Corte Europea dei Diritti: per le donne il sesso è importante anche dopo i 50 anni

Capita a volte che quelle stesse istituzioni che dovrebbero garantire equità di diritti manchino nel loro dovere. E’ quanto accaduto in Portogallo, dove una corte composta da tre giudici ha emesso una sentenza discriminatoria ai danni di Maria Morais. Fattore determinante per la decisione dei giudici sono stati il sesso della querelante e la sua età.

Maria Morais, oggi 72enne, aveva fatto domanda di risarcimento nei confronti dell’ospedale dove nel 1995 si era sottoposta ad un intervento di chirurgia ginecologica. L’esito dell’operazione compromise però il suo benessere fisico e le impedì da quel momento di avere rapporti sessuali. L’ospedale ricorse in appello ed ottenne nel 2013 che il risarcimento dovuto venisse ridotto di un terzo, vista l’età della paziente, la quale, secondo il parere degli imputati e della corte, era ormai in una fase della vita in cui il desiderio sessuale è ormai notevolmente ridotto.

La donna aveva 52 anni ed aveva già avuto due figli, era dunque già madre. Perché avere altri rapporti?

Queste le motivazioni alla base della sentenza emessa dai tre giudici.

Senonché, negli stessi anni, proprio in Portogallo, si erano dibattuti due casi simili (uno nel 2008, l’altro nel 2014), con esiti ben diversi. La sentenza si era in entrambi i casi risolta a favore delle vittime, cui era stato riconosciuto il grave shock psicologico causato dall’impossibilità di mantenere un’attività sessuale adeguata. Ovviamente si trattava di due uomini.

Perché proprio qui sta il problema.

Il pensiero comune, strisciante, malcelato, è che le donne, in fondo, non amino il sesso. Le donne percepiscono la sessualità in funzione della maternità, il loro interesse si ferma a quello e qualunque rapporto precedente all’ambita gravidanza non serve ad altro se non a prepararsi al momento dell’agognata inseminazione.

Una volta raggiunto lo scopo biologico della riproduzione il corpo della donna passa ad uno stato di quiescenza, che la porterà lentamente verso la menopausa e dunque verso la pace dei sensi.

Roba da medioevo insomma.

Palazzo della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

Si è dovuti ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, per far sì che si ottenesse giustizia. La Corte Europea ha infatti giudicato la sentenza e la corte portoghese colpevoli di discriminazione sessuale, condannando il Portogallo ad un risarcimento di 3250 euro per danni e 2460 euro per coprire le spese processuali affrontate dalla donna.

“Questa assunzione riflette un’idea tradizionale della sessualità femminile legata essenzialmente a scopi riproduttivi, e ignora la sua rilevanza fisica e psicologica per la piena realizzazione della donna come persona. “

si legge nella sentenza.

La cultura contemporanea si nutre ancora di idee e pensieri sviluppatisi in secoli durante i quali la libertà sessuale femminile era inimmaginabile e il miglior metodo contraccettivo era l’astinenza. Come per molti altri aspetti legati ai diritti delle donne, servirà tempo e lavoro perchè la situazione cambi e le coscienze si evolvano così da adeguarsi ai nuovi costumi. E’ dunque importante la presa di posizione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, una dimostrazione che la legge è davvero uguale per tutti e che il cambiamento, seppur lentamente, sta proseguendo inarrestabile.

 

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