QUANDO DUE ARTI SI INCONTRANO: LA LETTERATURA IN FRANCESCO GUCCINI

Molti conoscono Francesco Guccini per le sue canzoni di critica politica e di analisi della società. Ne sono esempio L’Avvelenata e Dio è morto. Tuttavia il “Maestrone” è soprattutto un conoscitore della letteratura e un poeta, capace di dare nuova vita a storie e personaggi spesso dimenticati. La conoscenza che dimostra di avere riguarda opere distribuite nel tempo, partendo dall’Odissea fino a giungere a Cirano de Bergerac.

Guccini è un cantautore emiliano, nato a Modena nel 1940. Le vicissitudini della sua vita privata, dei suoi amori, dei suoi viaggi sono narrate in modo spesso enigmatico in molti suoi brani. Oltre a essere cantautore, ha scritto diversi libri e ha lavorato come giornalista e come insegnante. Da pochi anni si è ritirato dalla scena musicale, dopo la pubblicazione dell’album L’ultima Thule nel 2012. Le sue canzoni riguardanti la letteratura appartengono a diversi album, a conferma del fatto che l’amore per la letteratura è un suo tratto distintivo.

Jan Brueghel il Vecchio, Gli amori di Ulisse e Calipso

Il vivido parallelismo tra un montanaro e un marinaio trova la sua perfetta sintesi, nell’ottica di Guccini, in Ulisse, personaggio cantato da Omero nella sua Odissea. Ricordiamo che Guccini passa gli anni della sua infanzia a Pàvana, piccolo paese sull’appennino tosco-emiliano, a cui rimarrà sempre molto legato e dove tuttora vive. La sua canzone Odysseus narra, attraverso echi letterari molto conosciuti e altri molto difficili da rintracciare, le tribolazioni del viaggio e la curiosità che spinge il viaggiatore ad andare sempre oltre sé stesso. È Guccini stesso a ricordare alcuni degli autori da cui ha tratto ispirazione:

Ho fatto il verso a molti illustri poeti in questa canzone, tra i quali ricordo naturalmente Omero ma anche Dante Alighieri, Ugo Foscolo, Kavaphis… E mio cugino Alberto Prandi.

Nei primi versi, Ulisse parla di sé stesso e afferma con sicurezza che per sua natura non era spinto verso le avventure sul mare. Viene ritratto infatti come un contadino attraverso una splendida descrizione:

il sudore e la terra erano argento
il vino e l’olio erano i miei ori.

Dalla seconda strofa si delinea la nuova avventura di Ulisse. A spingerlo verso questa vita nuova è, nell’analisi gucciniana, la curiositas caratteristica del personaggio in virtù del suo essere stato contadino. Infatti il paragone è tra i monti e le isole. Nei primi quattro versi di questa strofa viene svelato il parallelismo su cui si basa tutta la canzone:

Ma se tu guardi un monte che hai di faccia
senti che ti sospinge a un altro monte
un’isola, col mare che l’abbraccia
ti chiama a un’altra isola di fronte.

Nelle strofe successive, con un’incredibile capacità linguistica, Guccini descrive le avventure di Ulisse e le sensazioni che prova durante la navigazione. L’accento è posto, come nel XXVI canto dell’Inferno dantesco (ma senza una condanna morale), sulla difficoltà e l’impossibilità del viaggio. Sebbene la fine di Ulisse sia – nel brano – la sua morte, l’eternità del personaggio è data da chi l’ha cantato. Negli ultimi versi viene espressa la gratitudine di Ulisse verso chi ha tramandato le sue imprese:

Donandomi però un’eterna vita
racchiusa in versi, in ritmi, in una rima
Dandomi ancora la gioia infinita
Di entrare in porti sconosciuti prima.

Appartiene al secondo album di Guccini, Due anni dopo, la canzone Ophelia, che si distingue per la sua dolcezza. Il personaggio Shakespeariano dell’Amleto viene descritto in maniera pittoresca, immaginato mentre cammina nella sera con i capelli sciolti. Questa canzone non è molto conosciuta, ma è stata eseguita anche dai Nomadi, band affine e vicina a Guccini fin dai suoi esordi.

Nei primi versi, ci viene data un’immagine nitida di Ophelia, che

vestita di bianco
va incontro alla notte
dolcissima e scalza.

John Everett Millais, Ofelia

Riusciamo perfettamente a immaginarci una fanciulla giovane, graziosa, avvolta dai colori del tramonto. Diverse domande vengono poste a Ophelia, domande rivolte con espressioni poetiche. Riguardano ciò che vede e le ragioni che l’hanno portata a sciogliere i suoi capelli e a indossare “la veste più pura”. C’è un riferimento chiaro alla malattia del personaggio, ovvero la sua pazzia. Proprio questo tratto rende Ophelia così affascinante anche per pittori come John Everett Millais, a cui appartiene il celebre dipinto qui riportato.

Fonti

  • Wikipedia
  • F. Guccini, Ma se io avessi previsto tutto questo – Gli amici, la strada, le canzoni, Universal Music Italia srl 2015
  • angolotesti
  • francescoguccini

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