La Barcellona ultra moderna di Antoni Gaudì

Barcellona è sicuramente tra le città più visitate d’Europa, dal senso turistico, affollata di persone tutto l’anno. È, inoltre, importante centro economico e industriale sia a livello Spagnolo sia europeo. Con quasi 2 milioni di abitanti (ci si riferisce al comune, non all’area metropolitana), è la seconda città della Spagna dopo la capitale Madrid e la prima città Catalana, regione spagnola che rivendica una propria identità e – talvolta – autonomia (basti pensare ai cartelli Barcellona si scritti sia in castigliano sia in catalano).

 

La città ha sempre avuto un ruolo centrale sia politicamente sia economicamente, attraversando momenti di crisi (come quello in cui fu definitivamente assoggettata al controllo madrileno) e momenti di assoluto splendore. Uno di questi coincide con il periodo a cavallo tra XIX e XX secolo, epoca particolarmente florida per tutta l’Europa ma che fece vivere alla città catalana quasi un momento di rinascita (lasso si tempo chiamato, infatti, Renaixenca). Qui, infatti, si concentravano le nuove industrie ispaniche e la più ricca borghesia spagnola, che aveva trovato dimora nel lussuoso Passeig de Gràcia, grande viale sul quale si affacciavano i negozi più prestigiosi e lussuosi. In questo aureo periodo, inoltre, Barcellona conobbe anche un momento di fioritura edilizia, dovuto al ritorno in Spagna di molti “indiani” dalle colonie perdute che portarono innovazione e ricchezze investendo nella cultura architettonica e artistica. Molti, infatti, furono gli architetti che catapultarono la metropoli nel Modernismo, il più famoso dei quali è certamente Antoni Gaudì.

Nato nel 1852 e morto tragicamente investito da un tram nel 1926, Gaudì è senza dubbio uno degli artisti più amati della storia dell’arte, caratterizzato da uno stile fresco e unico che all’epoca si distaccò da qualsiasi altra corrente antecedente e contemporanea a lui, rendendo impossibile classificarlo. Anche il già citato Modernismo non può vantare completamente di includerlo tra i suoi artisti perché, se è vero che l’architetto utilizzò materiali moderni come l’acciaio il ferro e il cristallo, certamente nello stile non poteva essere paragonato ad altri modernisti ben più canonici.

La spiegazione di questo geniale distacco si può trovare conoscendo l’infanzia del prodigioso architetto. Il giovane Antoni, infatti, aveva una salute molto delicata e doveva per questo passare molto tempo sulle montagne di Riudoms (luogo nel quale nacque) a respirare la buona aria di quei luoghi, che per tutta la sua carriera artistica gli fornirono una grande ispirazione. Sostenne sempre che la Natura era la sua più grande maestra. Qui sta la differenza: l’estetica di Gaudì è tutta una rievocazione di scenari, paesaggi, concetti naturali come i boschi, le montagne, il mare. L’armonia del creato (l’artista era molto religioso) aveva bellezza unica che non si poteva trovare da nessun’altra parte.

Osserviamo, per esempio, Casa Batllò, l’eccentrica e sfavillante dimora da oltre 5000 mq che l’architetto creò su commissione dell’omonima famiglia. Realizzata nel primo decennio del Novecento, indicativamente finita nel 1908, la sua facciata fu completamente rifatta e stravolta da Antoni, che la rese “ondulata” giocando molto di contrasto tra pietra e cristallo (visibile nella variopinta decorazione). E i colori, non sono quelli tenui e delicati di un corallo? L’elemento marino la fa, infatti, da padrone in questo lussuoso progetto e si ritrova anche e soprattutto all’interno, realizzato come fosse un fondale marino. Ciò è riconoscibile dalla disposizione delle stanze, dalle loro decorazioni (come non notare questo soffitto così ondulato, che sembra quasi sabbia mossa dall’acqua?) e da elementi particolari, come il corrimano della grande scala a chiocciola che ricorda una spina dorsale di una balena o di un capodoglio.

Più lontana del tempo, appartenente alla fase più austera di Gaudì, che dall’essere un appariscente dandy aveva smesso di curare il proprio aspetto e si era rifugiato a meditare e pensare, la maestosa Sagrada Familia, simbolo della città catalana e sua opera più visitata, e progetto più conosciuto e apprezzato dell’artigiano spagnolo, che subentrò alla guida del progetto nel 1883 (un anno dopo l’inizio dei lavori) e, appunto, vi dedicò gli ultimi anni della sua vita. Qui, Gaudì trae ispirazione dai suoi boschi. L’esterno, infatti, con le sue tre imponenti facciate (Natività, Passione e Gloria, quest’ultima ancora in completamento e abbozzata dall’architetto, consapevole che non l’avrebbe mai realizzata e desideroso di lasciare libertà creativa ai suoi successori) è sviluppato in verticale, rendendo la basilica consacrata nel 2010 tra le più alte del mondo e conferendole un’immagine di altezza ben superiore alla realtà. Tutte le facciate, in stile neogotico e liberty, ricordano gli alberi e a vegliare sulle arcate dei portoni, che per ogni facciata raccontano episodi della vita di Cristo, ci sono grandi foglie pendenti.

 

Ma, se possibile, è all’interno che il progetto lascia lo spettatore letteralmente senza parole (così, almeno, è stato per l’autore quando ci è entrato). Le navate della Chiesa costituiscono un grande bosco artificiale, i cui alberi sono composti dalle colonne per i tronchi (di forme, colori e materiali differenti) e dal soffitto a fogliame intrecciato, appunto, per i rami e le foglie.

 

L’eredità che Gaudì ha lasciato a Barcellona è immensa, ritrovabile nello splendido e immenso Park Guell o in altre dimore commissionategli da ricche famiglie. Un architetto che ha sicuramente rilanciato Barcellona conferendole un aspetto tra i più affascinanti di tutto il mondo.

FONTI:

IMMAGINI: Dell’autore; Pinterest

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