A ciambra: lontani, ma vicini. Molto più di quanto pensiamo

Rom: Insieme di gruppi migranti e nomadi diffusi in tutto il continente europeo e nelle Americhe. I R. (in lingua romanés «uomo, essere umano») sono indicati anche con il termine Sinti (da Sindh, regione del Pakistan occidentale, dalla quale probabilmente ebbero origine), o con quello più comune di zingari (da Atsigan, Tsigan, adattamento del greco medievale ᾿Αϑίγγανος, «intoccabile», che, al plurale, designava una setta di manichei provenienti dalla Frigia).

a ciambra: in dialetto calabrese significa la camera, viene dal francese e si riferisce a una capanna fatta con arbusti e vegetazione, spartana. cosi come lo sono i luoghi dove si sviluppa questa storia.

Come si evince dalla definizione fornita da Treccani, i rom non sono mai stati amati dalla società in cui provano a vivere mantenendo le proprie tradizioni intatte. Fin da subito vengono etichettati e esclusi dalla società moderna. Per loro la scuola si può smettere a 13 anni, stessa età in cui ci si sposa e si comincia a far crescere una famiglia, si vive in roulotte come fanno i nomadi e – di conseguenza – si creano comunità estraniate dal centro della città, lontane dagli occhi giudicanti. Noi abbiamo paura dei rom ma i rom hanno paura di noi.

Forse è proprio questa loro caratteristica ad attarre la mafia di Gioia Tauro allo scopo di creare una collaborazione di compravendita di pezzi di ricambio automobilistici e quant’altro. La storia si incentra su Pio Amato, un quattordicenne che si ritrova a capo della famiglia quando padre e fratello vengono arrestati. Sembra non avere paura di nulla, eppure è solo un bambino.

A Ciambra è un film intenso, molto. Pio vive a Ciambra, ovvero un quartiere (più precisamente dei palazzi) di Gioia Tauro, in Calabria. Deve cominciare a vendere pezzi di ricambio e oggetti rubati alla comunità africana che vive di fianco al loro campo, entrando in contatto con una cultura diversissima dalla sua ma altrettanto lontana da quella italiana.

La telecamera si muove vicinissima ai volti dei personaggi, cercando di comprendere al meglio le loro emozioni e sentimenti. Si vedono gli occhi di Pio persi verso l’infinito e la determinazione in quelli della nonna, preoccupata per figlio e nipote incarcarati. Le parole che escono dalle loro bocche sono incomprensibili, aspre. Infatti ci sono i sottotili, al cienema dicono pure che il film non è nemmeno in Italiano, ma in dialetto, quasi fosse una lingua straniera. Eppure non parlano sinti o romeno, bensì calabrese con cadenza.

Il punto è che questo film racconta un realtà nascosta. Eppure visibile. Il bambino che passa ogni giorno in metro a chiedere soldi non è molto diverso dal Pio protagonista del film.

https://i0.wp.com/www.cinematografo.it/wp-content/uploads/2017/05/a-ciambra.jpg?w=1140

Vengono da un mondo lontano, si sentono persi ma decidono di vivere qui come vivevano là. Arrangiandosi, rubando. Anche agli amici.

Le famiglie di Ciambra sono numerose, quasi non si capisce chi è figlio di chi. Sembrano uniti ma non si sa bene da che cosa. Quello che conta è sopravvivere, tanto che i bambini sanno guidare i camion. E fumano.

Questo film è di un’importanza incredibile, sia per il cinema che per la nostra società. Ci fa vedere qualcosa che forse non vorremmo vedere. Si tende, infatti, ad andare al cinema per straniarsi dal mondo, allontanarsi dai problemi. Vivere le vite degli altri per un’ora o due.

Stavolta no, stavolta ci si sente coinvolti alla fine. Un’altra volta ve lo dico, andate a vedere questo film perchè a volta bisogna anche uscire con un groppo in gola dal cinema, con mille domande in testa. Non sempre felici e contenti che “tanto è solo un film”.

il regista ha raccontato a sentieri selvaggi che “dopo aver incontrato i protagonisti, ho cercato di adattare il film il più possibile alla loro vita, mantenendo tuttavia la struttura drammatica del racconto. Il dialogo della sceneggiatura è quasi sempre quello che ho già sentito dire da loro in precedenza. Non penso mai ai miei film come delle storie che rispecchino il più possibile la realtà. Li penso invece come un intervento in una situazione che ha delle potenzialità drammatiche. Intervenendo in una situazione reale il film costruisce una narrazione che la esprime”.

  • REGIA: Jonas Carpignano
  • SCENEGGIATURA: Jonas Carpignano
  • FOTOGRAFIA: Tim Curtin
  • MONTAGGIO: Affonso Gonçalves
  • MUSICHE: Dan Romer
  • PRODUZIONE: DCM Productions, Film i Väst

In questa lista tecnica sul film i nomi dei protagonisti sono stati rimossi appositamente, si perderebbe il senso della fine. Aspettate i titoli di coda per una sorpresa finale.

 


FONTI

IMdB

visione diretta del film

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.