Il silenzio nelle città di Federico Scarchilli

Da Roma a Venezia, dai Paesi Bassi all’India: ogni luogo immortalato da Federico Scarchilli – fotografo, classe 1990 – appare silenzioso e misterioso. La notte è il momento prediletto e, insieme al silenzio e al viaggio, costituisce l’elemento fondamentale della sua Arte. Intenzionato a esporre anche alcune fotografie di Milano, lo abbiamo intervistato per voi.

Federico Scarchilli ritratto da Clelia La Gioia
  • Partiamo subito con una domanda banale. A che età hai scattato la tua prima fotografia con l’intento di trasmettere un messaggio?

Mi sono avvicinato al mondo della fotografia relativamente tardi. Tutto è iniziato quando avevo 19 anni, appena fresco di maturità sono partito per l’Australia con il solo intento di fare più chilometri possibili. Sono finito proprio in quel paese perché avevo il bisogno di allontanarmi il più che potevo da casa e dovevo in qualche modo documentare questa mia prima esperienza, così è nata l’idea di comprare una reflex: volevo fotografare questo mondo lontano e sconosciuto. Poi neanche a farlo apposta ho incontrato un fotografo spagnolo in un piccolo ostello, abbiamo deciso di viaggiare insieme con un van e in quel mese di viaggio lui mi ha insegnato tutto quello che sapeva sulla fotografia, è stato un grande mentore e ancora oggi nutro una profondissima stima nei suoi confronti.

  • Parlando un po’ di te, sappiamo che ti piace viaggiare e che questo influisce tantissimo sulla tua opera. Quanto è importante il concetto di “Viaggio” per il tuo lavoro?

Il viaggio è il centro della mia fotografia, visto che è da lì che nasce. Reputo il viaggiare la migliore università del mondo, è una spinta che può gettare le basi per crescere a livello umano, per scoprirsi, per ritrovarsi; per me è un ancora di salvezza che mi ha aiutato più volte. Nel mio lavoro non cerco di svelare solamente un viaggio fisico, ma anche un viaggio interiore: un percorso introspettivo fatto di riflessione e silenzio che porta a porsi domande, trovare risposte; cercare nuove strade. Il viaggio, materiale o morale che sia, porta inevitabilmente a una maggiore conoscenza di sé e del mondo.

Federico Scarchilli – Roma
  • Notiamo con ammirazione che hai già esposto in numerose occasioni vincendo anche diversi premi: un grande traguardo per un ragazzo di soli 27 anni, no?

Ti ringrazio! Ma si potrebbe fare sempre di più ovviamente. L’arte è un campo un po’ difficile, dove più si è sinceri e più si va avanti, e soprattutto molti ti vorrebbero a loro immagine e somiglianza ma bisogna sempre cercare di rimanere sé stessi e non conformarsi.

  • Sei Romano e Roma appare misteriosa e pacata nei tuoi scatti, che ripropongono i monumenti più conosciuti in una chiave diversa, appunto quasi enigmatica. Che sentimento provi verso la tua città e cosa vorresti che comunicassero maggiormente le tue immagini?

Veramente la mia identità è un po’ più “multipla”: sono nato a Monfalcone in provincia di Gorizia, ma vivo attualmente a Latina e nel passato ho vissuto in tanti paesi come Kiev, Olanda, Inghilterra e tra questi c’è anche Roma. Ho viaggiato tanto e Roma resta una delle città più incredibili di sempre, unica nel suo genere, è una delle mie preferite perché in ogni angolo della città si può annusare la Storia. Mi piacerebbe che le mie immagini comunicassero una pausa di riflessione, un momento di distacco dalla routine, un po’ come lo scopo di un viaggio no? Dove lo spettatore può prendersi del tempo, soffermarsi sull’immobilità delle cose visto che oggi tutto quello che ci passa davanti agli occhi è fugace.

Roma
Roma
  • Scorrendo nel tuo sito web (federicoscarchilli.it) notiamo due esperienze all’estero, una in Olanda e soprattutto una nelle città dell’India del Sud. Sei andato lì per lavoro, per studio o, invece, per cultura personale e magari ispirazione per la tua Arte?

Mi sono ritrovato nel Maggio del 2015 in India del Sud perché ho vinto una residenza d’artista di due mesi. Per chi non lo sapesse la residenza d’artista è un atelier o alloggio che viene offerto da un comitato, privato o pubblico, dove l’artista trascorre un determinato periodo per produrre un lavoro. E’ stato un momento bellissimo perché sono stato ospitato in un piccolissimo villaggio del Kerala, assieme ad una pittrice Giapponese ed una scultrice Americana. E’ stata una grandissima crescita dove ho incontrato gente eccezionale con cui ancora sono in contattato. Mi sento di raccomandare questo tipo di esperienza a ogni artista.

  • Le tue foto indiane rappresentano sempre qualcosa di silenzioso e – passami il termine – “immacolato”, lontane da quei disagi che i media possono riferirci su quella popolazione. Raccontaci un po’ di questi scatti

Mi piace tantissimo scattare foto silenziose, ed è una costante che torna sempre nel mio lavoro. Il silenzio è ovunque attorno a noi, bisogna solamente riscoprirlo. Oggi il mondo gira attraverso i social, che sono sicuramente una delle invenzioni più importanti degli ultimi anni visto che ormai siamo tutti legati da quel filo invisibile che è internet; ma al tempo stesso questo ci porta in un mondo “rumoroso” dove non abbiamo più tempo per fermarci.  Se c’è del silenzio in India, che presto sarà la nazione più popolosa del mondo, può esserci silenzio sicuramente anche nelle nostre vite, e di certo qualche momento di silenzio non può far male.

India del Sud
  • Le foto che ritraggono Venezia sono forse quelle più suggestive, che si discostano un po’ dallo stile delle precedenti e includono tanto del tuo colore preferito: il blu. La città sembra non dormiente, ma morta e abbandonata. Volevi un’immagine diversa dalla caotica città lagunare del carnevale o dei numerosi turisti?

Ci hai preso in pieno! Mi sono ritrovato a passeggiare di notte nel 2014 nelle calle di Venezia, ed erano tutto tranne che romantiche. Venezia è l’archetipo del mio lavoro, è una città dalla doppia faccia, di giorno in un modo di notte il suo opposto, sembra quasi che abbia caratteristiche umane. Io volevo raccontare quell’aspetto meno conosciuto, che emerge solamente nella notte.

Venezia
  • Oltre a Milano, che hai immortalato per la tua collezione Cities e dove terrai una nuova mostra, quali sono i tuoi prossimi progetti? E quale parte del mondo vuoi – citandoti – riscoprire?

L’intenzione ora è di venire a Milano verso Settembre, magari trovare proprio una residenza d’artista e incominciare a lavorare su un progetto che ho ben in mente, che per un certo verso avrà delle novità rispetto a quello che ho sempre fatto, e poi appunto realizzare una mostra. Dopodiché uno dei paesi che più mi attira è il Giappone, leggo tantissimo la  loro letteratura,  penso che per un Occidentale è fondamentale scoprire il mondo Orientale, è un po’ come fondere delle  culture  che sono diametralmente opposte, in questo modo si riescono a trovare anche nuovi stimoli.
Anche se poi, sicuramente, la  parte del mondo che voglio più riscoprire è quella di me stesso, che ancora non so di avere.

FONTI: L’intervista è avvenuta in modo scritto via messaggio tra l’autore e il fotografo.

Tutte le immagini su www.federicoscarchilli.it

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