Tondelli: Camere Separate e letteratura inclusiva

Pier Vittorio Tondelli è uno scrittore italiano che attraversa la contemporaneità silenzioso. È proprio alla contemporaneità, tuttavia, che appartiene. Nasce nel 1955 e muore nel 1991 ed è una figura chiave del panorama letterario italiano degli anni ’80. Il suo primo romanzo, Altri Libertini, è edito da Feltrinelli nel 1980. È una raccolta di sei racconti tra loro sottilmente interconnessi in una rete di rimandi, citazioni, rinvii stilistici e tematiche affini. Protagonista è l’Emilia-Romagna, la sua terra; protagonisti sono giovani, studenti fuori sede, omosessuali, transessuali, tossicodipendenti; protagoniste sono tutte quelle storie che la società non reputa degne di essere raccontate, a cui nessuno scrittore decide di dar voce. Tondelli lo fa. Non esita ad aprire lo sguardo su un mondo che esiste, che pullula di presenze e che non merita di essere ignorato. Il prestare orecchio agli inascoltati caratterizza tutto il decennio di produzione artistica dell’autore.

Il suo ultimo lavoro è Camere Separate che esce nel 1989, sul limitare degli anni ’80 ed è libro lontano dai precedenti, con uno stile diverso, a tratti lirico ed elegiaco. La tematica, però, rimane affine. Al centro del romanzo vi è la storia di un ragazzo, di un uomo, Leo, giornalista, omosessuale, impegnato in continui viaggi che attraversano l’Europa e la travalicano anche. Di nuovo Tondelli porta nella letteratura gli emarginati, gli incompresi, i non soggetti. Lo fa con delicatezza, con spontaneità. La sua opera non ha bisogno di spiegazioni, non cerca di indagare il mondo omosessuale come fenomeno nuovo, inatteso, scomodo. Parla dell’amore tra due uomini senza dover introdurre il lettore ad un mondo diverso. Per questo Herman o Thomas, le figure maschili che plasmano la vita del protagonista, avrebbero potuto avere tranquillamente nome di donna e la narrazione non sarebbe dovuta mutare di una virgola. Camere Separate non è una semplice storia d’amore, ma è la storia di una vita, è una biografia dell’anima. È un viaggio catartico basato su uno dei binomi centrali dell’ars scrivendi: amore e morte.

 

 

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