Arrestata in Arabia Saudita perché indossava una minigonna

In Arabia Saudita le donne, se sprovviste di un apposito permesso scritto, non sono autorizzate a girare in luoghi pubblici senza essere accompagnate dal marito, dal fratello o da un figlio, insomma, da un uomo che faccia loro da “guardiano”. Senza il permesso del proprio guardiano una donna non può viaggiare, sposarsi, frequentare le scuole superiori  o persino sottoporsi a cure mediche. Nelle zone più conservatrici dell’Arabia Saudita le donne fino a pochissimo tempo fa non potevano guidare (e anche ora possono solo dopo una certa età) e sono obbligate a girare con l’abaya, un abito lungo fino ai piedi che non lascia scoperta nessuna parte del corpo.

Un esempio di abaya

Lo scorso luglio una ragazza (che si lascia identificare con il nickname “Khulood”) ha registrato e pubblicato su Snapchat un breve video mentre passeggiava nella zona del forte di Ushayquir, in Najd, una regione ultra-conservatrice dell’Arabia Saudita. Il problema? Nel video “Khulood” indossava una minigonna e un top che le lasciava parzialmente scoperto il ventre. Sui social è immediatamente scoppiata la polemica tra chi accusava la giovane e chiedeva che fosse punita per aver infranto il codice di abbigliamento previsto per le donne e chi invece la difendeva, sostenendo la libertà di ciascuno di potersi vestire come vuole. “Khulood” è stata rintracciata dalle autorità (il Comitato per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio) ed è stata arrestata. Trattenuta solo per un giorno, è stata rilasciata senza nessuna accusa formale ma solo dopo aver dichiarato di aver visitato il sito accompagnata dal suo tutore maschile e di non essere titolare dei propri profili social, dunque di non essere responsabile della diffusione del filmato.

Nell’autrice di questo articolo, in quanto donna, i sentimenti che suscita la lettura di una notizia del genere sono di ira e frustrazione. E’ inconcepibile che nel 2017 una ragazza possa essere arrestata semplicemente per aver indossato una minigonna. Ciò che più fa arrabbiare, però, è che ci sono persone anche in Occidente che hanno il coraggio di incolpare la ragazza perché, “dopotutto ha disobbedito alla legge locale, se l’è cercata”.

La lotta per la parità dei diritti tra uomo e donna è ancora lunga, specialmente in paesi con l’Arabia Saudita, in cui le differenze di trattamento tra i due generi sono macroscopiche; piccoli gesti di ribellione e di protesta come quello di “Khulood” possono essere l’avvio della battaglia ma devono essere sostenuti e incentivati da chi questi diritti li ha già. Le leggi di un paese sono espressione della sua cultura e mentalità, fattori che purtroppo non si cambiano dall’oggi al domani, ma possono essere modificate, nel tempo, anche grazie all’input dato da episodi significativi, come questo.

FONTI: www.repubblica.it www.corriere.it www.ilpost.it

CREDITI: Immagine 1,  Immagine 2

 

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