Le navi dei migranti: ieri come oggi

Il fenomeno migratorio è sempre più attuale, le immagini che ogni giorno vediamo in televisione o sui social network ci mostrano centinaia di persone che sbarcano sulle nostre coste alla ricerca di un futuro migliore.

La forza di queste immagini, delle parole e degli sguardi di questi esseri umani può fornire un’importante occasione di riflessione sul tema delle migrazioni.

Questo fenomeno è sempre esistito, e ha coinvolto con modalità e tempi differenti quasi tutte le parti del mondo. L’Italia ha storicamente vissuto tutte e due le facce di questa medaglia, oggi accogliendo, ieri salutando chi partiva per trovare nuove prospettive di vita.

Una delle fotografie più diffuse dell’immaginario degli italiani è quella del bastimento. La grande nave, carica di sogni e speranze che trasportava “nelle Americhe” migliaia di persone che abbandonavano il proprio paese alla ricerca di un futuro migliore.

C’è però un’altra nave che dall’8 agosto del 1991 fa parte (o dovrebbe farlo) dell’immaginario italiano.

Questa nave è il mercantile Vlora. Costruita ad Ancona e varata il 4 maggio 1960 con il nome di Ilice venne acquistata nel 1961 da una compagnia albanese: la Societè actionnaire sino-albanaise de la navigation maritime con sede a Durazzo.

Ed è proprio dalle coste albanesi che questa nave giunse, la mattina di quell’otto agosto al porto di Bari. Quel mercantile era pieno come sempre, ma c’era una differenza fondamentale rispetto agli altri viaggi: non trasportava merci trasportava persone, circa 20000 che si erano letteralmente lanciate su quella nave per fuggire da un’Albania in crisi per il crollo del regime comunista e cercare un’opportunità di rinascita in Italia.

Originariamente diretta al porto di Brindisi, la nave venne dirottata a Bari dalle autorità italiane per avere il tempo di organizzare al meglio le operazioni di soccorso. Il Vlora venne fatto attraccare al molo Carboni, il più lontano dalla città. Purtroppo le sette ore di navigazione necessarie per raggiungere la città di Bari dal porto di Brindisi non erano state sufficienti alle autorità e alle forze dell’ordine per organizzarsi creando quindi dei rilevanti problemi nelle operazioni di soccorso e nella gestione dell’ordine pubblico.

La nave era colma all’inverosimile, nessuno era pronto a gestire una tale marea di persone e i primi problemi si verificarono già nei momenti dello sbarco, quando molte persone si lanciarono in mare per raggiungere più velocemente la banchina.

La maggior parte dei profughi venne sistemata allo stadio della Vittoria, la situazione divenne ben presto ingestibile. A causa delle alte temperature, del sovraffollamento, della mancanza di cibo, si scatenò presto una sorta di guerriglia in cui molti, sia tra la polizia che tra i migranti, rimasero feriti. La decisione presa in quei giorni difficili dal governo fu quella di rimpatriare i disperati della Vlora.

Da quei giorni sono passati più di vent’anni, ma è importante ricordare il modo in cui è cambiato il sistema di accoglienza.

Images:

copertina

Fonti: www.ilmessaggero.it

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