La FW oltre le sfilate: I manichini di de Chirico

Giorgio de Chirico in qualità di designer, non smentisce la sua bravura. Non è il ruolo in cui si è abituati a pensare l’artista, ma de Chirico riesce a stupirci anche in questo campo. Quando un genio della pittura incontra l’arte dei costumi di scena, non può che uscirne un capolavoro. E proprio dei capolavori sono quelli che sono stati presentati il 19 settembre scorso alla mostra I Manichini di de Chirico presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La Fondazione Cerratelli (antica sartoria toscana) ha aperto il proprio archivio esponendo una collezione di costumi realizzati dal famoso de Chirico per la rappresentazione de I Puritani di Vincenzo Bellini, all’interno della prima edizione del Maggio Musicale Fiorentino.

Il nome della mostra può far pensare ai manichini spogli che popolano i quadri di de Chirico, ma in realtà in questo caso il suo compito è stato quello di vestirli. Non molti sanno che l’artista, conosciuto dai più per le sue opere di stampo metafisico, lavorò tra gli anni ’20 e ’30 anche per il teatro, realizzando costumi e scenografie. I modelli presentati nella mostra risalgono al 1933, quando de Chirico li progettò, realizzando così un connubio tra arte (il campo prediletto), spettacolo e moda. Perché di arte della moda si tratta, essendo costumi magistralmente ideati e realizzati: si presentano con colori estremamente vivaci (che richiamano la tradizione toscana) e decorati da linee semplici, quasi infantili (nel senso buono e puro del termine), la stoffa bianca e rigida sembra proprio essere una tela decorata da pennellate di colore. La progettazione dei vestiti è, come abbiamo detto, degli anni ’30 del Novecento, ma sono stati recentemente restaurati poiché l’archivio Cerratelli fu largamente devastato durante l’alluvione che nel ’66 colpì la città.

“Investimento di fantasia e sapienza” così questa collezione è stata definita da Aldo Grasso, editorialista de Il Corriere della Sera,sottolineando l’importanza di tali costumi nella sua introduzione tenuta all’inaugurazione della mostra, fantasia che non fu però apprezzata dai contemporanei dell’artista, in quanto il suo lavoro incontrò critiche e rifiuto. Queste furono forse frutto di scontri con il giornale La Nazione, ma appaiono come rifiuto di qualcosa che è nuovo e diverso dall’ordinario: de Chirico rifiutò infatti la tradizione ottocentesca, a favore di un nuovo approccio che molto si avvicina alla sua arte. Un approccio caratterizzato da forme semplici e colori forti che tanto si avvicina al moderno ‘colour blocking’, nell’accostamento di colori diversi e in contrasto tra loro, e richiama uno stile quasi etnico del vestire. Questo è stato un avvicinamento di de Chirico al mondo dei vestiti, sancito poi anche dalla collaborazione americana con riviste quali Vogue Harper’s Bazaar, per i quali realizza delle illustrazioni secondo il suo stile pittorico.

Dimostrazione di un’ unione di campi d’arte diversi che sottolinea come la creatività possa spaziare nei modi più vari, la mostra sarà visitabile fino al 6 ottobre (anche il sabato mattina) in via Nirone 15, accompagnata anche da laboratori aperti agli studenti dell’ Università Cattolica atti ad unire un’esperienza pratica alla teoria.

 

 

FONTI:

Fondazionedechirico

Ricerca.repubblica

Wsimag.com

FOTO:

Le foto inserite nell’articolo sono state scattate da Carlotta Bonfanti

 

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