API DA SALVAGUARDARE. LA GUERRA DEGLI APICOLTORI

Temute e odiate per la sola arma di difesa che possiedono, così piccole eppure in grado di terrorizzare l’intero genere umano. Un ronzio al sapore di minaccia, occhi piccoli e neri che scrutano e incutono paura, pronti a decollare sul nostro balcone alla ricerca del luogo più accogliente: le api. Eppure, l’insieme di queste caratteristiche ostili e riprovevoli oscurano l’importanza di questi minuscoli insetti, i quali, attraverso un lavoro fondato sulla collaborazione e partecipazione, contribuiscono al benessere complessivo della popolazione. Una cooperativa che purtroppo, a causa degli interventi aggressivi da parte di enti non specializzati né informati sulla tutela dell’ambiente, cambiamento climatico e parassiti esteri, sta subendo una progressiva e veloce perdita, tale da incidere in modo determinante sull’economia mondiale. 

Ad affrontare questo delicato e vitale tema è la rivista Altreconomia, ricorrendo al parere di esperti del settore, come Ilaria Rilievo, giovanissima apicoltrice dell’altovicentino. E’ proprio Ilaria ha ricordare la necessità reciproca tra api e piante: un aiuto fondamentale per la riproduzione. Un’intensa eclissi di questi insetti, come sopra abbiamo ricordato, sta già incidendo in maniera determinante sull’economia mondiale, come sottolinea il Consorzio nazionale apicoltori, il quale non tarda a evidenziare un calo del 20-50% del numero di sciami in Europa. L’effetto più evidente di questo crollo è l’economia mondiale stimata a 265 miliardi all’anno, la quale non è la sola conseguenza di questo fenomeno allarmante. Al contrario, i risultati sono molto più inquietanti: 1/3 degli alimenti dipende dall’opera impollinatrice. In altre parole “il 90% della produzione di cibo dipenda da 100 specie vegetali, di queste, 70 esistono grazie all’impollinazione effettuata dalle api”. Dunque, risulta essenziale vietare l’uso di sostanze chimiche.

La prima arma di difesa adoperata dall’associazione ambientalista per sensibilizzare l’intera comunità è stata la campagna “salviamo le api”, un progetto avviato nel 2013 da un gruppo di attivisti di Greenpeace che, nel gennaio 2017, ha sostenuto e firmato una petizione per chiedere al governo italiano e alla commissione europea la messa al bando definitiva di pesticidi e altri prodotti chimici dannosi all’ecosistema. “Più di due terzi del polline raccolto nei campi e portato all’alveare è contaminato da 17 diverse sostanze chimiche tossiche”, sostanze chimiche che finiranno sulle nostre tavole in quanto contenute nella maggior parte dei prodotti alimentari. Questo è quanto ribadisce Federica Ferrario, responsabile della campagna “Agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia. L’inscindibile gruppo “verde”, però, non fa appello solo ai “big” della politica agricola o dell’economia, ma rivolge un particolare appello anche ai singoli cittadini, i quali, nel loro piccolo, possono contribuire ad una reintegrazione delle api attraverso due semplici ed efficaci mosse: un’ “area salva-api”, ossia la semina di piante e fiori “bio amici” degli insetti come la calendula, la lavanda o la malva; o la costruzione di un rifugio per la api usando travi di legno forate o mattoni cavi dove poter ospitare questi insetti. Un esempio di “aiuto privato” è offerto dall’azienda “Il massaro” di Norcia, dotato di 600 alveari per la produzione di miele d’acacia, ma costretto a subire una costante perdita a causa del continuo cambiamento climatico e del terremoto che, insieme a distruzione e dolore, ha portato alla morte di migliaia di api schiacciate dai telai delle arnie: nel solo 2016 l’azienda ha subito una perdita pari al 70% dell’intero ricavato. La crisi produttiva della più conosciuta e apprezzata varietà di miele ha raggiunto e coinvolto tutta l’Italia: 400 tonnellate in meno prodotte nel 2016. Le conseguenze più inquietanti di questa grave crisi sono da ricercare nell’innalzamento dei prezzi e nell’aumento del rischio di sofisticazione, cioè l’alterazione della genuinità del prodotto. E proprio a causa di un panorama sempre più buio e oscuro, l’Europa si è ritrovata (e si ritrova) a soddisfare solo il 60% della domanda di miele, importando la metà del prodotto dalla Cina.

Per poter ricominciare a far danzare le api è importante coinvolgere la comunità ripartendo dai più piccoli. A Perugia, infatti, è stata creata (in collaborazione con il corpo Forestale) la prima “autostrada delle api”, un corridoio verde curato dai bambini delle scuole primarie e secondarie di Panicale e Paciano. Una danza da difendere, delicata e leggiadra come i movimenti, ma allo stesso tempo energica e vigorosa. Un vortice prezioso e colorato come la biodiversità che questa “festa danzante” tutela e protegge. Forse, d’ora in poi, guarderemo alle api con occhi diversi.

 

Fonti: Numero 195 di Altreconomia di luglio-agosto 2017

Crediti immagini: Immagine 1, Immagine 2, Immagine 3 (dell’autrice), Immagine 4

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