Presa della Bastiglia: trionfo degli oppressi o propaganda populista?

Cos’è il populismo? Cosa significa questa parola, che viene associata funzionalmente alle idee altrui per sminuirle? Secondo la definizione accademica è un atteggiamento ideologico che esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi. Allora quale atto è più populista di una rivoluzione? Un movimento popolare coadiuvato da una ristretta cerchia di persone che usano i problemi e le sofferenze delle persone per rovesciare un regime vigente.

Ciò non significa che tutte le rivoluzioni siano totalmente dannose, ma certo è che il fine non può giustificare i mezzi, specialmente quando questi ultimi provocano migliaia di morti.
Tuttavia il pensiero occidentale è figlio di una rivoluzione, quella francese, la quale anche se ultimamente sta venendo riconsiderata sotto una luce diversa, è da sempre narrata come un trionfo di libertà e giustizia.

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Per analizzare tutte le conseguenze positive e negative di questo evento epocale bisognerebbe scrivere tanto da riempire uno scaffale di libreria. Ma in questo caso ci si può limitare all’impresa che più di ogni altra simboleggia la rivoluzione: la presa della Bastiglia. Gli storici del tempo furono abili a narrarla, definendola quasi epica, ma il grosso del lavoro venne fatto da coloro che illustrarono l’episodio: fumo, esplosioni ed insorti impegnati in una battaglia cruenta. Il trionfo del bene sul male.

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La realtà fu ben diversa. La fortezza della Bastiglia non era assolutamente una prigione che poteva essere elevata a simbolo di oppressione, anzi. Era praticamente in disuso e, aveva perso da molti anni la sua utilità. Fu costruita nel XIV secolo e fu assediata con relativa facilità sette volte. Durante l’ultimo periodo era servita a detenere i prigionieri “speciali”, che dovevano sparire con discrezione per evitare imbarazzo al clero o alla famiglia reale. Probabilmente fu questo il motivo di tanto livore.

A difenderla vi erano 30 guardie svizzere e 80 veterani della compagnia degli invalidi. Non esattamente avversari temibili dal momento che avevano disabilità fisiche.
Il 14 luglio 1789, quando il popolo liberatore la espugnò, i prigionieri presenti all’interno erano solo sette e nessuno di questi era un prigioniero politico. Coloro a cui fu regalata la libertà furono: 4 falsari, uno psicopatico, il complice di Damien ( che tentò di uccidere Luigi V) e addirittura un nobile, per la precisione il conte di Solages, accusato di incesto! Così dopo che i prigionieri furono liberati e portati in trionfo come degli oppressi ai quali erano stati restituiti i diritti fondamentali, la commissione rivoluzionaria che successivamente li interrogò decise di spedire i 4 falsari in un’altra prigione insieme al complice del regicida Damien, mandare il pazzo in manicomio, ed affidare l’incestuoso al padre.
Un’azione strategicamente inutile elevata a conquista.

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Alla luce di questa lettura più realistica e meno romanzata, non viene da inorridire ripensando a Macron che in occasione del 14 luglio ha scelto una canzone dei Daft Punk per onorare l’evento.

 

Fonti:

www.raistoria.rai.it

www.storico.org

Images: copertina

 

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