Vertical Farm, l’agricoltura punta in alto

Come ci immaginiamo l’agricoltura del futuro? Dickson Despommier, ecologo presso la Columbia University, la pensa in verticale. Con una popolazione mondiale destinata a toccare i 9 miliardi di individui nel 2050, dei quali il 70 % vivrà nelle città, diventa naturale pensare a come aumentare la produzione di cibo nelle aree urbane. Ma come fare, in un ambiente dove lo spazio è ridotto, ed è alta la competizione per esso?

In una vertical farm la coltivazione delle piante avviene su una struttura costituita da vari livelli sovrapposti, come i piani di un condominio. Ne esistono di svariate caratteristiche e dimensioni, in base al tipo di progetto, e si possono sviluppare in altezza a piacimento, integrandosi all’interno degli edifici già esistenti nelle città, o alloggiando in strutture appositamente realizzate.

Fonte: Wikimedia Commons

Le vertical farm portano le colture fuori dal terreno, in un contesto artificiale controllato interamente dall’uomo. Vi si utilizzano necessariamente varie tecniche di agricoltura idroponica, ovvero “senza suolo”, in cui le radici si ancorano a un substrato artificiale, ed acqua ed elementi fondamentali sono forniti insieme in una soluzione nutritiva, tramite un impianto di fertirrigazione. Anche la luce necessaria allo svolgimento della fotosintesi può essere fornita artificialmente, grazie all’utilizzo di apposite lampade, con un significativo aumento dell’efficienza del metabolismo della pianta.

Non è ancora tempo di abbandonare i sistemi colturali tradizionali, tuttavia il vertical farming, in quanto soluzione di agricoltura urbana, presenta alcuni vantaggi. Nel suo libro The Vertical Farm Despommier li sintetizza in alcuni punti.

Le vertical farm sono realizzate prettamente in ambienti chiusi e sotto il controllo umano, è quindi possibile coltivare e produrre per tutto l’anno. Coltivare in ambiente controllato annulla anche il rischio che condizioni meteorologiche avverse compromettano la produzione.

In queste strutture risultano minimi il percolamento e la lisciviazione degli elementi chimici nelle acque, dal momento che negli impianti di fertirrigazione la soluzione nutritiva ricircola finché tali sostanze non vengono assorbite dalle radici con la massima efficienza possibile. Produrre in ambiente controllato riduce anche al minimo la distribuzione di pesticidi, erbicidi e altri agenti chimici, oltre a permettere un notevole risparmio idrico.

L’agricoltura urbana sfrutta al meglio la scarsa superficie disponibile, o meno, nelle città. In questo modo si allevia la pressione antropica nelle zone rurali, già devastate dalla piaga del consumo di suolo. Il trasferimento di alcune produzioni nelle aree urbane potrebbe restituire terreno agricolo alla natura, con notevole beneficio per la biodiversità.

Produrre alimenti in città, inoltre, può ridurre il consumo di combustibili per il trasporto delle derrate, e la corrispondente emissione di anidride carbonica in atmosfera.

I vantaggi del vertical farming diventano davvero rilevanti, qualora queste si inseriscano in una logica di economia circolare, con una pianificazione accurata della gestione di materia ed energia nel sistema urbano, così che ogni risorsa venga utilizzata in maniera sostenibile, tutto venga riciclato, e nulla sprecato.

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