Sempre più meduse nel mar Mediterraneo

Incontrare ed osservare la fauna marina nel proprio habitat è una esperienza impagabile. Il fascino delle creature marine è fuori discussione e la loro diversità dalle specie terrestri cui siamo abituati le rende probabilmente ancor più interessanti.

Eppure ci sono creature che non sempre siamo felici di scorgere tra le acque nelle quali ci immergiamo: le meduse.

Composte al 98% di acqua, sono dotate di tentacoli, con cui catturano le proprie prede.

Terrore di ogni bagnante, sono spesso temute per via dell’effetto urticante dei lunghi tentacoli. In verità tali creature sono spesso innocue, in special modo per l’uomo, una preda decisamente troppo grossa e poco appetibile per questi gelatinosi animali. Inutile negare che tra le diverse specie, ce ne siano alcune di letali, ma perlopiù si tratta di animali che, se non avvicinati, non ricercano il contatto con l’uomo.

“Tutti i nostri mari sono interessati dalla presenza di meduse (anche se la parola giusta sarebbe: macrozooplancton gelatinoso). Alcuni di questi animali non pungono e non sono meduse, ma sono grossi e sono gelatinosi. La gente li chiama, comunque, meduse. Pelagia, molto urticante, sta bene dove ci sono acque profonde, soprattutto nel Tirreno. Anche Velella, la barchetta di San Pietro, sta bene in acque profonde, soprattutto nel Mar Ligure. Altre si trovano prevalentemente nel Nord Adriatico come Aurelia”

spiega Ferdinando Boero, professore di Zoologia all’Università del Salento, associato a Cnr-Ismar.

Gli studi più recenti dimostrano come siano in grado di controllare i propri movimenti, senza dunque lasciarsi trasportare dalle correnti.

Chi frequenta le spiagge italiane avrà però probabilmente notato come negli ultimi anni gli avvistamenti di meduse in mare, o lungo la battigia, siano aumentati. Ebbene, stando ai dati raccolti dallo studio Occhio alla medusa, condotto dall’Università del Salento in collaborazione con Marevivo, associazione per la conservazione dell’ambiente marini, nei sei anni che vanno dal 2009 a 2015, gli avvistamenti sarebbero aumentati di ben 10 volte: dalle 300 segnalazioni del 2009 alle 3000 del 2015.

Lo studio ha lo scopo di recensire gli avvistamenti di questi affascinanti animali avvalendosi della collaborazione di personale scientifico e non. È infatti possibile per ciascuno di noi inviare le informazioni relative ai propri incontri, indicando numero di esemplari e zona dell’avvistamento.

Non è facile stabilire le cause di un tale esponenziale aumento. Tra le più accreditare figurano i cambiamenti climatici, cui il conseguente aumento delle temperature e quindi delle acque e della salinizzazione delle acque costiere, avrebbe modificato e ampliato i territori vivibili dalle meduse, e lo sfruttamento sempre più intenso delle risorse marine e ittiche avrebbe provocato uno squilibrio all’interno della catena alimentare, riducendo il numero di predatori che si cibano di meduse.

Il flagello degli ecosistemi siamo noi, non le meduse. Le meduse sono un pungente avvertimento che non stiamo agendo bene nei confronti degli ecosistemi che, con il loro funzionamento, permettono la nostra sopravvivenza. Ma come si fa a rispettare ciò che si conosce solo grossolanamente?” continua Boero

Le meduse sono organismi antichi, tra i più vecchi presenti sul nostro pianeta. Sono creature misteriose, affascinati e biologicamente perfette e abitano la Terra da più di 600 milioni di anni, pressoché identiche ai loro antenati. Perfette. Non dovremmo temere la loro presenza, quanto comprendere attraverso la loro osservazione quanto il nostro stile di vita stia mutando equilibri da sempre esistenti.

Fonti: Lifegate, Marevivo, Adnkronos

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