Il fantastico? Ecco perché non è un genere inferiore

Gli amanti del fantastico saranno ormai abituati a vedere intellettuali storcere il naso di fronte a questo tipo di narrativa, additata come infantile e inferiore rispetto ad altri generi letterari. Ebbene, nonostante la presenza di maghi, cavalieri e draghi le cose non sono così semplici e non si dovrebbe mai scadere in un giudizio affrettato e stereotipato.

Italo Calvino si occupò a lungo del fantastico – genere da lui molto apprezzato – individuando due sottogeneri: il fantastico visionario che comprende il fantasy, la fantascienza e l’horror ed è popolato da elementi sovrannaturali e il fantastico quotidiano dove è la mente umana a trasformarsi nel teatro delle fantasie – come nel suo Marcovaldo. Più che un genere quindi, il fantastico potrebbe essere definito un macrogenere letterario. In qualunque forma si manifesti esso si rivela essere una chiave di accesso ad un mondo altro, permettendo di osservare la realtà da un punto di vista privilegiato attraverso piani di lettura e linguaggi diversificati.

Italo Calvino

È vero, probabilmente la qualità media delle opere appartenenti al fantastico è inferiore rispetto a quella di altri generi, ma ciò non dipende dal genere in sé come molti credono. Scrivere un libro fantastico è estremamente difficile: bisogna creare un mondo del tutto nuovo, popolarlo di razze e magari inventare per ciascuna di esse nuovi linguaggi – in questo Tolkien fu un maestro insuperabile -,  dar vita a realtà alternative, a universi in cui tutto può succedere e, naturalmente, a personaggi – siano essi maghi e cavalieri nel fantasy, mostri nell’horror o semplicemente uomini nel fantastico quotidiano. La difficoltà sta nel padroneggiare un universo vasto e, al contempo, rendere situazioni non ordinarie e inverosimili assolutamente credibili. In presenza di una buona narrazione, il lettore mette in pratica la cosiddetta sospensione dell’incredulità, accettando il patto narrativo stipulato con l’autore ed entrando in un mondo governato da leggi che sembrano ad un tratto assolutamente normali. Quando, invece, le fila del racconto non reggono o l’autore cade in banalizzazioni legate al genere, ecco che vengono prodotti romanzi scadenti additati come “libri per bambini”.

Bisogna prendere in considerazione il concetto di complessità funzionale: un romanzo non può essere considerato inferiore solo perché appartenente al genere fantastico, ma deve essere analizzato tenendo conto delle sue caratteristiche costitutive. Se esso avrà una trama arguta, una gran quantità di personaggi credibili gestiti simultaneamente e complessi rapporti spaziali, temporali e relazionali, allora sarà un ottimo romanzo, al pari di altri ottimi romanzi appartenenti a generi differenti. Quindi, Delitto e castigo di Dostoevskij è un romanzo superiore a Le cronache del mondo emerso di Licia Troisi  solo in virtù della complessità funzionale dei suoi elementi costitutivi e non per il diverso genere .

“Il fantastico, come le altre materie preziose, deve essere estratto dalle viscere della terra, dal reale” scriveva Louis Pauwels ne Il mattino dei maghi – Introduzione al realismo fantastico. Niente di più vero. Il fantastico proviene dalla realtà, o meglio da una sua visione laterale, e fonda le sue radici nella storia dell’umanità. Nonostante molti siano ancora restii ad accettare qualsiasi cosa che si discosti dalla normalità, è bene ricordare che il fantastico appartiene da sempre a tutte le culture – e alle loro letterature – con singolari somiglianze. Miti, antiche leggende popolari, poemi epici e, più tardi, romanzi cavallereschi  presentano elementi che potrebbero essere definiti precursori del fantastico: avventure, peripezie, cavalieri e una buona dose di magia lo rendono palese.

Il fantastico, quindi, è un genere che presenta molte sfaccettature sottraendosi alla critica di coloro che lo considerano piatto, infantile e trascurabile. È, per molti, un mezzo per evadere dalla quotidianità, per liberare l’immaginazione e vivere avventure incredibili. Chiuso il libro si torna alla quotidianità, ma la magia e la speranza che le storie fantastiche ci lasciano in eredità resteranno per sempre.

 

Fonti

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