è molto sentimentale e il legame con gli artisti è, come lui stesso descrive, un rapporto come tra amici che quasi conosce personalmente nelle sfumature del loro carattere, con pregi e difetti. Per questo si va ben oltre la commerciabilità dell’arte stessa, bensì ogni opera diventa parte dell’anima stessa del collezionista.

Gran parte del lavoro di ricerca e acquisizione delle opere è possibile grazie a Rischa Paterlini, assistente del collezionista e braccio destro fidato. Si occupa lei personalmente di individuare le opere che sono nell’interesse di Iannaccone, contatta le fonti e gestisce il lato economico al fine di concludere l’affare il prima possibile.

Entrando ora nel dettaglio della collezione Italia tra le due guerre, emergono, in questo periodo definito dallo stesso collezionista “l’espressionismo italiano degli anni Trenta”, Mario Mafai, Antonietta Raphael e Scipione appartenenti alla scuola romana di via Cavour, Fausto Pirandello e Alberto Ziveri che per propria inclinazione risultano distaccarsi dagli altri; Renato Guttuso nella sua fase pittorica iniziale caratterizzata dalla centralità del colore e del gioco di contrasti; il francesismo di Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio e Enrico Paulucci che fanno parte del gruppo dei Sei di Torino; Corrente di vita giovanile contrassegnata dalle opere di Renato Birolli, Aligi Sassu, Arnaldo Badodi, Luigi Broggini, Ernesto Treccani, Bruno Cassinari, Giuseppe Migneco, Italo Valenti e Emilio Vedova; infine, il gruppo dei chiaristi lombardi con le opere di Ottone Rosai e Filippo de Pisis.

Tra il 1. Febbraio e il 13 Marzo 2017 le opere della collezione Italia tra le due guerre sono state esposte alla mostra della Triennale di Milano con il titolo Collezione Giuseppe Iannaccone. Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé. Dopo svariati anni in cui il collezionista ha sempre cercato di far conoscere le proprie opere, mosso da una volontà di diffusione di opere per lui molto valide e non per un aumento del proprio prestigio personale, finalmente si è giunti alla realizzazione di questa interessante mostra che presenta uno sguardo del tutto inedito sul periodo in cui è nata la Biennale di Monza e in cui è stato costruito il palazzo della Triennale.

I vari formati delle opere sono perfetti al fine di inserirsi con successo negli ampi volumi dell’edificio creato da Giovanni Muzio, e questa armonia del complesso è resa possibile grazie al lavoro di Rischa Paterlini, responsabile della collezione.

Tra le molte opere esposte di grande interesse si possono sottolineare: l’attesa di Ottone Rosai del 1920, opera che apre l’arco temporale in cui si sviluppa il collezionismo di Iannaccone, la veduta dalla terrazza di via Cavour di Antonietta Raphaello scialle verde di Francesco MenzioRocca delle Caminate di Angelo del Bonle signorine Rossi di Renato Birolliritratto di Ernesto Treccani di Bruno Cassinari.

Il grande successo della mostra conferma il notevole valore della collezione Italia tra le due guerre, la più vasta e coerente collezione di arte italiana tra le due guerre appartenente ad un privato. Disinteressato alle mode del mercato dell’arte, per nulla influenzabile, Iannaccone si trova spesso controtendenza nelle sue scelte, ma è questa passione che contraddistingue il successo della sua raccolta.

Credits:

fonti:  www.triennale.org e www.collezionegiuseppeiannaccone.it

foto: copertina

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