INTERNET SOTTO L’OCEANO

Il 22 aprile 1977, 40 anni fa, veniva posto il primo collegamento in fibra ottica su rete telefonica nell’area metropolitana di Los Angeles (e forniva una velocità di 6,13 Mb/sec). Oggi l’importanza di questa tecnologia è nota al grande pubblico (perché entrata nelle case private), ma già da molti anni veniva usata dalle compagnie di telecomunicazioni, è stata la base della cosiddetta quarta rivoluzione industriale.

Sono in fibra ottica tutti i cavi posti sotto gli oceani che costituiscono la “spina dorsale” di Internet. Si occupano, infatti, della trasmissione della maggior parte dei dati, espressi in forma di bit, inviati e ricevuti nel web. Si può trovare una mappa dell’intera rete di cavi sottomarini già costruiti negli oceani qui.

Uno degli ultimi importanti successi raggiunti, è il completamento della posa di MAREA, annunciato il 21 settembre da Microsoft, un progetto frutto della collaborazione con Facebook e Telxius (una compagnia di telecomunicazioni). Esso unisce la Virginia (USA), sede di importanti datacenter, con Bilbao (Spagna), porta di accesso per l’Europa ma anche per  il Medio Oriente e l’Africa, due aree che solo di recente stanno vivendo una capillarizzazione della connessione internet. Le caratteristiche di questo cavo sono impressionanti: una velocità di trasmissione di 160 TB/sec e una lunghezza di oltre 6.600 km. Il tutto è stato realizzato in appena due anni, mentre il tempo usuale per opere del genere è di circa 5 anni.

Video di presentazione ufficiale (1)

Interessanti le parole di Brad Smith, presidente di Microsoft, alla conferenza di presentazione tenuta a Williamsburg, Virginia: “Mentre il mondo wireless è terribilmente importante, non si può ancora sottostimare il bisogno di connessione via cavo”.

Infatti, se da una parte stiamo assistendo ad un’esplosione dell’utilizzo di dispositivi mobili per navigare in internet, come evidenziato nell’Ericsson mobility report, continua ad aumentare anche la richiesta di connessione via cavo da parte dei datacenter di grandi organizzazioni (proprio come Facebook, per esempio) che devono gestire ed archiviare una mole via via crescente di dati; i cavi atlantici portano già il 55% di dati in più rispetto ai cavi pacifici, e si stima che la domanda di flussi di dati aumenterà ancora. Si ha quindi uno stretto legame tra lo sviluppo della capacità delle connessioni fisiche con lo sviluppo dei servizi offerti da chi usa Internet come mezzo.

Proprio in quest’ottica vanno inquadrati gli investimenti di Facebook sulle infrastrutture: sarà interessante osservare come reagiranno i colossi delle telecomunicazioni, vedendo entrare nel proprio mercato concorrenti così agguerriti (l’anno scorso Google realizzò un cavo transpacifico in collaborazione con delle società asiatiche).

Dobbiamo immaginarci un futuro in cui pagheremo la bolletta del telefono a Facebook?


Fonte: (1)

Credits: Copertina Wikimedia (1); Video Youtube Microsoft (1);

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.