L’eccentrico Royal Pavilion

Non fatevi trarre in inganno dall’immagine posta in copertina, perché nonostante le somiglianze con i più famosi palazzi orientali, il Royal Pavilion non si trova né in India né in Cina. E’ infatti l’edificio più famoso e conosciuto di una piccola cittadina… inglese! Stiamo infatti parlando di Brighton, a circa 80km di distanza dalla capitale Londra.

 

In effetti il fatto che un edificio così straordinario come questo si trovi nel Regno Unito – e, in particolare, in Inghilterra – non ci stupisce più di tanto. Nel 1785 – anno in cui iniziò la sua realizzazione, anche se in stile più classico. – tale Nazione era a capo del più vasto Impero coloniale della storia, quello Britannico e, in particolare, le maggiori ricchezze e risorse venivano proprio dall’India, terra i cui abitanti erano schiavizzati e maltrattati dai conquistatori ma la cui cultura aveva molto affascinato gli strati più abbienti della popolazione inglese, compresa la nobiltà e la monarchia. E, infatti, il Royal Pavilion fu realizzato per il principe di Galles, poi divenuto Monarca sotto il nome di Giorgio IV.

 

Questo Re fu tra i più buffi ed eccentrici regnanti della storia inglese. Liberale, colto, amante delle arti e della musica, tornato dai suoi viaggi fu lui a commissionare a John Nash questo particolare progetto architettonico, modificando l’iniziale struttura neoclassica della Villa, che sarebbe poi stata terminata definitivamente nel 1820. La sua estetica è eccezionale: esternamente, si notano le somiglianze con i più prestigiosi palazzi indiani, non ultimo il Mausoleo del Taj Mahal. Non mancano cupole, cupolette, minareti e un grande giardino con fontane e laghetti. Ma è all’interno che si nasconde il suo lato più sontuoso.

Se, quindi, esternamente abbiamo una riproduzione occidentalizzata secondo un tipico gusto britannico di un palazzo indiano, per quanto riguarda la disposizione e le decorazioni delle sale interne, l’eccentrico Giorgio IV scelse decorazioni e allestimenti cinesi, altra Nazione su cui il Regno Unito deteneva un certo controllo (basti pensare all’isola di Hong Kong, solo recentemente restituita alla Cina). La stanza più sontuosa e decorata è indubbiamente la Sala da Pranzo: completamente ricoperta d’oro e pietre preziose, e sulle pareti non mancano dipinti e ritratti scene quotidiane e cultura cinesi. Anche la scelta dei colori – generalmente rosso rubino, rosa pastello e verde smeraldo molto accesi e luminosi, che rendo l’interno molto luminoso e variopinto – si allinea alla cultura cinese, almeno a come era percepita dagli europei di fine Settecento e inizio Ottocento. Un’Europa ancora nel pieno del suo dominio sul mondo, con il Regno Unito come prima potenza sia sul piano continentale che su quello mondiale. Non mancavano sale da ballo e, soprattutto, la sfavillante stanza della musica, costruita ad hoc per il bizzarro monarca, affascinato e attento studioso della musica, il quale non mancava di invitare a suonare per lui in questa sala i più famosi musicisti sia inglesi sia europei. Inoltre, la sontuosa Villa poteva vantare una cucina tra le più moderne dell’epoca, perché costituita di riscaldamento a vapore, costante rifornimento di acqua pompata e un sistema di illuminazione altissima derivante da ben dodici finestre posizionate sulla parte alta della parete. Non per niente, infatti, veniva chiamata Great Kitchen!

Il Royal Pavilion piacque molto anche al monarca successivo, Guglielmo IV, ma non – com’è logico aspettarsi – alla regina Vittoria, che tornò scontenta e quasi scioccata dal suo viaggio nella particolare cittadina dell’East-Sussex definendo il palazzo “un posto un po’ strano, cinese, sia all’esterno che all’interno“. Fu infatti dalla salita al trono di questa Regina che il palazzo cadde in disuso. Durante le guerre fu usato come ospedale per accogliere i feriti e coloro che erano rimasti senza dimora. Solo negli anni 60, grazie all’amministrazione comunale di Brighton, il Pavilion fu ben ristrutturato e aperto al pubblico.

FONTI:
Informagiovani-Italia.com
Visitbritain.com

IMMAGINI: Pinterest

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