Teodolinda, la regina longobarda tra Arte e potere

Si dice spesso che dietro a un grande uomo c’è una grande donna, ma la storia ci fornisce spesso testimonianze di grandi donne che hanno governato senza l’aiuto di alcun uomo. Si pensi all’imperatrice Irene, il cui governo sull’Impero Bizantino destò scalpore a Roma; o a Elisabetta I d’Inghilterra, detta vergine per non essersi mai sposata ad alcuno e grazie alla quale lo Stato britannico comincia il suo periodo di egemonia mondiale, spodestando l’Impero spagnolo.

Interno del Duomo di Monza

In Italia, la storia ci porta l’esempio della regina dei longobardi: Teodolinda. La sovrana, non diretta longobarda ma di origine germanica, portò grande lustro e gloria alla popolazione germanica ed è un grande esempio di come una donna abbia elevato il livello sociale di due uomini (i suoi due mariti, i sovrani Autari e Agilulfo), e non viceversa. Quando spostò la capitale del regno da Pavia a Milano, scelse Monza come sua residenza estiva, edificandovi un palazzo e, al suo fianco, nel 595 d.C., facendovi erigere una basilica dedicata a San Giovanni Battista.

Duomo di Monza

La leggenda vuole che fu una colomba ad indicare alla principessa bavara il luogo della costruzione del tempio. Teodolinda stava cercando un sito dove poter erigere la Chiesa e, lungo la strada, si sedette all’ombra di un albero. Stando al mito, l’animale suggerì alla Regina di far erigere il tempio “Modo“, “qui”, e ad essa – che rispose etiam, “d’accordo” – venne in mente il nome di Modetia, l’antico appellativo della città brianzola. Al di là delle leggende che, come al solito, accompagnano la nascita di edifici religiosi voluti da sovrani particolarmente apprezzati al punto da essere santificati o di rivolgersi a loro come santi, Monza fin dal medioevo ricopre un ruolo di assoluta importanza e strategia nel nord Italia, in quanto principale centro di collegamentro tra Milano e il continente europeo. L’essere poi stata scelta come residenza estiva della sovrana longobarda ha certo giovato al suo stato di città regia, che ha conservato fino al Regno d’Italia e che certamente aleggia ancora oggi.

1.4.4.4.

Osserva tu che passi, come i volti appaiono
e quasi respirino, e come i gesti corrispondano in tutto alle parole
Questa cappella è stata decorata dagli Zavattari
Ad eccezione dei dipinti della convessa volta in alto

Cappella di Teodolinda
La Regina Teodolinda

Del monumento religioso voluto da Teodolinda oggi rimane la sua cappella. La Basilica fu infatti ricostruita da capo nel Rinascimento, quando i Visconti e poi gli Sforza divennero signori del milanese (e quindi anche di Monza) e fecero edificare il Duomo di Monza, caratterizzato da un’imponente e meravigliosa facciata gotica che possiamo ammirare ancora oggi. L’interno della Cattedrale fu poi riaffrescato completamente all’inizio del Settecento con stile barocco. Ma fu risparmiata la cappella di Teodolinda e le sue decorazioni rinascimentali furono restaurate. Gli affreschi sono divisi in 5 registri a lettura orizzontale che raccontano la storia della costruzione della basilica su volere della regina longobarda attraverso le più importanti fasi della sua vita, dai matrimoni all’incoronazione fino alla posatura delle prime pietre dell’edificio e alla sua morte. Come sempre succede nell’arte medievale e rinascimentale, i registri più alti hanno un valore più astratto e raccontano vicende più simboliche, mentre nell’ultimo – più vicino e quindi più facile da leggere – sono raccontate le vicende chiave. Al centro della cappella vi è poi un altare dietro il quale vi è il sarcofago contenente la salma della regina.

Corona Ferrea

Dentro l’altare settecentesco è conservato l’elemento più famoso del cosiddetto Tesoro di Teodolinda: la Corona Ferrea o diadema di Costantino. Questo prezioso oggetto, usato nei secoli per incoronare i vari sovrani che si succedevano al trono d’Italia o del regno lombardo (fra gli altri: Carlo V di Spagna, Napoleone e Ferdinando I d’Asburgo), è particolarmente noto e sacro perché si considera portatore di uno dei chiodi usati per la crocifissione di Gesù Cristo. Quando l’osservatore guarda la corona non deve cercare un chiodo piccolo né un oggetto con quella forma: il ferro (ecco il perché del nome, nonostante il gioiello sia realizzato in oro e altri metalli preziosi) è stato riutilizzato ad anello e circonda la corona dall’interno. Il resto del tesoro si può osservare nel Museo del Duomo di Monza, che conserva oggetti, statue e dipinti che hanno accompagnato nel tempo il maggiore edificio religioso del capoluogo brianzolo.

FONTI: visita dell’autore; Fondazione Gaiani

FOTO: Dell’autore

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