Fino all’osso, per ritrovarsi

Netflix, dopo le serie tv che ci incollano allo schermo e riescono a creare vere e proprie dipendenze, sforna film del calibro di “Fino all’osso”. Il nome della regista e sceneggiatrice non è nuovo, Martin Noxon è la creatrice di Buffy l’ammazzavampiri e di altre puntate di serie famose come Glee.

Il suo primo lungometraggio, si occupa dei disturbi alimentari di alcuni ragazzi, in particolar modo dell’anoressia che perseguita la ventenne Ellen. Ossessionata dalle calorie, tanto da sembrare un robot in alcune sequenze, con gli altri ragazzi presi in cura da un eccentrico terapista interpretato da Keanu Reeves, la nostra protagonista esaminerà le sue problematiche famigliari, la sua disavventura con Tumbler e si butterà nella sua arte. Reduce da fallimenti, quello dei suoi genitori ed il suo di comunicare con i suoi disegni, Ellen si troverà nella situazione di dover cambiare o morire. Nessuno crede più in lei, nessuno riesce più a sperare che lei possa cambiare e non desiderare più di morire. Un tema così forte e così sentito come di questi tempi viene qui affrontato con molto tatto, lasciando sempre spazio alla speranza e non stigmatizzando, ma riesce anche a scavare nei pensieri di quegli adolescenti che tanto di odiano. Chi mangia compulsivamente per riempire delle mancanze, che non riesce proprio a perdonarsi di aver mangiato una merendina. I ragazzi si spalleggeranno e si faranno coraggio a vicenda, perchè chi meglio di loro può comprendere la loro situazione?

Un viaggio nel mondo del conteggio compulsivo delle calorie, dell’attività fisica ossessiva, di pensieri autolesionisti e di lacrime, cioè quello che è il demone dell’anoressia. Un percorso con risvolti interessanti, anche inaspettati, che riesce a parlare di un problema tanto grande ed orribile quanto frequente. Cercare di capire, comprendere ed ascoltare sé stessi e gli altri si rivelerà l’unica cura possibile per tornare ad avere un buon motivo per vivere.

 

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