La Mezquita-Catedral di Cordova: un caso unico

Una cattedrale costruita in una moschea eretta su una chiesa: questa in sintesi la descrizione della Mezquita-Catedral di Cordova, gioiello di questa città dell’Andalusia, unica nel suo genere e patrimonio dell’Unesco, nella cui storia fedi diverse si sono incrociate e ognuna ha lasciato la propria traccia.

Una storia complessa e variegata per questo edificio, che nasce nel 785 ad opera dell’emiro Abd Al-Rahman I, sui resti di un’antica chiesa visigota, San Vincenzo. Questa venne inizialmente suddivisa e utilizzata sia da musulmani che cristiani, ma poi fu successivamente demolita per costruire la grande moschea che ancora oggi possiamo vedere. Si compone di varie parti, corrispondenti ai vari ampliamenti che si sono susseguiti nel tempo ad opera dei sovrani mori.

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L’accesso al luogo avviene tramite un’alta torre, originariamente un minareto (ora campanile), da cui si accede al Patio degli Aranci e di lì alla moschea-cattedrale vera e propria.

L’interno è composto da una vera e propria foresta di colonne (856 in tutto) di marmo e granito, con capitelli di diversi stili, sormontate da un doppio arco in mattoni e pietra bianca, che creano un effetto unico e suggestivo.

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Nel secondo ampliamento, ad opera di Al-Hakam II, troviamo il Mihrāb. Esso era il luogo più importante della moschea, costruito in modo da puntare in direzione della Ka ‘ba a La Mecca, verso cui i fedeli dovevano rivolgere le loro preghiere. Tuttavia quello della moschea di Cordova non è rivolto in quella direzione, bensì punta verso sud. Un errore piuttosto ingente per i fedeli musulmani, a cui si cercò di porre rimedio tramite una leggenda relativa ad Abd Al-Rahman I: l’emiro infatti, cacciato dalla città di Damasco dagli Abbasidi, avrebbe voluto, per nostalgia, orientare il suo Mihrāb nella stessa direzione di quello della moschea di quella città.

Il Mihrāb è decorato da una serie di motivi arabeggianti: un intrigo di forme, motivi vegetali e versi del Corano che donano un’apparenza di maestosità e ricchezza al tutto. Il suo arco ospitava a volte l’imam o addirittura il califfo stesso. Il Mihrāb fu spostato diverse volte durante i vari ampliamenti, fino a trovarsi nella posizione in cui lo vediamo adesso.

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In tutto questo, abbiamo la cattedrale del XVI secolo, che si inserisce trasversalmente nell’impianto della struttura preesistente. Lo stile è un’unione di barocco, gotico e rinascimentale. Bello senza dubbio, ma che inevitabilmente risulta ampolloso e pesante rispetto allo stile arabo, semplice ma suggestivo, della moschea che lo circonda. Tanto che lo stesso Carlo V, che aveva interceduto affinché ne si cominciasse la costruzione, avrebbe dichiarato in seguito: “avete costruito qualcosa che si può vedere ovunque, distruggendo qualcosa che invece era unico al mondo”.

È interessante notare la differenza nel gioco di luci della moschea e della cattedrale: se nella prima predomina la penombra, un insieme di ombre suggestivo che invita alla meditazione, nella seconda domina la luce, che penetra all’interno tramite le ampie vetrata poste in alto, simbolo della luce di Dio che entra e illumina i fedeli ritrovati.

La Mezquita-Catedral di Cordova è uno dei più belli esempi di arte araba in Europa, unico e incredibile, tanto da essere sopravvissuto alla Reconquista cristiana senza venire distrutto. Le fedi si succedono, le religioni cambiano, e in conseguenza di questo gli edifici religiosi vengono distrutti e ricostruiti. Ma in questo caso, ciò non è accaduto: la bellezza dell’edificio che gli arabi avevano lasciato sembra aver vinto, come accadrà anche in altri luoghi dell’Andalusia, primo fra tutti Granada.

 

FONTI:

www.viviandalucia.com

 

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