BoJack e Sisifo: bisogna immaginarli felici

Ultimo episodio della quarta stagione di BoJack Horseman, sia chiaro. Ultima inquadratura: BoJack è sulla terrazza della sua villa, guarda Los Angeles che si stende sotto di lui, è al telefono, Hollyhock lo ha appena accettato come fratello, dandogli per la prima volta nella sua vita una famiglia: e sorride. Probabilmente per la prima volta in quattro stagioni vediamo il cavallo umanoide sorridere, e l’effetto straniante è fortissimo, solo in quel momento ci rendiamo conto che non avevamo mai visto quell’espressione sul suo volto, o muso. Adesso un altro sorriso, questo cartaceo, da immaginare in tutti i sensi: Sisifo, proletario degli dèi, impotente e ribelle. Ovviamente il Sisifo di Albert Camus. L’explicit è in qualche modo simile: Bisogna immaginare Sisifo felice. Forse perché stavolta è più difficile immaginare l’eroe felice, Camus si sente in dovere di suggerircelo.

Quale sia il crimine di Sisifo non è chiaro, dipende dalle versioni, ma sicuramente ha a che fare con l’inadempienza ai voleri degli dèi. Ai fulmini celesti, egli preferì la benedizione dell’acqua, e ne fu punito nell’Inferno. Sisifo rifiuta il cielo per la terra, disprezza la morte e ama la vita. Condannato alla punizione più inutile, far rotolare un sasso fino in cima ad una montagna dalla quale cadrà per ricominciare il giorno dopo, non si perde d’animo. Non spera in qualcosa di diverso, è consapevole del suo destino. Qui sta la sua tragicità, qui sta il suo eroismo. Nella consapevolezza alla quale ha deciso di non voltare le spalle risiede la sua grandezza, il motivo del suo sorriso che sfida gli dèi.

Ma BoJack non è ancora all’Inferno e quella consapevolezza deve ancora raggiungerla. Per lui il problema non è certo rifiutare gli dèi, quanto accettare la vita nella sua assurdità, giorno per giorno, e smettere di sperare in una serenità non di questa terra. La sua sfida è quella di trovare il motivo di sorridere accettando il caos dell’esistenza, il suo vuoto, il nulla e la transitorietà di tutto. Di accettare che forse non è l’uomo che avrebbe voluto essere, che non sarà mai amato da tutti e che un giorno sarà anche dimenticato. Il suo viaggio è quello sulla strada per diventare Sisifo che sorride mentre torna alla sua pietra come ogni giorno, per l’eternità.

Sembrerebbe facile dire che è la sfida di ogni uomo, ma non è così. Questa sfida appartiene a coloro che sentono l’assurdo e hanno capito che non gli sapranno rinunciare. Non è la sfida di chi ancora spera in una risoluzione, in qualcosa che lo salvi una volta e per sempre. BoJack cammina nel suo percorso di distruzione delle illusioni di felicità classica in tutte le quattro stagioni, fra tentativi di Ritorno e momenti di consapevolezza ancora più profondi. E quel sorriso finale sembra proprio la sintesi di tutto questo: non lo porta da un’altra parte, è sempre lo stesso BoJack di sempre, ma ha scoperto il valore ed il senso di vivere in questa vita così com’è.

La brevità di questo articolo sia scusata dalla stessa natura dell’idea che lo ha generato. Un’immagine soltanto, un’inquadratura e una riga, che si portano dietro dei mondi caotici e confusi. BoJack e Sisifo, immaginiamoceli felici.

 

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