QUANDO L’ARTE INGANNA LA VISTA: LA TECNICA DEL TROMPE L’OEIL

Dal francese letteralmente “inganna l’occhio”, la tecnica pittorica del trompe l’œil non è altro che un’illusione ottica, che inganna appunto l’occhio umano facendogli percepire erroneamente in tre dimensioni ciò che nella realtà è dipinto in modo bidimensionale. L’illusione è data dall’uso del chiaroscuro e della prospettiva e generalmente ritrae nature morte o ambienti in cui lo spazio viene ampliato in maniera fittizia.

Il suo uso, inizialmente limitato, risale all’antica Roma, ad esempio nella Villa pompeiana di Poppea e in quella di Publio Fannio Sinistore a Boscoreale, quest’ultima smembrata in diversi musei del mondo, lasciando ingannevoli giochi prospettici di finti colonnati, nature morte di uccelli e cesti di frutta oltre ad affreschi di luoghi urbani e naturali e di elementi architettonici come fontane, statue, alture e grotte.

Più ampio ricorso al trompe l’œil si riscontra nei secoli successivi. Un esempio trecentesco è rappresentato dai Coretti realizzati da Giotto all’interno della Cappella degli Scrovegni a Padova: in prospettiva due volte a crociera, dalle quali pendono lampadari, anticipano finte finestre, che si aprono sullo sfondo.

Lo storico dell’arte Roberto Longhi ha parlato di grande novità per l’uso della prospettiva in questi affreschi, tanto da dedicare all’artista un importante saggio dal titolo significativo di Giotto spazioso. L’interesse per la prospettiva si affermerà in Italia nel Rinascimento in parallelo con l’interesse per l’architettura, mentre nel Nord Europa l’arte fiamminga riserverà grande spazio alla raffigurazione di nature morte e di interni.

Così, in linea con le tendenze richiamate, l’affresco sul soffitto della Camera degli Sposi del Mantegna a Mantova “sfonda” la parete attraverso un’apertura sul cielo, mostrando l’intera famiglia Gonzaga accompagnata da putti, mentre, a Milano, Bramante realizza con stucco dipinto il finto coro della chiesa di Santa Maria presso San Satiro, collocando lo stesso in una fuga prospettica che conferisce alla chiesa una profondità immaginaria. L’immagine riproduce un abside e una volta a botte, arricchiti con fregi e decorazioni, dietro l’altare della navata centrale.

Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, conservato alla Pinacoteca di Brera, col tempio a pianta centrale che si erge alle spalle degli sposi, conferma, infine, quest’uso e studio sapiente della prospettiva non solo nell’affresco ma anche nella pittura su tela.

Il XX secolo registra il declino del trompe l’œil in contemporanea col consolidarsi delle tensioni espressioniste e, ancor più, realiste. La sua natura illusionistica sopravvive nell’esperienza metafisica, nel surrealismo di Salvador Dalì e nelle architetture labirintiche di Escher, confinata in quello che gli orientamenti di quegli anni hanno definito “irrazionalismo”.

Fonti: http://www.treccani.it/vocabolario/trompe-l-oeil/; http://www.diegobormida.com/blog/?id=pmq774mw; http://www.pompeiisites.org; http://www.famedisud.it/sono-al-met-di-new-york-gli-spettacolari-affreschi-di-una-villa-romana-di-boscoreale/; https://www.finestresullarte.info/283n_cappella-degli-scrovegni-giotto-spazioso-roberto-longhi.php; http://guideturistichemantova.it/camera-degli-sposi/; http://www.geometriefluide.com/pagina.asp?cat=bramante&prod=corosansatiro.

Foto: copertina

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