Saba: moriva sessant’anni fa una delle voci più intense del ‘900

Il 25 agosto 1957 si spegneva, a Gorizia, Umberto Saba, il più difficile dei poeti contemporanei secondo Pier Paolo Pasolini. Un autore per molti versi incompreso, quasi sottovalutato, per la sua poesia umile e quotidiana, da cui emergono però riflessioni complesse e significati profondi sulla sofferenza e sulla natura umana. L’obiettivo di Saba è quello di perseguire una poesia onesta, volta alla chiarezza interiore e alla sincerità morale, in grado di portare il poeta a recuperare la propria identità attraverso un’indagine spirituale e a partecipare alla vita sociale.

Umberto Saba nasce a Trieste nel 1883, quando il padre, nobile e cattolico, ha già lasciato la madre borghese ed ebrea. Lo scontro tra padre e madre è solo il primo di una serie di opposizioni psichiche ed episodi nevrotici da cui non guarirà mai del tutto. Dopo aver intrapreso un percorso di studi classici e commerciali, Saba presta servizio militare tra il 1907 e il 1908, anni in cui nasce la sua vocazione poetica con i Versi militari.

Umberto Saba nel 1951

L’opera più famosa di Saba è senza dubbio il Canzoniere, struttura unitaria pensata dal poeta intorno al 1913 per raccogliere tutta la sua produzione in versi, poi realizzata nel 1921 e continuamente aggiornata con i nuovi componimenti. La lingua antiquata utilizzata da Saba è dovuta all’influenza di Leopardi, Parini, Foscolo, Manzoni e Petrarca e contribuisce a dare una sfumatura di anacronismo e inattualità voluta, in aperto contrasto con le tendenze della lirica contemporanea. Anacronistiche anche la sintassi eccessivamente sostenuta e la struttura metrica tradizionale, rivolgendosi spesso alle forme preimpostate del sonetto, della canzonetta e della ballata. Unicità del classicismo di Saba è, però, la sua vena popolare, umile che porta l’artificialità letteraria a convivere con una lingua comune e con un lessico quotidiano, semplice.

Casa e campagna (1909-1910) e Trieste e una donna (1910-1912) sono i fiori all’occhiello del Canzoniere e si concentrano sulle due grandi amori del poeta: la moglie Lina, celebrata soprattutto nelle liriche di Casa e campagna, e la città di Trieste. In Trieste e una donna, oltre che seguire i drammatici sviluppi della relazione con la moglie, invaghitasi di un altro uomo, assistiamo alla maturazione di un forte interesse per l’introspezione psicologica dei personaggi,

Per molti critici è, però, la seconda edizione del Canzoniere del 1945 a definire in modo completo la figura di Saba. A partire dagli anni Trenta la vena tradizionale si affievolisce per lasciar spazio a tematiche più attuali come la psicanalisi, che portano a uno svecchiamento di espressioni tradizionali e, inoltre, inizia un rapporto più intenso con Montale e Ungaretti, esponenti della lirica nuova. Epigrafe, chiusura ideale del Canzoniere, confessa un bilancio esistenziale volto al fallimento, le nevrosi si acuiscono e il tono non può che farsi grave e drammatico.

Gli ultimi anni di Saba sono caratterizzati dalla crisi del suo ideale di poesia, vista come strumento per giungere alla verità. Nonostante questo, a partire dal secondo dopoguerra Saba diventa un modello da imitare, un poeta il cui influsso è chiaro nella produzione di autori di spessore come Morante, Sereni e Caproni, contribuendo così a rendere unico il panorama letterario italiano.

 

Fonti

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