Nan Goldin tra vita e arte: il suo diario di eccessi

Dopo aver girato il mondo, è ora presente anche a Milano, dal 19 Settembre al 26 Novembre, la mostra “The Ballad of Sexual Dependency” della fotografa Nan Goldin; promossa dal Museo Fotografia Contemporanea presso il Palazzo della Triennale, a cura di François Hébel.

Non una comune mostra fotografica, come spiega lo stesso curatore:

“Non copriamo di foto i grandi muri della Triennale. Facciamo vedere l’essenza, che è l’audiovisuale. Questa è l’arte di Nan Goldin, pura, e la prendiamo com’è, ed è questo che fa la differenza”.

Si tratta difatti di una proiezione video in continua evoluzione, che ad oggi presenta 700 diapositive a colori, scattate in formato 35 mm nell’arco di tempo di 30 anni; tempo in cui Nan conviveva e viaggiava con quella che lei chiamava “family”: una comunità di omosessuali, drag-queen, artisti, scrittori e registi.

«The diary is my form of control over my life. It allows me to obsessively record every detail. It enables me to remember.» 

Nan Goldin

Non è un caso l’uso della forma di un diario fotografico. La sua scelta nasce quasi inconsapevolmente nel 1965 in seguito a un evento traumatico, quando la sorella Barbara Holly decide di posizionarsi sui binari della ferrovia e farsi investire da un treno. Questo evento fa maturare in Nan il desiderio impellente della verità, che in quel momento i genitori premevano tenere nascosta al mondo. Di lì in avanti, ciò la porta a documentare tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto rinnegare.

Le immagini si muovono partendo dalla sua Boston tra varie città del mondo, sotto le note di Velvet Underground, James Brown, Nina Simone, Charles Aznavour, Screamin’ Jay Hawkins e Petula Clark (solo per citarne alcuni).
Musica che combinata alla serie di diapositive crea un’opera di un ritratto sociale e culturale tipico degli anni ’70 e ’80. Anni che vengono rappresentati soprattutto nella loro realtà intrisa di eccessi: si va dalle bohème newyorkesi ai club della downtown, tra la dipendenza e la violenza, e poi alla morte per Aids di molti membri della “family” di Nan.

“Quando ho cominciato a fare foto a colori, la gente mi diceva che quella non era arte, era vita reale ed erano scandalizzati dal fatto che qualcuno lo facesse. Secondo loro l’arte doveva essere immaginazione, cosa che io non ho mai avuto. Semplicemente tenevo gli occhi aperti. Il mondo è così strano, non avevo bisogno di immaginazione”.
parla Nan Goldin all’inaugurazione della mostra

Spontanea, semplice e diretta: è così che Nan racconta il mondo per farne un’arte, cogliendo attraverso i suoi scatti i momenti gioiosi, intimi e privati oltre a quelli violenti e sofferti dei propri compagni con cui condivideva ogni esperienza, anche la più estrema.
Stessi scatti che per molto tempo la svalutano dalla critica, che la giudica scandalosa e superficiale: accuse che Nan sconfessa, spiegando che il suo lavoro fosse stato interpretato solamente in maniera sensazionalistica, nonostante non fosse quello il suo intento.

Le cose, infatti, si rivelano ben diverse: il suo diario mira ad andare oltre l’apparenza, per cogliere l’essenza e la purezza che c’è dietro ogni situazione ivi rappresentata.
Questo progetto richiede di andare oltre al giudizio che comunemente associa come “scandalose” proiezioni di immagini intime o insolite, che in questo ambito artistico rappresentano solo un contesto, una maschera che, una volta rimossa (come invita a fare Nan Goldin stessa), rivela molto di più.

Si può percepire la vicinanza tra le persone, si può cogliere l’intensità e il fervore della vita negli ambienti prima citati; tutto questo nella sua autenticità, senza troppi filtri.
Ma nel complesso, Nan Goldin vuole parlarci di tenerezza, di persone vulnerabili e perse, sebbene queste possano apparire eccentriche o provocatorie.
Soprattutto ci invita a riflettere sul nostro senso comune del costume e sui pregiudizi che la nostra società preconfeziona per noi, anche davanti ad immagini prese dal quotidiano, che in fondo non trattano di niente se non di realtà, in ogni sua sfaccettatura.

Credits:

foto: copertina

fonti: – http://www.clickblog.it/post/206879/nan-goldin-the-ballad-of-sexual-dependency  http://www.mufoco.org/nan-goldin-the-ballad-of-sexual-dependency/

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