Intervista ad Abdoulaye: il primo avvocato africano del foro di Milano

Abdoulaye Mbodj è arrivato in Italia nel 1991, all’età di sei anni, la sua è stata la prima famiglia africana a Casalpusterlengo (in provincia di Lodi) e il loro arrivo è stato accolto con curiosità e simpatia.
I vicini di casa lo hanno accompagnato a scuola il primo giorno e la sua maestra, Maddalena Zavagli, ha insistito perché non venisse bocciato ma potesse seguire lo stesso percorso dei suoi coetanei dandogli anche gratuitamente lezioni di italiano tutti i pomeriggi.

Per Abdoulaye è stata una spinta fortissima ed è molto grato alla sua maestra di allora. Più di tutti, però, ringrazia suo papà Alì che lui chiama Eroe. Suo padre infatti è partito da Dakar e ha vissuto da immigrato irregolare vendendo accendini come vu’ cumprà a Milano, fino a che non ha ottenuto il permesso di soggiorno due anni dopo. Sono stati giorni di fatica e di sofferenza per una condizione di clandestinità obbligata che però ha sopportato per poter garantire un futuro migliore alla sua famiglia e permettere ai suoi figli di studiare.

E così è stato: la sorella di Abdoulaye si è laureata in ingegneria civile e il fratello minore è un perito agrario. Abdoulaye, invece, ha da sempre avuto il sogno di diventare avvocato e ha scelto di frequentare l’università Cattolica di Milano. Si è pagato la prima retta lavorando d’estate raccogliendo pomodori e poi ha proseguito grazie alle borse di studio.

Il 14 dicembre del 2012 ha prestato giuramento diventando il primo avvocato africano del foro di Milano.

Abbiamo voluto approfondire la sua storia e siamo riusciti a contattarlo direttamente chiedendogli la sua opinione circa l’accoglienza, la questione migratoria in Italia, consigli sull’integrazione, su come sia riuscito a conciliare le sue radici mussulmane con i valori cattolici e informazioni sul suo impegno sociale:

“Ritengo l’Italia un Paese accogliente che ultimamente però sta vivendo la questione migratoria come un problema. Personalmente ritengo che ai problemi si possano fornire varie soluzioni. Le politiche per l’immigrazione non possono prescindere dal rispetto della legalità contestualmente alle politiche per l’accoglienza. Le persone devono poter avere un’occasione e sta poi a loro valorizzarla o sprecarla. Un approccio molto pragmatico. Nel valorizzare l’occasione data dal Paese è fondamentale il rispetto delle regole e il confronto con la realtà circostante, evitando chiusure o atteggiamenti di aggressività nei confronti delle altre persone. Altro aspetto fondamentale è l’istruzione e il lavoro. Le persone immigrate che studiano o lavorano, si integrano più facilmente.

Ho deciso di frequentare l’Università Cattolica semplicemente perché è l’ateneo che ha sfornato i migliori operatori giuridici italiani (avvocati, magistrati, Giudici della Corte Costituzionale). Non ho avuto alcuna difficoltà e ho sostenuto i quattro esami di teologia, l’esame di diritto canonico ed ecclesiastico, che erano previsti nel mio piano di studi dei cinque anni. Pertanto la mia cultura africana si è coniugata senza problemi con l’ambiente cattolico della mia università, che mi ha fornito un’ottima preparazione che tuttora mi consente di essere un buon avvocato.
Mi ritengo fortunato ed era giusto restituire un po’ della mia fortuna. Pertanto, ho costituito l’associazione A.A.B.A. Onlus per aiutare la popolazione del Senegal, concentrandomi soprattutto sul settore sanitario. Ogni anno oltre a fornire l’Ospedale senegalese dove sono nato, i dispositivi e presidi medici, con la Onlus cerchiamo di dare anche le competenze organizzando da due anni a questa parte, dei training di formazione sanitaria per due infermiere senegalesi presso un ospedale lombardo”.

FONTI:
www.ilgiorno.it;
www.raiplay.it;

IMMAGINE: Immagine di Copertina ProfiloFacebook Abdoulaye Mbodj

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