CRAIG THOMPSON, BLANKETS

Che soddisfazione lasciare un segno su una superficie bianca. Fare una mappa dei miei movimenti… anche se è soltanto temporanea

Con queste parole Craig Thompson chiude le circa seicento pagine di Blankets, suo graphic novel edito ormai diversi anni fa, nel 2003, un racconto diaristico ispirato alla biografia dell’autore. Nelle ultime vignette, il protagonista, Craig appunto, cammina sul bianco della neve e vi imprime le impronte dei propri piedi, il segno del suo passaggio; ma è anche il Craig Thompson autore che sta lasciando un segno di sé sulla pagina bianca. E non un segno qualsiasi che racconta una storia qualunque, ma le sue parole e il suo disegno per rappresentare una storia che è soprattutto rielaborazione del suo vissuto. Che soddisfazione lasciare un segno su una superficie bianca. Sarà anche una delle frasi che Thompson sceglie di posizionare in chiusura di Blankets, ma fornisce la chiave di lettura dell’intero graphic novel: la necessità di raccontare ciò che si è taciuto a lungo, e di farlo per immagini, attraverso il disegno. Quel disegno che, insieme alla scrittura è vissuto come atto liberatorio, e come fuga, tanto dall’autore quanto dal protagonista della storia.

Craig Thompson, Blankets, Rizzoli Lizard, 2010.
Craig e Raina.

Fuga e liberazione perché Craig vive la chiusura della campagna americana del Wisconsin: genitori cristiani iper – conservatori, insegnanti più concentrati sul trasmettere i propri ideali religiosi agli studenti che sul fornirgli una preparazione adeguata, bulli, baby sitter molestatori, ristrettezze economiche, l’unico letto di casa da condividere con il fratello minore. Il Craig bambino e adolescente disegna per rifugiarsi in mondi di carta che lo tengano lontano da una quotidianità in cui è solo e poco compreso. Qualcosa però cambia quando durante una vacanza sulla neve organizzata dalla parrocchia conosce Raina. Craig vive il suo primo amore aggrappandocisi con tutta la disperazione di chi ha bisogno di essere capito e di appartenere a qualcuno. Lo vive con un velo di senso di colpa, perché in fondo le rigidità religiose dei suoi genitori sono un po’ anche sue, con la sensazione di nostalgia che crea la distanza dalla persona che si ama e con il trasporto e l’ingenuità che solo l’amore in età adolescenziale conosce. Le tensioni si sciolgono tutte quando finalmente Craig riesce a passare del tempo solo con Raina, trascorrendo un paio di settimane con la famiglia della ragazza, in Michigan. Il senso di colpa viene meno e lascia spazio ad un sentimento profondo che l’autore descrive regalando al lettore le illustrazioni – e le parole – più belle di tutto il romanzo: l’amore per Dio e quello per Raina diventano un’unica cosa e Craig celebra la bellezza del sentimento che prova in un salmo, una preghiera per entrambi.

Tristemente, è sempre durante il viaggio in Michigan che Craig e Raina si rendono conto che il loro amore non è destinato a durare. Blankets diventa allora una storia sulla delusione: nei confronti del dio in cui (non) si crede, nei confronti della prima persona di cui ci si innamora, nei confronti di chi non ci capisce e del contesto in cui ci si sentiamo rinchiusi. Le pagine si riempiono di malinconia, e pian piano Craig abbandona tutto ciò che lo tiene ancorato ad una realtà fittizia, che non rispecchia il suo essere: la fede, Raina, il Wisconsin e la rigida moralità della famiglia. Della sua vecchia vita, a Craig non rimane che qualche traccia, conservata in quel ‘blankets’ al plurale del titolo: una coperta regalatagli da Raina, le lenzuola del letto che Craig condivide con il fratellino, ma anche metaforicamente il manto nevoso che ricopre i campi del Wisconsin e del Michigan. La neve, bianca immacolata o mista al fango, associata ad un preciso sentire: la gioia, il silenzio, la solitudine… Neve protagonista delle tavole di Thompson, insieme alle mani dei personaggi, sempre presenti e soggetto vero delle illustrazioni; le mani con cui Craig disegna sulla superficie – di nuovo – liscia di una pagina ancora bianca.

I pensieri di Craig.

Linee armoniche alternate a tratti spigolosi per la resa dei pensieri più cupi del protagonista e immagini di grande immediatezza caratterizzano il disegno di Thompson in Blankets, che rende al meglio l’impulsività, il trasporto, l’ingenuità con cui si vivono le esperienze adolescenziali. Il bianco e nero si colora così di sfumature e di un calore che non sono presenti sulla carta, ma nelle emozioni che si generano in chi osserva e legge: il Craig autore, ormai adulto, disegna per creare un legame con gli altri e per entrare in connessione con il mondo.


             

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