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DOSSIER: Viaggio all’inferno. Cosa succede ai migranti prima del mare

Per molti italiani ed europei, le migrazioni iniziano con l’arrivo di centinaia di uomini, donne, sempre più spesso bambini non accompagnati, in tutti i porti del sud Italia. Per altri, più consapevoli, nel mare, dove spesso le Capitanerie di Porto sono costretti a salvataggi di fortuna di decine e decine di esseri umani migranti quando “carrette del mare” debordanti e spesso gravemente danneggiate ancor prima di salpare, rischiano di colare a picco tra i flutti.

migranti in mare
Le cose non stanno esattamente così. I cosiddetti viaggi della speranza iniziano molto prima: mesi, se si è fortunati: quasi per tutti, però, si tratta di una odissea lunga anni. I rischi del viaggio non constano infatti solo della paura del viaggio in mare su quelli che un politico incauto e crudele ha chiamato taxi e che sono invece imbarcazioni pensate per affondare, giacché gli scafisti sono pagati alla partenza, e meno persone approdano più i trafficanti di uomini hanno facilità a compiere un numero sempre maggiore di viaggi.
Non solo il mare, si diceva. A dimostrarlo – e raccontarlo – tra i primi è stato il giornalista italiano Fabrizio Gatti, che ha passato tempo tra l’Africa e i centri di accoglienza fingendosi uno tra i migranti. Esperienze che sono state materia per il suo corposo e straziante reportage che ha dato forma a un libro: “Bilal”. Dopo di lui, più di recente, Loretta Napoleoni, giornalista, ha preferito la forma dell’incontro diretto per dare corpo al suo “Trafficanti di uomini”, che tratteggia ciò che quotidianamente succede oltre il mare.

Si inizia spesso con viaggi lunghi mesi attraverso il deserto, a piedi o nascosti dentro – o sotto – camion container che sono piuttosto fornaci in movimento, nei quali sono ammassati più corpi di quanti la fisica permette di contenerne. Se si sopravvive occorre pagare per attraversare numerosi confini, e se si è donne, lo stupro da parte delle guardie è pressoché inevitabile. Questo il motivo per il quale numerose donne approdano incinte alle coste italiane.
Se si sopravvive a questo, si giunge in Libia. Qui, spesso senza soldi, si è costretta a lavorare per mesi, se non anni per racimolare i soldi necessari alla traversata. Se però – come succede alla stragrande maggioranza – non si hanno soldi, si viene scoperti intenzionati a prendere il mare, o uno dei tentativi fallisce e si è costretti a tornare in Libia – anche grazie a protocolli di intesa firmati con lo Stato italiano – si viene arrestati. E ciò significa conoscere le prigioni libiche. Si tratta, spiegano i libri e i racconti dei sopravvissuti, di veri e propri campi di concentramento. Si tratta di stanze 6×6 nelle quali stanno rinchiuse anche 25o persone, nutrite una volta al giorno, con qualcosa assimilabile a pane e un’acqua putrida dove galleggiano insetti che sono spesso la sola fonte proteica che queste persone hanno a disposizione. I dettagli si possono ritrovare nel brano “io, vittima del Cpt”, dei Radiodervish, letto da Giuseppe Battiston
Ma non è tutto. Se n’è accorta anche la legge italiana: è di questi giorni la notizia dell’arresto. da parte della DDA di Palermo, di M. T., somalo, 23 anni. Arrestato per torture e omicidi di un numero incalcolabile di migranti.

migranti torture
Il giovane aguzzino minacciava anche i bambini, perché non raccontassero: qualcuno, però, “lo ha fatto: Al mio arrivo Mohamed il somalo era già nella struttura”, ha raccontato uno dei migranti, “lui picchiava e si divertiva ad umiliarci e a farci pesare la sua supremazia. Mi ricordo che una volta lo stesso libico, a cui la struttura appartiene, lo ha ripreso perché ci picchiava così forte da ridurci in fin di vita“. Solo se si riesce a scappare, o qualcuno da casa manda abbastanza soldi, si può tentare il mare.
Solo i più forti possono sopravvivere a tanto: ci si può stupire ancora se si ha l’impressione che dalle bagnarole che traversano il Mediterraneo sbarchino in maggioranza giovani uomini? Sono i migliori: sono coloro che sono riusciti a non morire.

Fonti: “Bilal”, Fabrizio Gatti (BUR), “Trafficanti di uomini” Loretta Napoleoni, (Rizzoli), Io vittima del Cpt, Interviste migranti, Arresto M.T.

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