Il paradiso non può attendere

Via Noto, Milano. Per chi come me è stato od è un abituè di questo luogo, sa benissimo di cosa sto parlando.
In questo posto sperduto di Milano ha sede la facoltà di Scienze dei Beni Culturali della Statale. Aula k 11, lezione di Storia del teatro e dello spettacolo, docente, Prof. Bentoglio.

Paradise Now, di cosa stiamo parlando? Di uno spettacolo teatrale, ma non come ve lo immaginate voi, dove il pubblico arriva a teatro in maniera ordinata, si siede nei posti assegnati, si gode lo spettacolo, ride, piange e applaude. No.

Paradise Now va oltre la definizione classica della rappresentazione teatrale, e per di più è nato in Italia, precisamente a Cefelaù, in Sicilia.
Corpi nudi o seminudi che si muovono, gridano, parlano, rappresentano. Essi rappresentano una rivoluzione, anzi, ben 8 rivoluzioni suddivise in gradini da scalare. La compagnia Living Theatre di New York tra il 1968 e il 1970 mette in scena il loro spettacolo più coinvolgente dal punto di vista emotivo e fisico; lo scopo è dare al teatro una voce politica che possa arrivare a tutti gli uomini. Uomini di tutto il mondo ed estrazione sociale, la compagnia infatti ama coinvolgere sia nelle prove che negli spettacoli il pubblico, studenti, curiosi, semplici spettatori, artisti o chiunque creda nella rivoluzione attraverso la voce dell’arte.

Lo spirito rivoluzionario di Paradise Now ha inizio con la messa in scena, una liberazione psicologica degli spettatori, la quarta parete che divide pubblico e compagnia, non solo viene abbattuta, ma letteralmente calpestata.
Il pubblico infatti è chiamato ad intervenire come vuole all’interno della rappresentazione, viene esortato a liberarsi dalle costrizioni sociali e partire per questo viaggio teatrale insieme alla compagnia.

8 gradini abbiamo detto, otto rivoluzioni. Si parte dalla rivoluzione delle culture, la rivoluzione delle forze aggregate, la rivoluzione sessuale e per ultima, la rivoluzione permanente.
Ogni gradino è composto da: un rito riservato agli attori, una cerimonia d’apertura fisica e spirituale, una visione dove servendosi dei propri corpi gli attori formano scritte come Paradise o Anarchisme ed infine un’azione, qui il pubblico può diventare protagonista insieme agli attori, un esempio? Lo spettatore poteva tuffarsi dall’alto sulla compagnia che lo sosteneva, come esempio di fiducia gli uni verso gli altri.

Un mondo idilliaco quindi, un Paradiso che ha l’urgenza di essere creato ora. Uno spettacolo aperto all’improvvisazione di artisti e pubblico, altra particolarità di questa compagnia, è che lo spettacolo poteva durare anche fino a 4 ore.
Paradise Now è stato portato sulla scena 80 volte, anche se molto spesso interrotto a metà per interventi delle forze dell’ordine che accusavano lo spettacolo di oltraggio al pudore. In Italia è stato messo in scena a Torino, Roma e al Politecnico di Milano.

Ad oggi, non si hanno più notizie di questo spettacolo e della compagnia, venne girato un film sullo spettacolo con gli attori della compagnia, nel 1969, da qui, nessuna più notizia.

Allego il video del film Paradise Now, buona visione https://youtu.be/8ef51VmIWf8

“Credevamo nell’opportunità di cambiare il mondo, volevamo fare la rivoluzione. Ma non una rivoluzione che fosse possibile in chissà quale futuro, ma in quel preciso momento, ora”.
Judith Malina fondatrice della compagnia Living Theatre

Credist:

fonti: studio da parte dell’autrice, www.teatroecritica.net

foto: www.pinterest.com

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