Viaggiare per emozionarsi e non smettere mai: Blevio

Quante volte si viaggia per stare in mezzo alla folla e sentirsi meno soli? Quante volte prediligiamo le città con tanti abitanti? Quante volte scegliamo di immergerci nel caos? Ma quante volte invece scegliamo luoghi sperduti, per poterci innamorare ancora e ancora? Quante volte scappiamo e ci rifugiamo in angoli di paradiso? Quante volte preferiamo paesini in cui siamo circondati dal silenzio, dal rumore delle onde o dal richiamo delle marmotte, e nient’altro?

Ecco. Quando si va a Blevio, è questo che si rischia di trovare: silenzio, le barche che sbattono una contro l’altra e qualche gabbiano che si posa su una di queste.

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Viaggiare per innamorarsi, scendendo le viuzze di un borgo che si affaccia sul lago di Como, percorrendo un ciottolato circondato da muri che mostrano e celano, con fronde che fanno intravedere sprazzi di acqua che brilla e che riflette il profilo dei monti bruni e possenti. Blevio, piccolo ma potente. Entra dentro e sconvolge, non lascia nulla al caso. Non è sfondo, è protagonista di storie, di emozioni, di litigate e di amori.

Con il suo porticciolo, con le sue barche colorate ferme che si urtano una con l’altra, con i suoi saliscendi, Blevio con dolce prepotenza si manifesta come uno dei luoghi più suggestivi che il lago di Como nasconde, forse geloso di così tanta bellezza. Il silenzio e i rumori rapiscono dall’ostilità di ogni giorno, dalla paura, dalle errate convinzioni e dagli imprevedibili accadimenti quotidiani. Il silenzio e i rumori cullano, consolano e abbracciano.

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Le case alte, possenti, in pietra sono sicure, padrone di se stesse, le persiane colorate sono come le risate che esplodono all’improvviso nel silenzio del paesino, calde e soffici. Il molo è nascosto, come se si volesse proteggere la bellezza che questo sprigiona, ma se ci si lascia guidare dai piedi lo si può raggiungere facilmente, come se non si volesse contenere tanta meraviglia.

Blevio lascia segni, sulla pelle che ha visto tante carezze, tanti lividi. E Blevio chiede di rimanere lì, con le contraddizioni, con le paure con cui si convive, con i discorsi inutili, per capire gli inediti pieni di imperfezioni.

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Blevio chiede di restare in silenzio e di contemplare, di lasciare un’impronta, non preoccupandosi di quello che si è detto o si pensa. Blevio, insomma dona la possibilità di sorridere, di dare un nuovo significato, dà del tempo da non sprecare.

E allora nessun muro sarà troppo alto per vedere le emozioni dipingersi sul viso, mentre si passeggia per Blevio.


Images: copertina

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