Bambini dimenticati in auto, cosa sta succedendo?

Nelle scorse settimane la cronaca italiana ha registrato il caso della morte della piccola Tamara, lasciata in auto dalla madre ad Arezzo. La notizia, come spesso accade, ha diviso l’opinione pubblica e subito dai social numerosi utenti si sono scagliati accusando la madre delle peggiori nefandezze.

Rintracciare le ragioni che hanno spinto ad un simile gesto è compito che spetta alle pubbliche forze dell’ordine che sono già a lavoro sul caso. Gli utenti, così come i giornalisti, devono invece riflettere su quanto accaduto senza essere tentati a formulare possibili ipotesi o, peggio, capi d’accusa nei confronti di chi, per chi ci creda o meno, ha perso quanto di più bello avesse nella vita.

Il caso di Arezzo, così come è stato designato dai giornali, deve indurre ad una riflessione più profonda. Quello che provoca rabbia e dolore è proprio sapere che un gesto così ingiustificato arrivi proprio da una madre: una tragedia crudele e contro natura. Ma occorre fermarsi un momento e ricordare che a situazioni diverse corrispondono pesi diversi.

Il caso di Arezzo non è l’unico, anche se il più recente, e in Europa, prima ancora che in Italia, non esiste una casistica vera e propria sulle morti infantili, come è stato segnalato dall’ISTAT. Ma con un’ attenta ricerca è possibile tracciare un elenco di casi analoghi che va dal 1998 al 2017. Quel che stupisce, senza entrare troppo nello specifico, è che a parte i rari casi di persone che lasciano volontariamente i figli in auto, perlopiù affetti da manie da gioco, tutti gli altri genitori sono sani di mente e amorevoli. Insomma, nessuno di questi era affetto da strane patologie (anche perché altrimenti non si spiegherebbe il mancato intervento dei servizi sociali a tutela dei bambini) e, stando all’opinione degli psicologi, sono situazioni che, pur nella loro drammaticità, possono accadere potenzialmente a chiunque.

Ponendo la questione in questi termini, la riflessione deve per forza di cose mettere in luce quelle che possono essere le dinamiche che influiscono su un simile gesto, il più delle volte involontario, senza che il genitore ne abbia piena coscienza e consapevolezza.

La situazione drammatica spesso è il risultato di una combinazione di diversi fattori che incidono profondamente sull’individuo. La maggior parte delle volte si può parlare di fatale distrazione causata da stanchezza, mancanza di sonno, stress da lavoro, sbalzi d’umore o anche piccole variazioni nella routine quotidiana. Come fare per prevenire questa situazione?

Il problema purtroppo risiede molto sullo stile di vita condotto da alcune famiglie, troppo caotico e movimentato per stare al passo con tutto e con tutti. E spesso accade proprio di dimenticarsi del figlio all’interno della propria auto, magari convinti di averlo già portato all’asilo o dai nonni. E, invece, qualcosa va storto e il nostro cervello entra in tilt. Si finisce per dimenticare momenti o intere ore di una giornata. Nessuno vuole qui tentare una difesa di chi abbandona i figli in auto, ma fare le dovute distinzioni, caso per caso, è doveroso.

Sulla questione comunque già da qualche tempo l’opinione pubblica e molti genitori si stanno interrogando e i progressi tecnologici in diversi campi del settore hanno già prodotto dei risultati. Basti pensare che a Torino è stato creato “Kiddy safe”, il prodotto che avvisa i genitori in caso dimentichino i figli in auto. Si tratta di tre elementi da installare in auto: due componenti da installare sul seggiolino e uno da inserire nell’accendi sigari e poi, un’app da scaricare sul cellulare che avvisa i genitori se ci si allontana dal bambino in macchina. Un’idea geniale che vuole porsi come aiuto, e non surrogato, al genitore. Sulla scia di “Kiddy Safe” sono già in commercio numerosi altri prodotti, come l’app di “Waze” che è stata arricchita di una funzione di “Promemoria bimbo in auto”; o “Infant Reminder”, la prima app per aiutare i genitori e molte altre ancora.

Il problema rimane, ma si tenta almeno di aprire qualche strada per scongiurare e prevenire il pericolo di abbandoni volontari e involontari di bimbi in auto.

 

Credits immagini:http://www.lautomobile.aci.it e https://www.repstatic.it

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